Il Regno di Dio è il regno delle Beatitudini
di Michele Brambilla
Come dice Papa Francesco all’Angelus del 1 novembre, «oggi celebriamo Tutti i Santi e nella Liturgia risuona il messaggio “programmatico” di Gesù cioè le Beatitudini (cfr Mt 5,1-12a)». La «politica del Padre nostro», come amava definirla san Giovanni Bosco (Francesco applaude la salesiana Corsa dei Santi, che parte proprio da S. Pietro), ha quindi un nome ben preciso. Parlando delle Beatitudini, il Papa spiega che «esse ci mostrano la strada che conduce al Regno di Dio e alla felicità: la strada dell’umiltà, della compassione, della mitezza, della giustizia e della pace. Essere santi è camminare su questa strada. Soffermiamoci ora su due aspetti di questo stile di vita. Due aspetti che sono proprio di questo stile di vita di santità: la gioia e la profezia».
Quanto alla gioia, «Gesù comincia con la parola “Beati” (Mt 5,3). È l’annuncio principale, quello di una felicità inaudita. La beatitudine, la santità non è un programma di vita fatto solo di sforzi e rinunce, ma è anzitutto la gioiosa scoperta di essere figli amati da Dio. E questo ti riempie di gioia». Sottolinea che «non è una conquista umana, è un dono che riceviamo: siamo santi perché Dio, che è il Santo, viene ad abitare la nostra vita» con la grazia del suo Spirito. «La gioia del cristiano, allora, non è l’emozione di un istante», ammonisce il Santo Padre, «o un semplice ottimismo umano, ma la certezza di poter affrontare ogni situazione sotto lo sguardo amoroso di Dio, con il coraggio e la forza che provengono da Lui. I Santi, anche tra molte tribolazioni, hanno vissuto questa gioia e l’hanno testimoniata. Senza gioia, la fede diventa un esercizio rigoroso e opprimente, e rischia di ammalarsi di tristezza».
Il secondo aspetto analizzato è la profezia, che è proclamare senza paura la Verità di Dio: «le Beatitudini sono rivolte ai poveri, agli afflitti, agli affamati di giustizia. È un messaggio contro-corrente. Il mondo infatti dice che per avere la felicità devi essere ricco, potente, sempre giovane e forte, godere di fama e di successo. Gesù rovescia questi criteri e fa un annuncio profetico – e questa è la dimensione profetica della santità –: la vera pienezza di vita si raggiunge seguendo Gesù, praticando la sua Parola. E questo significa un’altra povertà, cioè essere poveri dentro, svuotarsi di sé stessi per fare spazio a Dio». Per l’orgogliosissimo uomo post-moderno, che vede le colpe solo negli altri, “svuotarsi” per riempirsi del Signore è forse il passo più difficile: «chi si crede ricco, vincente e sicuro, fonda tutto su di sé e si chiude a Dio e ai fratelli, mentre chi sa di essere povero e di non bastare a sé stesso rimane aperto a Dio e al prossimo. E trova la gioia» vera, la vita eterna.
«Le Beatitudini, allora, sono la profezia di un’umanità nuova, di un modo nuovo di vivere», nuovo perché basato sull’unica, autentica novità della vicenda umana: la Pasqua di Gesù, che invita a «farsi piccoli e affidarsi a Dio, invece di emergere sugli altri; essere miti, invece che cercare di imporsi; praticare la misericordia, anziché pensare solo a sé stessi; impegnarsi per la giustizia e la pace, invece che alimentare, anche con la connivenza, ingiustizie e disuguaglianze». Il mondo in cui viviamo non è perfetto, ma lamentarsi è inutile: meglio testimoniare fin d’ora la profezia del Vangelo.
Martedì, 2 novembre 2021