Dio, dice il Papa, «stabilisce una distinzione tra le cose penultime, che passano, e le cose ultime, che restano». E a trionfare sarà sempre il Suo amore
di Michele Brambilla
«Il brano evangelico della liturgia di oggi», dice Papa Francesco introducendo l’Angelus del 14 novembre, «si apre con una frase di Gesù che lascia sbigottiti: “Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo” (Mc 13,24-25). Ma come, anche il Signore si mette a fare catastrofismo? No, certamente», assicura il Papa, «non è questa la sua intenzione. Egli vuole farci capire che tutto in questo mondo, prima o poi, passa. Anche il sole, la luna e le stelle che formano il “firmamento” – parola che indica “fermezza”, “stabilità” – sono destinati a passare», mentre rimarranno Dio, il suo amore per ogni creatura e la sua parola.
Come dichiara lo stesso Gesù, «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mc 13,31). «Ecco dunque l’invito», sottolinea il Pontefice: «non costruire la vita sulla sabbia. Quando si costruisce una casa, si scava in profondità e si mettono solide fondamenta. Solo uno sprovveduto direbbe che sono soldi buttati via per qualcosa che non si vede». Come scriveva Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo principe, «l’essenziale è invisibile agli occhi». Bisogna fondare la propria vita su ciò che conta davvero: «il discepolo fedele, per Gesù, è colui che fonda la vita sulla roccia, che è la sua Parola che non passa (cfr Mt 7,24-27), sulla fermezza della parola di Gesù: questo è il fondamento della vita che Gesù vuole da noi, e che non passerà» perché eterno come è eterno Dio.
Giunge anche il momento di un’altra importante citazione neotestamentaria: «che cosa, insomma, dà solidità alla vita e non avrà mai fine? Ce lo dice san Paolo. Il centro, proprio, il cuore pulsante, quello che dà solidità, è la carità: “La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,8), dice san Paolo, cioè l’amore. Chi fa il bene investe per l’eternità», perché «quando vediamo una persona generosa e servizievole, mite, paziente, che non è invidiosa, non chiacchiera, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto (cfr 1 Cor 13,4-7), questa è una persona che costruisce il Cielo in terra. Magari non avrà visibilità, non farà carriera, non farà notizia sui giornali, eppure quello che fa non andrà perduto. Perché il bene non va mai perduto, il bene rimane per sempre».
«Fondare la vita sulla Parola di Dio, dunque, non è evadere dalla storia», bensì «è immergersi nelle realtà terrene per renderle salde, per trasformarle con l’amore, imprimendovi il segno dell’eternità, il segno di Dio». Su questo, e solamente su questo si dovrebbero fondare tutte le decisioni, dalle più banali a quelle che riguardano la vita delle persone: «Quando io non so cosa fare, come prendere una scelta definitiva, una scelta importante, una scelta che comporta l’amore di Gesù, cosa devo fare? Prima di decidere, immaginiamo di stare davanti a Gesù, come alla fine della vita, davanti a Lui che è amore. E pensandoci lì, al suo cospetto, alla soglia dell’eternità, prendiamo la decisione per l’oggi. Così dobbiamo decidere: sempre guardando l’eternità, guardando Gesù. Non sarà forse la più facile, non sarà forse la più immediata, ma sarà quella buona, quello è sicuro (cfr s. Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 187)».
Lunedì,15 novembre 2021