Come gli ascoltatori di san Giovanni Battista, dobbiamo chiederci tutti i giorni cosa il Signore desideri da noi. Nel frattempo, il Papa annuncia in anteprima ben due Giubilei straordinari
di Michele Brambilla
L’Angelus di domenica 12 dicembre è introdotto da Papa Francesco evidenziando che «il Vangelo della Liturgia di oggi, terza domenica di Avvento, ci presenta vari gruppi di persone – le folle, i pubblicani e i soldati – che sono toccati dalla predicazione di Giovanni Battista e allora gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?” (Lc 3,10)».
Il Pontefice invita tutti a soffermarsi un po’ su questo interrogativo: «esso non parte da un senso del dovere. Piuttosto, è il cuore toccato dal Signore, è l’entusiasmo per la sua venuta che porta a dire: cosa dobbiamo fare? Giovanni dice: “Il Signore è vicino” – “Che cosa dobbiamo fare”» per accoglierla dignitosamente? «Facciamo un esempio: pensiamo che una persona cara stia venendo a trovarci. Noi la aspettiamo con gioia, con impazienza. Per accoglierla come si deve puliremo la casa, prepareremo il pranzo migliore possibile, magari un regalo… Insomma», dice il Papa, «ci daremo da fare». Questo vale ancor di più per il Signore che viene.
Per preparare la via a Gesù, però, occorre ben più di una “spolveratina”: «nel suggerirci questo interrogativo, il Vangelo ci ricorda una cosa importante: la vita ha un compito per noi. La vita non è senza senso, non è affidata al caso. No! È un dono che il Signore ci consegna dicendoci: scopri chi sei, e datti da fare per realizzare il sogno che è la tua vita! Ciascuno di noi – non dimentichiamolo – è una missione da realizzare», sottolinea il Santo Padre. Allora «ripetiamogli spesso questa domanda. Essa ritorna anche nella Bibbia: negli Atti degli Apostoli alcune persone, ascoltando Pietro che annunciava la risurrezione di Gesù, “si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare?”” (At 2,37). Chiediamocelo anche noi: che cosa è bene fare per me e per i fratelli? Come posso contribuire al bene della Chiesa, al bene della società?». Il Papa ricorda che «il Tempo di Avvento serve a questo: a fermarsi e chiedersi come preparare il Natale. Siamo indaffarati da tanti preparativi, regali e cose che passano, ma chiediamoci che cosa fare per Gesù e per gli altri».
San Giovanni Battista chiedeva ad ogni ascoltatore un impegno “su misura”: «a ciascuno è rivolta una parola specifica, che riguarda la situazione reale della sua vita. Questo ci offre un insegnamento prezioso: la fede si incarna nella vita concreta. Non è una teoria astratta. La fede non è una teoria astratta, una teoria generalizzata, no, la fede tocca la carne e trasforma la vita di ciascuno». Anche il Pontefice chiede ai fedeli cattolici un “fioretto” speciale da compiere proprio in questi giorni di diretta preparazione al Natale.
Un saluto speciale viene, però, rivolto in lingua spagnola a tutti i cattolici latinoamericani nella festa della Madonna di Guadalupe: «la Vergine di Guadalupe e san Juan Diego cammineranno sempre al nostro fianco, dalle periferie al centro, in comunione con i successori degli Apostoli, che sono i vescovi, per annunciare la Buona Notizia a tutti». Nel prosieguo, il Santo Padre accenna per la prima volta a due appuntamenti importanti, che dobbiamo iniziare a preparare («hoy comencemos a preparar»): il Giubileo Guadalupano del 2031 e il Giubileo della Redenzione del 2033.
Lunedì, 13 dicembre 2021