Da Avvenire del 22/12/2021
Ridere? In Corea del Nord sarà vietato per undici giorni. A dieci anni dalla morte del padre, secondo nella dinastia comunista che governa il Paese dal 1948, Kim Jong-un ha imposto 11 giorni di lutto e una serie di regole draconiane quanto discutibili. Era il 17 dicembre 2011 quando Kim Jong-il moriva dopo 17 anni di “regno” giocato tra eccessi e rigore, testimone di un dialogo altalenante con la comunità internazionale, segnato dal rilancio del programma nucleare e missilistico poi proseguito e perfezionato dal figlio con un successo sperimentale che nessuno, tanto meno il vicino sudcoreano, vorrebbe mai confermato in un conflitto reale. Quello che è per Costituzione «leader supremo» a capo di «una dittatura della democrazia popolare» sottoposta all’organizzazione del Partito dei lavoratori coreani non ha l’umorismo tra le sue prerogative ufficiali. Di conseguenza i cittadini nordcoreani sanno di non potere ignorare le direttive che impongono di evitare manifestazioni di gioia, celebrare lieti eventi e darsi a una qualsiasi svago o acquisto non indispensabile. Anche perché, come ricorda Radio Free Asia (Rfa) che ha raccolto la testimonianza di una fonte locale, «in passato molte persone sorprese a bere o assumere droghe durante il periodo del lutto sono state arrestate e giudicate come criminali politici. Sono state portate via e mai più viste». Non ignaro dei rischi di “contagio” imperialista, memore dell’esempio paterno che – considerando non voluttuari i molti milioni di dollari spesi tra nucleare, pellicole per soddisfare la passione cinematografica e importazione clandestina di pregiato cognac francese – aveva precluso ai sudditi una serie di insane abitudini borghesi, Kim Jong-un ha negli anni scorsi già imposto il bando a jeans, capelli lunghi, piercing e cappotti di pelle. Comunque sia tra i divieti imposti per ricordare l’illustre genitore e garantire il cordoglio nazionale vi è anche quello di celebrare lutti familiari, alla stregua dei compleanni e di bere alcolici e assumere sostanze di altro genere. Ligia al suo ruolo e guidata da funzionari sopravvissuti a pressioni e purghe da far tremare i polsi, la forza pubblica è stata allertata e sarebbe pronta a individuare e reprimere con fermezza ogni contravventore. La popolazione è avvisata. È difficile che la maggioranza dei 25 milioni di nordcoreani, che vivono al 60 per cento in povertà e condividono le risorse con oltre un milione di militari e altrettanti funzionari di partito, possano solo pensare a shopping o a manifestazioni di giubilo. Forse, però nel clima di cordoglio anche un sospiro di sollievo davanti alla constatazione che il Paese resta ufficialmente l’unico al mondo a non avere registrato un solo caso di Covid-19 pur avendo la sua frontiera settentrionale ermeticamente sigillata dal fraterno alleato cinese potrebbe costare caro.