Oggi si celebra a Roma la memoria dell’apparizione nel 1842 della Madonna all’ebreo Alphonse Ratisbonne che «tombé juif il se releva chretien», come riporta l’epigrafe in francese nel santuario mariano di sant’Andrea delle Fratte.
di Aurelio Carloni
A due passi da piazza di Spagna “riposa” a Roma la chiesa borrominiana dedicata a sant’Andrea delle Fratte – che ospita tra le altre opere gli angeli del Bernini –basilica minore affidata alle cure dei Frati Minimi di san Francesco di Paola (1416-1507). Entrando nel santuario, lo sguardo viene attratto sulla sinistra da una cappella poco profonda ma bene illuminata e addobbata con composizioni floreali, che contornano il quadro della Madonna del Miracolo, così come apparsa il 20 gennaio del 1842 all’ebreo Alphonse Ratisbonne, che «tombé juif, il se releva chretien», come riporta l’epigrafe coeva in francese nella piccola Lourdes romana.
Soffermandosi in preghiera di fronte all’immagine la mente può correre facilmente al miracolo che quell’ebreo ateo, di famiglia ricca di Strasburgo, così descrive: «Giunto a Roma, mi recai a casa del barone Teodoro De Bussière… Gli feci conoscere l’impressione, che mi aveva fatto la vista del Ghetto per l’oppressione dei miei fratelli ebrei, come anche delle superstizioni dei cattolici; me ne risi con piacere. “Ebbene, rispose il signor De Bussière, giacché siete uno spirito forte, non avrete difficoltà di portare una medaglia che vi darò”. “La porterò, risposi, per mostrarvi che gli ebrei non sono così ostinati”. (…) Nella chiesa di sant’Andrea delle Fratte nessun oggetto d’arte attirava la mia attenzione. Camminavo meccanicamente, con lo sguardo in giro, senza fermarmi su alcun pensiero; mi ricordo soltanto un cane nero, che saltellava e balzava dinanzi a me. Presto questo cane disparve; tutta la chiesa disparve. Non vidi più nulla; o piuttosto, mio Dio, vidi una sola cosa! Vidi come un velo dinanzi a me. La chiesa mi sembrava tutta oscura, eccetto una cappella, quasi che tutta la luce della chiesa si fosse concentrata in quella. Alzai gli occhi verso la cappella raggiante di tanta luce e vidi sull’altare della medesima, in piedi, viva, grande, maestosa, bellissima, misericordiosa, la santissima Vergine Maria, simile nell’atto e nella forma all’immagine che si vede nella medaglia miracolosa dell’Immacolata. Mi fece cenno con la mano di inginocchiarmi. Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei, che parve dicesse: “Basta così”. Non lo disse, ma capii; a tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai quindi varie volte di alzare gli occhi verso la santissima Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li facevano abbassare, ciò che però non impediva l’evidenza di quella apparizione. Fissai le sue mani e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia. (…) compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato (…). Cercavo di ritrovarmi e non mi ritrovavo. La gioia più grande si sprigionava dal fondo della mia anima, non potei parare; non volli rivelare niente; sentivo in me qualcosa di solenne e di sacro che mi fece chiedere un sacerdote (…) la benda cadde dai miei occhi (…) rabbrividivo alla vista delle mie iniquità, ed ero stupito, intenerito, sprofondato, in ammirazione e riconoscenza».
Inutile dire che la secolarizzazione della società e, purtroppo, anche una certa sottovalutazione da parte di non pochi teologi e uomini della Chiesa nei confronti delle devozioni, vissute come forma di superstizione popolare da combattere, hanno ridotto di molto il numero dei pellegrini. La Vergine però raramente viene lasciata sola dai fedeli, uomini e donne, giovani e vecchi, che nel loro guardare verso la sua immagine in quella cappella chiedono perdono per i propri peccati e la materna protezione della Madonna del miracolo, la quale, con uno sguardo d’amore, convertì il cuore indurito di Ratisbonne, spingendolo ad abbracciare la fede, diventare sacerdote nella Compagnia di Gesù, per morire santamente in Terra Santa nel 1884.
Dalla devozione di quei pochi innamorati della Santissima Vergine, che non si arrendono alla tristezza di un mondo senza Dio, si può ripartire per evangelizzare e ridare senso e gioia a una società nichilista e disperata, incapace di scommettere sui figli accettando il sacrificio che richiedono.
Giovedì, 21 gennaio 2022