La Sacra Scrittura è l’oggi di Dio e parla anche all’oggi cronologico
di Michele Brambilla
L’Angelus della III domenica del Tempo ordinario, da Papa Francesco proclamata “Giornata della Parola di Dio”, si apre, il 23 gennaio, ricordando che «nel Vangelo della Liturgia odierna vediamo Gesù che inaugura la sua predicazione (cfr Lc 4,14-21)». Gli viene dato un rotolo di Isaia, che Egli commenta dicendo: «oggi si è compiuta questa Scrittura» (Lc 4,21). Un’affermazione molto forte, che attesta l’inizio dei tempi messianici.
«I compaesani di Gesù sono colpiti dalla sua parola. Anche se, annebbiati dai pregiudizi, non gli credono, si accorgono che il suo insegnamento è diverso da quello degli altri maestri (cfr Lc 4,22): intuiscono che in Gesù c’è di più. Che cosa? C’è l’unzione dello Spirito Santo», proprio quella di cui parla il brano di Isaia appena letto nella sinagoga di Nazareth. Il Papa ammette che «a volte, capita che le nostre prediche e i nostri insegnamenti rimangono generici, astratti, non toccano l’anima e la vita della gente. E perché? Perché mancano della forza di questo oggi, quello che Gesù “riempie di senso” con la potenza dello Spirito è l’oggi. Oggi ti sta parlando. Sì, a volte si ascoltano conferenze impeccabili, discorsi ben costruiti, che però non smuovono il cuore e così tutto resta come prima. Anche tante omelie – lo dico con rispetto ma con dolore – sono astratte, e invece di svegliare l’anima l’addormentano», mentre dovrebbero contenere il fuoco dello Spirito che anima il predicatore. «Per questo chi predica, per favore, è il primo a dover sperimentare l’oggi di Gesù», ammonisce il Santo Padre, «così da poterlo comunicare nell’oggi degli altri. E se vuole fare lezioni, conferenze, che lo faccia, ma da un’altra parte, non al momento dell’omelia, dove deve dare la Parola così che scuota i cuori». Al posto di tante chiacchiere, si usi la parola di Dio come riferimento certo per il discernimento quotidiano: «nelle domeniche di quest’anno liturgico viene proclamato il Vangelo di Luca, il Vangelo della misericordia. Perché non leggerlo anche personalmente, tutto quanto, un piccolo passo ogni giorno?»
Meditò e mise certamente in pratica il Vangelo padre Rutilio Grande Garcia SJ (1928-77), beatificato il 22 gennaio a San Salvador assieme ai suoi compagni di martirio: «essi sono stati al fianco dei poveri testimoniando il Vangelo, la verità e la giustizia fino all’effusione del sangue. Il loro eroico esempio susciti in tutti il desiderio di essere coraggiosi operatori di fraternità e di pace».
I migliori interpreti della Scrittura sono stati senz’altro i Padri della Chiesa dei primi secoli. Sempre il 22 gennaio Francesco ha promulgato, pensando specificamente all’ecumenismo, il decreto che eleva sant’Ireneo di Lione (130-202) a Dottore della Chiesa: «la dottrina di questo Santo pastore e maestro è come un ponte fra Oriente e Occidente: per questo lo indichiamo come Dottore dell’Unità, Doctor Unitatis. Il Signore ci conceda, per sua intercessione, di lavorare tutti insieme per la piena unità dei cristiani».
Il Papa rammenta ai fedeli anche la crescente tensione in Europa orientale: «seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste. Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte».
Lunedì, 24 gennaio 2022