Il calendario proprio della città di Roma conserva questa importante festività, che si celebra nella basilica papale di S. Maria Maggiore
di Aurelio Carloni
Oggi, ultima domenica di gennaio, come da tradizione si festeggia a Roma la traslazione, avvenuta nel 1613, dell’icona della SalusPopuli Romani dal ciborio nella Cappella Paolina (o Borghesiana) di Santa Maria Maggiore, costruita appositamente per ospitarla. La tradizione vuole che questa immagine orientaleggiante sia stata dipinta da san Luca e quindi rappresenti il vero volto di Maria. In realtà, gli esperti fissano la probabile data dell’icona tra il IX e il XII secolo. Il suo sguardo e quello del Bambino Gesù, che benedice con la mano destra e tiene il libro con la sinistra, sono insieme seri e pieni di tenerezza.
Santa Maria Maggiore è il più antico santuario mariano di Roma e dell’intero Occidente, costruito da Papa Liberio – da cui la definizione di Basilica liberiana – nel IV secolo.
Qui, ancora oggi, protetti dalla Salus Populi Romani, molti sacerdoti domenicani sostano diverse ore al giorno negli antichi confessionali, garantendo la possibilità di confessioni in più lingue, da quelle europee ad alcune asiatiche. Sono questi sacerdoti, con il loro saio bianco e il mantello nero, che giorno dopo giorno offrono, dalla prima mattina fino alle 18.30, la possibilità a chi voglia e sia nelle giuste disposizioni di riconciliarsi con il Padre Eterno, sempre pronto a concedere il Suo perdono ai penitenti. Un’attività mai sospesa, nemmeno durante il lockdown del marzo-aprile 2020, naturalmente nel rispetto più rigoroso delle norme di distanziamento in vigore. Così, nel periodo più buio della pandemia, che mieteva migliaia di vittime a settimana, a Roma, che contava purtroppo molte chiese chiusenonostante l’apertura dei luoghi di culto non fosse vietata (il successivo protocollo del 7 maggio permise la ripresa in sicurezza anche del culto pubblico), la Basilica liberiana era un’oasi di spiritualità per i fedeli della zona. Molti altri cattolici sperimentarono, invece, l’amarezza di vedere i portoni sigillati delle proprie parrocchie da parroci più preoccupati della salute fisica che della salute eterna dei propri fedeli, i quali non avrebbero rischiato granché in una chiesa semivuota.
Una testimonianza commovente, quella dei vecchi sacerdoti domenicani poliglotti, che fa sperare che la Cristianità occidentale,oramai morta, possa rinascere dalle proprie ceneri. Chi passi per Roma in questo periodo e sia interessato a visitare Santa Maria Maggiore, cerchi di andarci di mattina, intorno alle 8.30, quando un raggio di sole dal rosone illumina per qualche momento il Crocefisso dell’altare maggiore. E, preso da questo spettacoloinsieme naturale e sovrannaturale, non manchi di volgere il proprio sguardo a sinistra, per incontrare quello materno della Madonna. Uscirà dalla basilica con il cuore più sereno.
Domenica, 30 gennaio 2022