Il cardinale Bassetti: il numero delle strutture inadeguato al bisogno. Più attenzione alle situazioni di estrema fragilità La Cei chiede di rispondere alla «logica dello scarto»: no a norme che «scardinano i presìdi giuridici a difesa della vita»
Che risposta vogliamo dare alle situazioni di «estrema fragilità », a «quanti stanno percorrendo l’ultimo tratto della loro esistenza, trovandosi nello stadio terminale di una grave patologia»? La Chiesa italiana invita a guardarsi dalla «logica dello scarto» puntando invece sulle «cure palliative». Lo fa in un comunicato diffuso ieri – «Ogni vita va custodita, sempre!» – nel quale torna a prendere posizione sui nodi della sofferenza e del fine vita. A metà strada tra la Giornata nazionale per la Vita di domenica 6 e la Giornata mondiale del malato di venerdì 11, la Cei interviene mentre il Parlamento discute la legge sul suicidio assistito e la Corte costituzionale sta per esaminare la richiesta di ammissibilità del referendum sull’omicidio del consenziente. Crocevia che impone una riflessione perché «a essere chiamata in causa è la coscienza di tutti, credenti e non – nota il cardinale Gualtiero Bassetti in una dichiarazione al centro del comunicato –: della società, della cultura e della politica. Ancora oggi il diritto alla cura di molte persone fa fatica a trovare le risposte necessarie e la pandemia ha acutizzato ulteriormente la difficoltà delle fasce più povere». Il presidente della Cei esprime gratitudine «ai Centri di cure palliative presenti sul territorio che svolgono un prezioso servizio nel prendersi cura dei malati più gravi fino al termine naturale della loro esistenza». Purtroppo però «il numero di tali strutture è ancora insufficiente rispetto al bisogno; pertanto, auspico che ci sia la necessaria attenzione a quanti vivono situazioni di estrema fragilità oltre che un adeguato sostegno alle realtà che li accompagnano con dedizione». Perché – aggiunge la Cei citando papa Francesco nel messaggio per la Giornata del malato – «anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia». L’ha appena detto anche il Consiglio permanente Cei: «In tempi come questi la tentazione della cultura dello scarto si fa ancora più insidiosa e può creare il terreno favorevole all’introduzione di norme che scardinano i presidi giuridici a difesa della vita umana. È nelle situazioni di estrema fragilità che il nostro ascolto si fa accompagnamento e aiuto, necessari a ritrovare ragioni di vita».
Il doppio appuntamento ecclesiale di questi giorni non è «una coincidenza »: la Giornata per la Vita, dedicata al tema della ‘custodia’ di chi è in condizioni di particolare vulnerabilità, richiama quella del Malato, che propone la testimonianza evangelica delle «numerose ‘locande del buon samaritano’» – è un’espressione del Papa nel messaggio per la Mondiale del Malato – «in cui malati di ogni genere ‘possono essere accolti e curati, soprattutto coloro che non trovavano risposta alla loro domanda di salute o per indigenza o per l’esclusione sociale o per le difficoltà di cura di alcune patologie’. Sono realtà preziose – aggiunge la Cei – da promuovere sempre di più perché parlano di quell’amore misericordioso che nella storia ha generato opere di Vangelo». L’impegno accanto ai malati si fa ancora più esplicito nel 30° della ‘loro’ Giornata, anniversario per il quale la Segreteria generale della Cei «attraverso l’Ufficio nazionale per la Pastorale della Salute, ha promosso diverse iniziative». Anche così – ha detto il Papa domenica all’Angelus – si dà «risposta alla logica dello scarto» perché «ogni vita va custodita, sempre».