Da Libero del 27/02/2022
L’annuncio dei vertici militari di Pechino è di quelli in grado di seminare il panico sull’intero pianeta. La Cina inizia oggi un periodo di esercitazioni navali nel Mar Cinese Meridionale, entro un raggio di 6 miglia nautiche, al largo delle coste di Taiwan. Le manovre proseguiranno fino a martedì. Nell’attuale clima di scontro fra potenze atomiche, il sospetto è che si tratti di un altro stratagemma militare, sul modello delle «esercitazioni militari» russe, che hanno fatto da prodromo all’invasione dell’Ucraina. E il governo di Taipei teme che la guerra in Europa possa rafforzare la volontà di Pechino di conquistare militarmente su Taiwan. Il posizionamento della flotta militare di Pechino intorno all’isola segue le indicazioni date del presidente a vita Xi Jinping, durante le celebrazioni del centenario del Partito comunista cinese: l’obiettivo, spiegava, è la «riunificazione» con l’autogoverno di Taiwan, allo scopo di «distruggere» qualsiasi tentativo di indipendenza formale per l’isola, sulla quale nel 1945 si era insediato il governo cinese del Kuomintang, sconfitto militarmente da Mao Zedong.
L’INSEGUIMENTO
Sempre ieri una nave da guerra americana di passaggio nello stretto di Taiwan aveva scatenato l’ira della Repubblica popolare, che non aveva esitato a inviare le proprie forze per seguire e monitorare il suo transito, come ha reso noto il Comando orientale dell’esercito cinese. «Il cacciatorpediniere lanciamissili statunitense Uss Ralph Johnson (DDG-114) ha navigato nello Stretto di Taiwan il 26 febbraio. Il Comando orientale dell’esercito popolare di liberazione cinese (Pla) ha inviato le sue forze per seguire e monitorare il passaggio della nave da guerra americana nell’intero transito», ha affermato in una nota il colonnello Shi Yi, portavoce del comando del teatro orientale. «È ipocrita e inutile che gli Stati Uniti conducano questa azione provocatoria nel tentativo di rafforzare le forze dell’«indipendenza di Taiwan facendo alcuni gesti», ha aggiunto Shi Yi, osservando che le truppe del Comando orientale sono in allerta e pronte a salvaguardare la sovranità e la sicurezza nazionali e la pace e la stabilità regionali. Non appena partito l’attacco militare russo alla frontiera ucraina, il 24 febbraio scorso, Taiwan si era dichiarata pronta a rispondere a qualsiasi evenienza possa accadere nello Stretto di Taiwan, in un implicito riferimento a un’eventuale azione della Cina che rivendica la sovranità sull’isola, e promette di garantire la sicurezza nazionale. La presidente dell’ex Formosa, Tsai Ing-wen, in una nota in cui condannava la Russia per l’invasione dell’Ucraina e sosteneva le sanzioni economiche contro Mosca. «Le nostre agenzie di sicurezza nazionale e l’esercito rimangono in allerta giorno e notte», si legge nella nota diffusa da Tsai su Twitter, «e sono preparati a rispondere a ogni evenienza. Il popolo taiwanese può essere sicuro che stiamo lavorando per assicurare la nostra sicurezza nazionale». Per tutta risposta, il giorno successivo un’incursione di 9 caccia militari cinesi aveva violato lo spazio aereo di Taiwan.
ATTACCO IN TRE FASI
I piani d’invasione, come aveva rivelato Libero il 3 luglio 2021, sono già stati predisposti da anni. Il primo attacco avverrebbe principalmente con il lancio di missili balistici dalla Cina continentale per neutralizzare il sistema di comunicazioni e i centri di comando militare, gli aeroporti, i sistemi radar e le basi antiaeree e antimissili, oltre alle strutture operative interforze dislocate sul territorio dell’isola.A quel punto, scatterebbe la seconda fase, con i raid aerei contro i porti marittimi e cicli intensivi di attacchi missilistici e di colpi di artiglieria navale, prima dello sbarco delle truppe cinesi trasportate sui mezzi anfibi e degli incursori di marina a bordo dei gommoni. Finirebbe quel giorno lo Stato indipendente che rappresenta tuttora in quell’area geografica un’oasi di libertà rispetto al totalitarismo imposto dal partito comunista nella Cina continentale. Ma soprattutto, si aprirebbe le porte dell’incubo di una guerra fra Cina e Stati Uniti. E fra i loro alleati.