Di seguito un comunicato stampa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre – Italia. Per qualsiasi informazione e comunicazione riguardante ACS è possibile contattare il Direttore Alessandro Monteduro ai seguenti recapiti: email am@acs-italia.org – mobile: 3346911193. |
La città di Odessa, situata sulla costa del Mar Nero, nell’Ucraina meridionale, vive ore di angosciosa attesa. Per ora è stata risparmiata dalla fase più cruenta della guerra, ma il conflitto segna ogni momento della vita della popolazione, afferma il vescovo cattolico locale, mons. Stanislav Szyrokoradiuk, in un videomessaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).«Sentiamo sempre avvisi di incursioni aeree e di tanto in tanto sparatorie. È molto inquietante ma al momento, grazie a Dio, la città è relativamente calma. Dormiamo in un rifugio seminterrato, ma durante il giorno siamo qui e possiamo liberamente pregare e lavorare», racconta il prelato. Una delle priorità era assicurarsi che i bambini fossero portati in salvo. «Abbiamo organizzato un luogo a 280 chilometri di distanza che prima era solo per bambini, ma oggi è un luogo per rifugiati. Alcuni piccoli, e giovani famiglie con bambini, vivono lì. Ci prendiamo cura di queste persone».In questa situazione, i sacerdoti hanno assunto altri ruoli oltre a quello di pastori di anime. «La presenza dei sacerdoti nelle chiese è di grande importanza per le persone. Celebrano sante Messe, organizzano preghiere e rafforzano lo spirito. Oltre a ciò, ci sono i pacchi viveri, altri prodotti essenziali e i pasti caldi. Le cantine sotto le chiese sono aperte e sempre a disposizione delle persone per rifugiarsi», aggiunge il vescovo Szyrokoradiuk.Nessuno sta entrando a Odessa, nemmeno i profughi dalla Crimea o da altri territori, perché la città non è sicura. Molti sono partiti per luoghi più sicuri, nell’ovest dell’Ucraina o nei paesi vicini, ma quelli che rimangono sono uniti. «C’è unità nella città, grande unità tra i credenti, ecumenicamente. La guerra ci ha resi molto uniti, non solo i cattolici, ma anche persone di altre confessioni e culture. Oggi abbiamo una grande unità nella città», spiega il prelato.«Sono molto grato per tutto il sostegno e la solidarietà – continua il vescovo -. Vorrei ringraziare in modo particolare Aiuto alla Chiesa che Soffre. È stata la prima organizzazione che mi ha chiesto: ‘Cosa dovremmo fare? Come possiamo aiutare?’ Grazie per questa disponibilità all’aiuto». Di fronte a questa guerra, il popolo si rivolge alla preghiera. Preghiera per la pace, e per la sicurezza, ma anche per coloro che sono stati uccisi nel conflitto. «Preghiamo ogni giorno per la pace. Per noi è importante pregare per tutti, ma soprattutto per coloro che sono morti. Ogni giorno celebriamo una Messa con un requiem per tutti i morti», conclude mons. Szyrokoradiuk.In risposta allo scoppio della guerra in Ucraina Aiuto alla Chiesa che Soffre ha inviato un pacchetto di aiuti di 1,3 milioni di euro. I fondi sono destinati ai sacerdoti e ai religiosi che lavorano in tutto il Paese nelle parrocchie, con i rifugiati, negli orfanotrofi e nelle case per anziani. |