Il popolo di Dio protagonista dell’evangelizzazione
di Michele Brambilla
Nel corso del viaggio apostolico a Malta, il 3 aprile Papa Francesco presiede la Messa e l’Angelus sulla Piazza dei Granai a Floriana, sobborgo de La Valletta. Nell’omelia sottolinea il versetto «Gesù “al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui” (Gv 8,2)», evidenziandovi il protagonismo del popolo di Dio. «Protagonista è», infatti, «il popolo di Dio, che nel cortile del Tempio cerca Gesù, il Maestro: desidera ascoltarlo, perché quello che Lui dice illumina e riscalda. Il suo insegnamento non ha nulla di astratto, tocca la vita e la libera, la trasforma, la rinnova. Ecco il “fiuto” del popolo di Dio, che non si accontenta del tempio fatto di pietre, ma si raduna attorno alla persona di Gesù», il vero “Santo dei Santi” perché è Dio stesso.
Cristo siede al centro degli ascoltatori ad insegnare. Il Papa inquadra, però, i “posti vuoti”, spettanti ad una donna adultera e ai suoi accusatori, i farisei. Concentriamoci «anzitutto sugli accusatori della donna. In loro vediamo l’immagine di coloro che si vantano di essere giusti, osservanti della legge di Dio, persone a posto e perbene. Non badano ai propri difetti, ma sono attentissimi a scovare quelli degli altri». In particolare, vogliono cogliere in errore Gesù. Proprio per questo, conducono davanti al Maestro un caso spinoso, inerente una donna presentata con profondo disprezzo. La loro, però, è tutta ipocrisia, pertanto il Pontefice ci mette in guardia «da come guardiamo al prossimo: se lo facciamo come Gesù ci mostra oggi, cioè con uno sguardo di misericordia, oppure in modo giudicante, a volte persino sprezzante, come gli accusatori del Vangelo, che si ergono a paladini di Dio ma non si accorgono di calpestare i fratelli. In realtà, chi crede di difendere la fede puntando il dito contro gli altri avrà pure una visione religiosa, ma non sposa lo spirito del Vangelo, perché dimentica la misericordia, che è il cuore di Dio».
Bisogna allora esaminare noi stessi, se apriamo davvero il cuore al Signore e ai fratelli. «Lo vediamo», dice il Papa, «nella donna adultera. La sua situazione sembra compromessa, ma ai suoi occhi si apre un orizzonte nuovo, impensabile prima. Ricoperta di insulti, pronta a ricevere parole implacabili e castighi severi, con stupore si vede assolta da Dio, che le spalanca davanti un futuro inatteso», non più di morte ma di vita autentica, avendo incontrato la misericordia di Gesù e, quindi, la Salvezza.
«Questo è il Signore Gesù», ripete il Papa: «lo conosce veramente chi fa esperienza del suo perdono». Molto belle le parole riservate ai giovani nell’Angelus: «cari amici giovani, condivido con voi la cosa più bella della vita. Sapete qual è? È la gioia di spendersi nell’amore, che ci fa liberi. Ma questa gioia ha un nome», proprio «Gesù. Vi auguro la bellezza di innamorarvi di Gesù, che è Dio della misericordia – lo abbiamo sentito oggi nel Vangelo –, che crede in voi, sogna con voi, ama le vostre vite e non vi deluderà mai. E per andare avanti sempre con Gesù anche con la famiglia, con il popolo di Dio, non dimenticatevi delle radici. Parlate con i vecchi, parlate con i nonni, parlate con gli anziani», e vi narreranno quanto il Signore ha fatto per noi. Vecchi e giovani, conquistati dall’Amore, che divengono protagonisti della nuova evangelizzazione, ovvero la costruzione di una nuova civiltà cristiana sulle radici, sempre vitali, dell’antica.
Lunedì, 4 aprile 2022