Di Marco Respinti da IFamNews del 03/05/2022
La Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America ribalta la sentenza con cui, il 22 gennaio 1973, la stessa Corte Suprema concluse il famoso e famigerato caso Roe v. Wade, dichiarò l’aborto non-illegale e di fatto lo impose in tutto il Paese, cancellando in un sol colpo ogni legislazione precedente a tutela della vita. Proprio perché quell’azione fu compiuta dal massimo tribunale del Paese, che in quel modo si spinse ben oltre il proprio mandato costituzionale, l’Amministrazione Biden si è votata, sin dal principio, a fare ciò che nessuna altra Amministrazione Democratica, cioè filoabortista, ha mai fatto: trasformare l’aborto per via di sentenza in aborto per via di legge, attraverso un testo ad hoc che il Congresso federale possa approvare.
Ma la sentenza di oggi ferma benedettamente i giochi. Anzi, ribalta il tavolo. La sentenza che chiuse il caso Jane Roe, et al. v. Henry Wade, District Attorney of Dallas County, comunemente chiamato «Roe v. Wade», la quale da quasi mezzo secolo è il cancello giuridico perennemente chiuso che ha reso possibile ‒ assieme alla sentenza che il 29 giugno 1992 chiuse il caso Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania, et al. v. Robert P. Casey, et al., comunemente chiamato «Planned Parenthood v. Casey» ‒l’aborto sostanzialmente in ogni sua forma (giacché i limiti imposti da quelle stesse sentenze sono stati facilmente aggirati in mille occasioni attraverso sofismi, falle nei testi e tracotanza ideologica) da oggi non lo è più.
È cioè successo quanto nemmeno nelle più rosee previsioni dei difensori del diritto alla vita si è osato sognare per decenni. La legge tabù, la legge barriera, la legge mostro che nessuno riusciva a sconfiggere, e di cui bisognava solo cercare di erodere il potere, anzi lo strapotere, a pezzi, per tappe, imboccando strade secondarie, adesso non è più vincolante. Non vale. La Corte Suprema del 1973 si è sbagliata clamorosamente, dice la Corte Suprema del 2022. L’aborto non è un diritto, non è legale, non è permesso, non è consentito, non è un bene. I milioni di vite umane statunitensi sprecati in 49 anni sono stati uno scempio inutile, malvagio e sbagliato.
Il fatto
La Corte Suprema ribalta oggi finalmente la sentenza Roe v. Wade e lo si apprende da quanto scritto dal giudice Samuel Alito nella bozza dell’opinione di maggioranza, datata 10 febbraio, che da poco è disponibile sul periodico Politico.com, il quale la definisce una «full-throated, unflinching repudiation» della decisione del 1973: un disconoscimento, un rinnegamento inamovibile, gridato a squarcia gola.
La sentenza Roe v Wade «è stata vergognosamente sbagliata sin dall’inizio», scrive Alito, e «noi riteniamo che sia la sentenza nel caso Roe v Wade sia la sentenza nel caso Planned Parenthood v. Casey vadano rigettate», giacché «è ora di ascoltare la Costituzione e di riportare la questione dell’aborto ai rappresentanti eletti dal popolo».
La Corte Suprema 2022, cioè, dice che la Corte Suprema 1973 compì un abuso quando scavalcò la politica imponendo l’aborto per via giudiziaria, e che dunque è la politica, cioè l’arte di amministrare le società umane in base a quei criteri che chiamiamo leggi, a doversi esprimere; e che le leggi-criteri attraverso cui la politica amministra le società umane hanno il compito di difendere, tutelare e salvaguardare anzitutto la vita umana, e tutto ciò che da questo principio primo deriva, laddove la magistratura, a partire dalla sua espressione massima, la Corte suprema federale, ha il compito di vegliare affinché dette leggi, cioè detti criteri del vivere associato per il bene dei singoli e della comunità, non contravvengano il principio primo e il diritto base della persona, cioè del cittadino: la vita.
Lo scontro
Non si sa se la bozza Alito di febbraio subirà cambiamenti prima che la Corte Suprema pronunci in finis la sentenza, ma non è molto probabile. E se però la clamorosa notizia del giorno, della storia, è l’abbattimento del drago Roe v. Wade, la seconda è appunto che il testo Alito è una bozza. Ovvero il fatto che mai, letteralmente mai nella storia degli Stati Uniti e dell’augusta Corte suprema federale, austera e formale, seria e compassata, madrina o foriera di avvenimenti e di stagioni anche di importanza politica e sempre di portata storica, nei duecento e più anni dall’entrata in vigore, nel 1789, della Costituzione federale che ne fissa poteri e limiti, mai ‒ dicevo ‒ la bozza di una sentenza è trapelata prima del dovuto e a dibattito ancora in corso.
È un fatto che non ha precedenti ed è di enorme gravità. Mai, nemmeno nei dibattiti sulla guerra o sulla schiavitù, un documento di tale portata è diventato pubblico anzitempo. E potenzialmente questo è disastroso.
Visto il livello letteralmente record di politicizzazione della Corte Suprema (che dovrebbe essere invece al di sopra delle parti per il bene comune del Paese), vista la logica politica perversa con cui si è cercato di fare a brandelli quell’assise e visto addirittura il tentativo sibilato dall’Amministrazione Biden di annacquarne l’autorità, aumentandone a dismisura il numero dei giudici eletti a vita, visto tutto questo, in un contesto cui ogni singola virgola della Corte viene brandita come una hazet 36 politica in un corteo non autorizzato di sfascisti, diffonderne prima del tempo un intero documento, e di questo tenore, è inaudito.
Delle due l’una. O si tratta di hackeraggio, perché qualcuno è riuscito a penetrare i sistemi di sicurezza della Corte e ha diffuso un documento che non doveva essere diffuso mettendo a segno il colpo del secolo. Oppure si tratta di una fuga intenzionale di notizie. Forse non si saprà mai. L’unica cosa di cui si può però essere moralmente certi è che a beneficiare di questa indiscrezione è la parte filoabortista e liberal del Paese.
Tutto adesso è infatti in pasto ai media e a quegli urlatori che per le strade strillano che i bimbi nel grembo materno sono sterco, che abortire è bello e sano, che ammazzare una creatura nel grembo della propria madre è civile, evoluto e progressista, e questo è come gettare in slow motion lo Zippo acceso sulla benzina appena sparsa copiosa su vie, strade, piazze, case e palazzi. Significa armare ideologicamente la mano della massa bovina che griderà alla “lesa maestà”, al “maschilismo”, al “patriarcato”, persino al “femminicidio” e ovviamente al “fascismo”. Vuol dire cercare il caso e lo scontro, magari persino volere il morto, l’ennesimo, stavolta fuori da un grembo materno: cercarlo sì, nel caso di fuga intenzionale di notizie, o approfittare del regalo, nel caso di hackeraggio.
La preghiera
Perché adesso, una volta abbattuta la sentenza Roe v. Wade, chi cerca a tutti i costi di continuare la perversione imposta al Paese da quella decisione sciagurata innescherà il piano B, quello annunciato da mesi dall’Amministrazione Biden: blindare l’aborto statunitense attraverso una legge del Congresso che faccia rientrare dalla finestra ciò che la Corte Suprema sta cacciando dall’uscio. Certo, sarebbe accaduto lo stesso anche senza fuga di notizie o hackeraggio, ma ci sarebbe almeno stato il tempo per preparare il Paese a una modifica tanto clamorosa, come è infatti sembrata fare la Corte Suprema muovendosi cauta nei mesi scorsi.
Oppure la fuga di notizie serve ad aizzare la piazza per provare a intimidire la Corte Suprema prima della sentenza.
Comunque sia, è difficile che non finisca in scontro aperto e subito in escalation, anche in vista delle elezioni di medio termine di novembre e poi delle presidenziali del 2024. Gli amici statunitensi che sento in queste ore drammatiche, a partire dall’editore di «iFamNews», colmi di gioia per la grande, meravigliosa decisione della Corte Suprema tanto quanto angosciati per il disastro annunciato, chiedono preghiere. Preghiere per quel Paese principe del mondo intero che in questo momento sta compiendo un gesto meritorio agli occhi del Supremo giudice della storia e che quindi subisce gli attacchi più spietati e spregiudicati del suo Nemici. Pregate per gli Stati Uniti, se conoscete il valore della preghiera, sfoderate tutte le vostre altri armi culturali e ideali se (ancora) non conoscete il senso della preghiera. Quel che succede negli Stati Uniti riverbera subito ovunque, e dell’aborto smantellato là non vedo l’ora di sentire gli effetti anche qua.