Di Matteo Muzio da Il Foglio del 04/05/2022
Milano. Uno scoop del magazine Politico ha pubblicato una bozza di sentenza della Corte Suprema sulla legittimità della Roe v. Wade del 1973, che costituzionalizzava il diritto all’aborto. Nel testo di 98 pagine, la legislazione sull’aborto viene restituito ai singoli stati. L’autore del testo, il giudice conservatore Samuel Alito, invita a non farsi influenzare dall’opinione pubblica. Il tema da lui posto è squisitamente giuridico: il tema non è incluso nella stesura originale della Costituzione pertanto va demandato ai singoli stati. Contrariamente a quanto scrivono alcuni titoli quindi non ci sarebbe un divieto nazionale, ma la questione verrebbe demandata ai singoli stati. Alcuni stati però già lo hanno fatto: tra questi il Mississippi, il cui divieto ha portato a una serie di ricorsi legali che hanno determinato la discussione della Corte a febbraio. Il sospetto è che il Mississippi, così come l’Oklahoma, il Texas e la Florida, abbia varato un provvedimento molto restrittivo per essere sfidato in sede di Corte Suprema e, sfruttando la maggioranza conservatrice, minare l’impianto della legge. La lista degli stati dove l’aborto incontrerebbe una serie di restrizioni è stilata sempre dal Guttmacher Institute: sono 26. Sette di questi, invece, lo cancellerebbero anche in caso di stupro, incesto e rischio per la salute della madre: Arkansas, Louisiana, Oklahoma, South Dakota, Texas e gli stessi Michigan e Wisconsin. Non cambierebbe nulla o quasi negli stati governati dai dem come California e New York, ma anche dove ci sono repubblicani moderati come in Vermont o in Massachusetts. I democratici hanno provato a varare una legge federale che proteggesse il diritto, ma in Senato è finita 46 a 48, con il centrista Joe Manchin che ha votato con l’opposizione repubblicana.
In ogni caso questa è soltanto una prima stesura tracciata dopo gli argomenti orali dei sostenitori della legge restrittiva del Mississippi e dei suoi oppositori. Non è detto che venga approvata. Secondo punto: chi avrebbe fatto trapelare il documento? Da una parte si dice che sia stato uno dei giudici liberal o un loro collaboratore, nella speranza di provocare un cambiamento simile a quanto avvenuto nel 2012 con l’Obamacare, quando il giudice capo John Roberts cambiò idea all’ultimo momento. Teorie più fantasiose dicono che invece è la parte opposta che lo ha voluto, per evitare che, come ha suggerito qualche tempo fa il Wall Street Journal, Roberts convinca un giudice ad approvare una versione che non ribalti l’intero impianto legislativo.
Il precedente potrebbe intaccare anche sentenze in materia di di morale sessuale, come la Lawrence v. Texas del 2003 che proibiva i divieti riguardanti il sesso omosessuale, o la Obergefell v. Hodges del 2015 sarebbero a rischio, almeno per chi vive negli stati più conservatori. Infine, un tema riguarda anche i tre giudici nominati da Donald Trump: se per quanto riguarda la Roe soltanto Amy Coney Barrett aveva avuto una posizione sfumata, sia Neil Gorsuch sia Brett Kavanaugh dichiararono di fronte al Senato che la legge “era una questione decisa”. Il messaggio congiunto dei leader dem del Congresso Nancy Pelosi e Chuck Schumer ha puntato il dito su di loro, dicendo che hanno mentito di fronte al Senato, ipotesi confermata anche dalla senatrice repubblicana moderata Susan Collins, che ha dichiarato che ciò sarebbe “incoerente” con quanto sostenuto durante un colloquio precedente alle audizioni. Altri repubblicani, Mitch McConnell in testa, si sono concentrati sulla fuga di notizie come tentativo “intimidatorio” nei confronti del dovere costituzionale dei giudici. Secondo la Cbs, la Corte avrebbe richiesto l’aiuto dell’Fbi per avviare un’indagine interna sulla provenienza della soffiata: il giudice Roberts ha confermato però che il testo è autentico, ma non rappresenta la decisione finale.