La pregnanza per la vita cristiana dei verbi di Gv 10,27
di Michele Brambilla
Papa Francesco, al Regina Coeli dell’8 maggio, ricorda che «il Vangelo della Liturgia di oggi ci parla del legame che c’è tra il Signore e ciascuno di noi (cfr Gv 10,27-30). Per farlo, Gesù utilizza un’immagine tenera, un’immagine bella, quella del pastore che sta con le pecore. E la spiega con tre verbi: «Le mie pecore – dice Gesù – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono» (v. 27). Tre verbi: ascoltare, conoscere, seguire», rimarca il Pontefice.
«Anzitutto le pecore ascoltano la voce del pastore», perché «l’iniziativa viene sempre dal Signore»: è Lui che si rivela, è Lui che chiama il fedele ad un rapporto d’amore, è Lui che dona la Grazia, cioè lo Spirito Santo, l’origine di ogni vocazione. «Ma questa comunione nasce se noi ci apriamo all’ascolto; se rimaniamo sordi non ci può dare questa comunione», la sola che può portare i nostri talenti a dare frutto.
«Ascoltare Gesù diventa così la via per scoprire che Egli ci conosce. Ecco il secondo verbo, che riguarda il buon pastore: Egli conosce le sue pecore» fin dalle origini, «Ma ciò non significa solo che sa molte cose su di noi: conoscere in senso biblico vuol dire anche amare». Precisazione di non poco conto, visto che «vuol dire che il Signore, mentre “ci legge dentro”, ci vuole bene, non ci condanna. Se lo ascoltiamo, scopriamo questo, che il Signore ci ama. La via per scoprire l’amore del Signore è ascoltarlo. Allora il rapporto con Lui non sarà più impersonale, freddo o di facciata. Gesù cerca una calda amicizia, una confidenza, un’intimità» salvifica con il nostro Redentore, ovvero Lui stesso, che ci sostiene anche nei momenti bui dell’esistenza.
«Infine, il terzo verbo: le pecore che ascoltano e si scoprono conosciute seguono: ascoltano, si sentono conosciute dal Signore e seguono il Signore, che è il loro pastore. E chi segue Cristo, che cosa fa? Va dove va Lui, sulla stessa strada, nella stessa direzione. Va a cercare chi è perduto (cfr Lc 15,4), si interessa di chi è lontano, prende a cuore la situazione di chi soffre, sa piangere con chi piange, tende la mano al prossimo, se lo carica sulle spalle», come dovrebbe fare compassionevolmente ogni cattolico che diventi missionario in questo mondo devastato dal peccato. Ecco perché la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ha come tema «Chiamati a edificare la famiglia umana»: qualunque sia la nostra vocazione, ognuno di noi deve dare il suo contributo alla ricostruzione di un mondo a misura d’uomo e secondo il piano di Dio. Lo si vede bene a Pompei, santuario mariano edificato dall’intraprendenza di un laico cattolico, il beato Bartolo Longo (1841-1926), fucina di molte vocazioni sacerdotali, religiose e laicali, nonché fulcro di notevoli opere sociali.
Il Papa prega proprio la Madonna per l’Ucraina. «Spiritualmente inginocchiato davanti alla Vergine», dice nel giorno in cui si ripete la celebre Supplica, «le affido l’ardente desiderio di pace di tante popolazioni che in varie parti del mondo soffrono l’insensata sciagura della guerra. Alla Vergine Santa presento in particolare le sofferenze e le lacrime del popolo ucraino. Di fronte alla pazzia della guerra, continuiamo, per favore, a pregare ogni giorno il Rosario per la pace. E preghiamo per i responsabili delle Nazioni, perché non perdano “il fiuto della gente”, che vuole la pace e sa bene che le armi non la portano, mai».
Lunedì, 9 maggio 2022