Riceviamo dall’amico giornalista Wlodzimierz Redzioch — cultore della memoria di san Giovanni Paolo II e curatore del volume Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano, Edizioni Ares, 2014 — e volentieri pubblichiamo l’intervista, che in polacco è apparsa sul settimanale cattolico Niedziela, di cui l’intervistatore è corrispondente, al curatore del sito www.caffarra.it, il militante Massimo Martinucci
di Wlodzimierz Redzioch
La mattina del 6 settembre 2017, esattamente cinque anni fa, a Bologna suonavano le campane di tutte le chiese annunciando la morte di colui che per dodici anni (2003-2015) aveva guidato la Chiesa della città, il card. Carlo Caffarra.
Quell’anno l’arcivescovo emerito di Bologna aveva compiuto 79 anni. Era nato infatti il 1º giugno 1938 a Samboseto di Busseto, provincia di Parma, diocesi di Fidenza. Entrato nel Seminario di Fidenza, venne ordinato sacerdote il 2 luglio 1961. Proseguì gli studi a Roma, nel Pontificio Seminario Lombardo, conseguendo il dottorato in diritto canonico alla Pontificia Università Gregoriana, con una tesi sulla finalità del matrimonio, e il diploma di specializzazione in Teologia morale alla Pontificia Accademia Alfonsiana. Dopo gli studi insegnò Teologia morale nei Seminari di Parma e Fidenza e, successivamente, divenne professore di Teologia morale fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano e al Dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica di Milano. Insegnò anche Etica medica alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Gli anni Settanta furono un periodo di vivaci discussioni, suscitate dall’enciclica di Paolo VI Humanae vitae: fu allora che mons. Caffarra iniziò ad approfondire i temi del matrimonio, della famiglia e della procreazione umana. Dal punto di vista spirituale, don Divo Barsotti, fondatore della Comunità dei Figli di Dio, ebbe una grande influenza sulla sua vita sacerdotale, ma ancora più determinante fu proprio il pontificato di Giovanni Paolo II: il Papa apprezzava molto questo specialista di famiglia e matrimonio e nel 1980 lo nominò esperto al Sinodo dei vescovi sul matrimonio e la famiglia, mentre l’anno successivo gli diede il mandato di fondare e presiedere il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, che guidò fino al settembre 1995 (gli succederà il futuro cardinale Angelo Scola). Dal 1983 e per un quinquennio fu consultore della Congregazione per la dottrina della fede, guidata dall’allora prefetto card. Joseph Ratzinger.
L’8 settembre 1995 mons. Caffarra venne nominato da Giovanni Paolo II arcivescovo di Ferrara-Comacchio e il 16 dicembre 2003 il Papa lo volle arcivescovo di Bologna: iniziò il suo ministero petroniano il 15 febbraio 2004, succedendo al cardinale Giacomo Biffi. Sarà al timone della Chiesa bolognese fino al 2015, quando lasciò a 77 anni dopo aver ottenuto una “proroga” di due anni da Papa Francesco. Creato cardinale da Benedetto XVI nel 2006, ha partecipato al conclave del marzo 2013 che ha eletto proprio Papa Francesco.
Già da vescovo emerito, assieme ai cardinali Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke e Joachim Meisner, il card. Caffarra firmò i cosiddetti “dubia”, chiedendo chiarimenti a Papa Francesco su alcuni punti dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.
Per ricordare la figura del compianto card. Caffarra ho intervistato Massimo Martinucci, medico dentista di Ferrara, appartenente all’associazione ecclesiale di apostolato culturale Alleanza Cattolica, per tanti anni collaboratore del cardinale e curatore del sito a lui dedicato, www.caffarra.it.
– Come ha conosciuto il card. Caffarra?
Nel 1995, quando mons. Caffarra fu nominato da san Giovanni Paolo II vescovo di Ferrara, lo conoscevo solo attraverso i suoi scritti riguardanti il magistero della Chiesa sul matrimonio e la famiglia. Nella prima occasione in cui ho potuto incontrarlo, gli ho chiesto di raccogliere il suo magistero su un sito internet e, dopo un paio di giorni, mi rispose affermativamente, incaricando la sua segretaria di inviarmi i testi delle sue omelie e di tutti i suoi incontri pubblici. Così, come una semplice raccolta di testi, quale è rimasta tuttora, è nato il sito che ancor oggi curo, www.caffarra.it. Oltre a ciò, mia moglie Chiara Mantovani, perfezionata in Bioetica presso l’Università del Sacro Cuore e curatrice ogni anno di un convegno per il locale Servizio di Accoglienza alla Vita, ha avviato con lui una collaborazione che ha portato la mia famiglia, per tutto il tempo del suo episcopato ferrarese ma anche dopo il suo trasferimento a Bologna, a frequentarlo stabilmente.
– Cosa può dire di Carlo Caffarra, uomo e sacerdote?
Mons. Caffarra, molto schivo e riservato, sobrio in tutti gli aspetti della sua vita, si è imposto fin dalla sua consacrazione episcopale severe regole, per esempio non accettando inviti a cena in case private, perché fosse chiaro che non intendeva concedere nulla ad alcun aspetto della mondanità. Non si poteva distinguere alcuno stacco nel suo comportamento tra le conversazioni informali e quelle pubbliche, o quando officiava all’altare, perché era perennemente concentrato, costantemente alla presenza di Dio. Che altro è, d’altronde, un santo, se non una persona che non si distrae e vive la sua intera giornata sempre immersa nella realtà, che non è solo quella visibile?
Fin da piccolissimo è stata evidente la sua vocazione a una vita in unione con Gesù. Lui stesso ci ha confidato un episodio significativo: all’età di cinque anni, eludendo la sorveglianza della mamma durante una Santa Messa, si è presentato alla Sacra Mensa e si è comunicato, ancor prima di ricevere “ufficialmente” la Prima Comunione, tanto era il suo desiderio di unirsi a Gesù.
– Una parte consistente della vita sacerdotale ed episcopale di Carlo Caffarra coincide con il pontificato di Giovanni Paolo II, di cui era un importante collaboratore. Cosa possiamo dire dei rapporti tra questi due giganti della Chiesa?
Quando era stabilmente a Roma, ma anche dopo il 1995, spesso pranzava con Giovanni Paolo II. La sintonia fra i due era completa, da ogni punto di vista, e si può con sicurezza dire che, così come tutta la produzione di mons. Caffarra sia stata influenzata dal pensiero e dalle opere di san Giovanni Paolo II, anche il magistero pontificio di questo Papa abbia avuto nel teologo di Busseto un grande collaboratore: ad esempio in molti passaggi della enciclica Evangelium Vitae, ma non solo, si scorge abbastanza evidente la “mano” del cardinale.
– Mons. Caffarra era anche collaboratore del card. Joseph Ratzinger…
Il card. Ratzinger è stato un grande amico di mons. Caffarra: ricordo che venne a Ferrara, trattenendosi vari giorni con lui in arcivescovado per avere la opportunità di conversare, confrontarsi e, perché no, anche discutere sui grandi temi etici che appassionavano entrambi. Giovanni Paolo II, il card. Ratzinger e il card. Caffarra: tre grandi uomini che hanno condiviso e sopportato insieme grandi prove e responsabilità, mantenendo salde le posizioni su alcuni punti della dottrina cattolica, anche quando tutto il mondo e, purtroppo, anche parti della Chiesa sembravano “remare contro”. Significative le parole di san Giovanni Paolo II, che durante una cena, di fronte allo sconforto di mons. Caffarra per gli attacchi che, da fuori ma anche da dentro la Chiesa, erano rivolti all’Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia da lui diretto, gli disse «non ti preoccupare: siamo nello stesso sacco e prendiamo le stesse bastonate!».
– All’inizio del pontificato di Francesco il card. Caffarra viene accusato di essere in contrasto con il Papa. Come mai?
Già prima della pubblicazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia (marzo 2016) ci furono delle accuse e delle insinuazioni — per esempio quelle rivoltegli dal card. Walter Kasper nel 2014 — di essere in contrasto con il Papa. Ma il card. Caffarra, sempre con molta serenità e carità, in molte dichiarazioni e anche interviste ha chiarito il suo pensiero e ha rigettato queste accuse. Da teologo ha rivendicato il suo diritto a partecipare al dibattito sulle questioni etiche più controverse e da vescovo a difendere la verità del Vangelo, il Magistero della Chiesa e la Dottrina da essa costantemente insegnata, sempre in obbedienza e fedeltà alla Sede di Pietro.
In una intervista dell’ottobre 2014, il cui video è presente anche sul canale YouTube del sito www.caffarra.it (CLICCA QUI PER VEDERLO SU YOUTUBE), ha ribadito tutto questo con una tale forza da dichiarare addirittura che gli avrebbe fatto meno male essere accusato di avere un’amante piuttosto che di essere contrario al Papa!
Del resto, noi sappiamo che un cardinale ha il preciso dovere di collaborare con Santo Padre, ed è questo grave “munus”, questo preciso dovere, che lo ha spinto, anzi obbligato, a rivolgergli delle domande, i cosiddetti “dubia”, dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia, ribadendogli comunque ancora una volta la sua assoluta fedeltà e obbedienza.
– Come si è arrivati ai “dubia” su Amoris Laetitia?
I “dubia” sono domande poste al Papa in relazione a quelle che appaiono come ambiguità che, contenute in un documento ufficiale della Chiesa, si ritiene possano originare confusione fra i fedeli. In questo specifico caso, proprio per il munus cardinalizio di cui parlavo e ritenendo che in alcuni punti l’esortazione apostolica Amoris Laetitia ingenerasse smarrimento tra i fedeli, i quattro cardinali citati pocanzi hanno rivolto le cinque domande che qui sintetizzo: se i divorziati risposati possano in certi casi ricevere l’assoluzione e la Comunione; se ci siano dei comandamenti assoluti e vincolanti senza eccezione; se chi vive una stabile relazione adulterina sia in peccato mortale; se ci possano essere situazioni per cui un peccato mortale possa essere moralmente giustificato; se la propria coscienza possa giustificare un’azione intrinsecamente immorale. Come si sa, a queste domande non fu mai data risposta, e nemmeno alla lettera inviata un anno dopo, nella quale i quattro cardinali chiedevano di essere ricevuti in udienza.
– Che eredità ha lasciato il card. Caffarra?
A tutti quelli che l’hanno conosciuto ha lasciato un’indelebile impressione di uomo completamente rivolto a Dio e profondamente dedito al bene del suo prossimo. Questo si rivela anche in tutto suo insegnamento, che ho raccolto nel sito www.caffarra.it proprio con lo scopo di diffonderne il pensiero. A cinque anni dalla sua morte è ora possibile, quindi auspicabile, che venga istruita una causa di beatificazione perché la Chiesa lo proponga alla devozione di tutti i fedeli, in special modo a quelli che combattono la buona battaglia in difesa della famiglia e della vita.
Lunedì, 5 settembre 2022