Da Avvenire del 26/08/2022
Dal punto di vista demografico «al primo giugno di quest’anno i residenti in Italia sono 58,87 milioni, fra dieci anni ne avremo 57,628 milioni, cioè avremo perso 1,2 milioni di persone. Dal 2014 a oggi ne abbiamo già persi 1,3 milioni. Nel 2052 perdiamo cinque milioni di persone, se andiamo al 2070 perdiamo 11 milioni abbondanti di persone». Lo ha detto il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo al Meeting di Rimini.
«Un grande Paese deve avere una popolazione numerosa», ha sottolineato Blangiardo. «Ci sono più morti che nati, ma non solo per la pandemia – ha spiegato il presidente dell’Istat –. Nei primi cinque mesi del 2008 nascevano in Italia 232mila bambini, nei primi cinque mesi del 2022 sono nati in Italia 149mila bambini, ne sono spariti 100mila. La variazione è del 36%». Le modifiche demografiche hanno ripercussioni evidenti anche sull’economia, considerato che a oggi le persone in età lavorativa tra i 20 e i 66 anni sono 36 milioni e che tra 30 anni saranno 27 milioni, quindi otto milioni in meno. «Il Pil di oggi vale 1.800 miliardi di euro – ha poi aggiunto –, nel 2070 avremo 560 miliardi di Pil in meno, un -32% solo per il cambiamento della demografia».
«Oggi sono 800 mila le persone con almeno 90 anni, tra 20 anni saranno 1,7 milioni e tra 50 anni saranno 2,2 milioni, in un Paese di 47 milioni di abitanti – ha concluso Blangiardo –. L’invecchiamento della popolazione è difficile da gestire, ma è anche silver economy. Io dico: sfruttiamo questa cosa perché anche la Nigeria invecchierà, la Cina tra un po’ di anni avrà una marea di anziani e noi possiamo valorizzare le nostre aziende».