La situazione in Ucraina è diventata di una tale gravità da richiedere una riflessione pubblica, nella quale il Papa implora entrambi i contendenti, chiedendo loro di fare dei passi concreti verso la pace
di Michele Brambilla
Papa Francesco non usa mezzi termini il 2 ottobre, quando esordisce dicendo che «l’andamento della guerra in Ucraina è diventato talmente grave, devastante e minaccioso, da suscitare grande preoccupazione. Per questo oggi vorrei dedicarvi l’intera riflessione prima dell’Angelus. Infatti, questa terribile e inconcepibile ferita dell’umanità, anziché rimarginarsi, continua a sanguinare sempre di più, rischiando di allargarsi» al resto del pianeta, in particolare se si facesse ricorso alle armi atomiche, come qualcuno, ormai, minaccia platealmente.
Il Papa confida che «mi affliggono i fiumi di sangue e di lacrime versati in questi mesi. Mi addolorano le migliaia di vittime, in particolare tra i bambini, e le tante distruzioni, che hanno lasciato senza casa molte persone e famiglie e minacciano con il freddo e la fame vasti territori», Italia compresa se dovesse aggravarsi ulteriormente la stretta sugli idrocarburi e il grano proveniente dall’Ucraina. «È angosciante che il mondo stia imparando la geografia dell’Ucraina attraverso nomi come Bucha, Irpin, Mariupol, Izium, Zaporizhzhia e altre località, che sono diventate luoghi di sofferenze e paure indescrivibili. E che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? È assurdo», commenta dolente il Pontefice, che condanna l’escalation di atti ostili creatasi proprio in questi giorni. «In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno», spiega, «se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni».
Dopo mesi nei quali il Santo Padre è stato spesso accusato, soprattutto da parte ucraina, di non condannare in maniera univoca la Russia, Francesco interpella direttamente Vladimir Putin: «il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte. D’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace», dato che Mosca ha fatto intravedere uno spiraglio dopo l’annessione formale del Donbass.
«A tutti i protagonisti della vita internazionale e ai responsabili politici delle Nazioni chiedo con insistenza di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso, senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation» belliche o retoriche (bisogna “smilitarizzare” anche il linguaggio), «e per promuovere e sostenere iniziative di dialogo. Per favore, facciamo respirare alle giovani generazioni l’aria sana della pace, non quella inquinata della guerra, che è una pazzia! Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore», insiste il Santo Padre, che cerca di bilanciare le posizioni di entrambe le parti.
«Confidiamo nella misericordia di Dio, che può cambiare i cuori, e nell’intercessione materna della Regina della pace», suggerisce il Pontefice. Il pensiero corre subito al 25 marzo, quando il Papa stesso ha consacrato Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria.
Lunedì, 3 ottobre 2022