In memoriam, Cristianità n. 414 (2022)
Il 6 aprile 2022, nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano Protomartire in Settefrati (Frosinone), si sono svolti i funerali di Attilio Tamburrini, socio fondatore di Alleanza Cattolica, mancato improvvisamente il giorno precedente. Al rito funebre hanno partecipato gli abitanti del paese, a cui Attilio era legatissimo pur vivendo da molti anni a Roma, molti parenti e amici, e una folta delegazione di militanti di Alleanza Cattolica, segno tangibile della stima e della benevolenza di cui godeva.
A Settefrati, nella Valle di Comino, Attilio era nato il 17 settembre 1946. Terminate le scuole elementari, come allora capitava frequentemente nei paesi di montagna a causa della difficoltà dei trasporti, aveva frequentato le scuole medie e il ginnasio presso il collegio dei padri cistercensi nella vicina Casamari. Aveva poi brillantemente ultimato il triennio del liceo classico presso il prestigioso istituto Domenico Cotugno de L’Aquila. A Pisa aveva intrapreso gli studi universitari in Chimica Industriale. Dopo un percorso lavorativo nelle imprese, era infine approdato alla direzione della sezione italiana dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre, a Roma, fra l’altro promuovendo, nel 1999, la pubblicazione del Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo, tuttora edito ogni due anni.
Sposato con la madrilena Consuelo Caballero, conosciuta a Perugia grazie all’amicizia dell’ispanista Paolo Caucci von Saucken, da lei ha avuto due figli, Julia e Diego. Attilio aveva in qualche modo «sposato» anche il Paese della consorte, coltivando un affetto appassionato per la Hispanidad cattolica e per le sue tradizioni: un affetto cresciuto negli anni grazie ai frequenti viaggi intrapresi in quel Paese e alle numerose letture storiche e storico-politiche che lo riguardavano. Amava la Spagna e ciò che quel mondo aveva saputo incarnare: l’amore di Dio fino al disprezzo di sé, come solo un vero hidalgo sa fare, senza prosopopea e vanagloria, nella consapevolezza di essere servi inutili.
Fin dagli anni del liceo la sua cifra fondamentale è stata la politica, vissuta con passione e con il corredo di una cultura non comune e mai scontata. Anche il suo itinerario verso una robusta fede cristiana e nell’appartenenza orgogliosa alla Chiesa cattolica romana — grazie all’incontro con Giovanni Cantoni (1938-2020), fondatore di Alleanza Cattolica, e Agostino Sanfratello durante un convegno nazionale del Fronte Universitario di Azione Nazionale (FUAN), l’organizzazione degli universitari del Movimento Sociale Italiano, tenutosi a Rimini, nel 1968 — è stato segnato da un forte impegno pubblico, senza ripiegamenti intimistici e senza tentazioni misticheggianti.
Primo responsabile della Croce pisana di Sant’Enrico Imperatore, fondata nel 1970 da Cantoni — che vedrà fra i suoi membri Giulio Soldani (1943-2011) e Marco Tangheroni (1946-2004), i due amici che lo hanno preceduto nell’ultimo viaggio —, era da diversi decenni reggente della Regione Laziale di Alleanza Cattolica. Infatti, trasferitosi per ragioni di lavoro, è stato attivo a Frosinone, a Perugia e infine a Roma, fondando nuovi nuclei associativi e risolvendo situazioni difficili.
Attilio ha incarnato un particolare di stile di vita, quello contro-rivoluzionario. Sapeva valutare la qualità delle vicende storiche, della storia grande come pure di quella «piccola» di Alleanza Cattolica: per questo non si è fatto mai prendere da innamoramenti politici repentini e umorali, consapevole di quanto sia «stolto l’uomo che confida nell’uomo» (Ger. 17,5); ha sempre conservato una pacata ottica «ghibellina» nei confronti delle vicende storiche della Chiesa; e ha sempre mantenuto nei confronti della politica «partitica» un atteggiamento di curiosità e di attenzione, senza mai attribuirle alcuna funzione salvifica, mai deluso perché mai illusosi.
Amava la parola, anche se di poche parole, sempre nette, mai compiacenti. Era un uomo della tradizione orale, che non disdegnava l’aneddoto, l’ironia e la battuta sapida; un uomo la cui parola era ricercata come la sentenza di un giudice sapiente, che si impone per la forza della sua riconosciuta autorevolezza. Volendo indicare una caratteristica peculiare della sua personalità, si potrebbe dire che è stata una sobrietà poco incline alla retorica e una costante adesione alla lezione dei fatti.
Prediligeva la routine, meno visibile all’esterno, agli slanci attivistici intensi ma di breve durata. Pur essendone ben padrone, alle conferenze preferiva — dando il suo meglio — la trasmissione dei saperi contro-rivoluzionari «sulla breve distanza», come autorevole capo-croce, come efficace formatore in sede di seminario ristretto, come persuasivo conversatore vis-a-vis. Così pure, da ex manager d’impresa, eccelleva nel lavoro organizzativo sia ad intra, sia come responsabile di realtà esterne.
Ha svolto a lungo un ruolo di apprezzato consigliere di Cantoni e, una volta mancato questi, è stato colonna portante del Capitolo Nazionale nel difficile frangente determinato dalla scomparsa del fondatore e dalla sempre più complessa e difficile situazione esterna, ponendosi come interlocutore di rilievo dei nuovi responsabili dell’associazione e offrendo il suo prezioso contributo fino agli ultimi giorni di vita.