Francesco Pappalardo, Cristianità n. 414 (2022)
La Rivoluzione francese del 1789 fu avversata non soltanto a mano armata dagl’insorgenti, con reazioni spontanee, talvolta irriflesse e confuse, ma anche dagli uomini di pensiero, che rappresentano la fase della consapevolezza, come pure dai soggetti ad alta sensibilità spirituale, che con la loro predicazione avevano preparato la reazione, operativa e intellettuale.
Paolo Martinucci, già insegnante e dirigente scolastico, studioso di storia locale e nazionale, corrispondente dell’ISIIN, l’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale, ha raccolto per la prima volta in Italia i profili biografici di dieci militanti cattolici che, fra l’invasione dell’esercito francese nella Penisola (1794) e le rivoluzioni nazionaliste e liberali del 1848, hanno operato in modi diversi per combattere il fenomeno rivoluzionario diffusosi in Europa.
Si tratta di personaggi «scesi “in campo” — come si direbbe oggi —, sia partecipando alla “battaglia delle idee”, con fogli e riviste, creati anche ad hoc, saggi, articoli e pamphlet, sia esponendosi alla resistenza dai pulpiti delle chiese o dalle cattedre vescovili, pagando con la prigione o con l’esilio la propria fedeltà alla Chiesa» (p. 97).
Tutti costoro possono essere ricondotti a quella scuola contro-rivoluzionaria nata proprio durante i primi mesi dell’esplosione rivoluzionaria per ispirazione del pensatore e uomo politico irlandese Edmund Burke (1729-1797) in Inghilterra e del pensatore e diplomatico savoiardo Joseph de Maistre (1753-1821). Una scuola che mira a ostacolare il processo di scristianizzazione della cultura e delle istituzioni nella prospettiva di un ritorno della società alle origini del progetto d’amore di Dio sulle persone e sulle nazioni, attraverso un difficile lavoro di formazione di uomini e di rianimazione del corpo sociale.
I protagonisti del libro sono innanzitutto alcuni religiosi: mons. Adeodato Turchi (1724-1803), cappuccino e vescovo di Parma, apprezzato e prolifico scrittore; l’arcivescovo Giovanni Marchetti (1753-1829), segretario della pontificia Congregazione dei vescovi e dei regolari, «martello» dei giansenisti e dei gallicani; il venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830), fondatore della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine e per molti anni alla guida dell’Amicizia Cristiana, la prima associazione cattolica di apostolato laicale in Italia; e monsignor Giuseppe Baraldi (1778-1832), fondatore e direttore della rivista Memorie di Religione, di Morale e di Letteratura, periodico contro-rivoluzionario di Modena.
Vi sono, quindi, uomini d’azione e politici: il cardinale, e diacono, Fabrizio Ruffo (1744-1827), che nel 1799 guida nel Regno di Napoli la vittoriosa spedizione della Santa Fede contro i rivoluzionari francesi e i locali collaborazionisti; il napoletano Antonio Capece Minutolo, principe di Canosa (1768-1838), uomo d’azione, politico, pubblicista e abile polemista, fondatore nel giugno del 1821 dell’Enciclopedia Ecclesiastica e Morale; Gian Francesco Galeani Napione, conte di Cocconato (1748-1830), controllore generale delle Finanze nel Regno di Sardegna e primo propugnatore, nel 1791, di una confederazione delle potenze d’Italia.
Non mancano, infine, operatori sociali, come il conte Giacomo Mellerio (1777-1847) — esponente di spicco del mondo cattolico milanese, dedito a significative opere assistenziali e caritative — e intellettuali: il marchese Cesare Taparelli d’Azeglio (1763-1830), che dopo la Restaurazione, dirigerà il periodico L’Amico d’Italia e animerà l’Amicizia Cattolica torinese, e il marchigiano conte Monaldo Leopardi (1776-1847), governatore di Recanati — che, a dispetto dell’immagine «retrograda» dei reazionari, fu il primo a introdurre nello Stato Pontificio il vaccino antivaioloso, facendolo sperimentare sui propri figli —, scrittore fecondo e fondatore del periodico La voce della Ragione, che aveva una tiratura, stupefacente per quei tempi, di duemila copie.
Questi personaggi sono tutti cattolici, fedeli al Papato, avversi alla Rivoluzione e delusi dalla Restaurazione del 1815, che aveva vinto Napoleone Bonaparte (1769-1821) ma non le idee di cui era portatore, illudendosi così di aver sconfitto anche le forze rivoluzionarie. Quasi tutti operano durante o subito dopo il periodo dell’Insorgenza popolare (1796-1799) contro la presenza in Italia dell’esercito francese di occupazione.
Le biografie sono precedute da un denso saggio di Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, storico del movimento cattolico, che analizza L’Italia fra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. 1794-1848 (pp. 9-96).