Trascorso il centenario della Marcia su Roma, sopite, si spera, almeno momentaneamente, le polemiche successive alla nascita di un governo di destra-centro, rimane il problema del fascismo e dell’antifascismo, ancora irrisolto, almeno a livello della polemica politica
di Marco Invernizzi
Sul tema fascismo vorrei suggerire la lettura di un libro, scritto da un amico, Oscar Sanguinetti, che tenta di dare del fenomeno una lettura diversa da quelle correnti, sia favorevoli che antifasciste. Si intitola Fascismo e Rivoluzione. Appunti per una lettura conservatrice (Cristianità, 2022).
La lettura del libro presuppone una condizione, che si esca dallo spirito di parte, o meglio di “pancia”, che è stato usato per decenni, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, come arma impropria dalle diverse sinistre ideologiche e politiche per tacciare di fascismo tutti gli anticomunisti, chiunque essi fossero e qualunque fosse la loro cultura di riferimento. Questa autentica “ossessione ideologica” ha fatto sì che molti, soprattutto giovani, si accostassero al fenomeno fascista spinti non tanto dalle proposte del neo-fascismo, quanto dall’arroganza e dalla violenza dell’anti-fascismo militante. L’esito è stato drammatico e fuorviante, sia per l’ambiente neo-fascista sia per quello anti-fascista.
Oggi forse il tempo è maturo per affrontare e cercare di risolvere questo approccio a vantaggio di una storicizzazione del fenomeno fascista. Il libro di Sanguinetti va in questa direzione e probabilmente scontenterà quanti non riescono ancora ad assumere questo atteggiamento di distacco e di rifiuto dell’approccio ideologico.
Chi ha contribuito a favorire il perseguimento della storicizzazione del fascismo è stato certamente uno storico del fascismo, direi senz’altro il più importante: Renzo De Felice (1929-1996). Allievo di Federico Chabod (1901-1960) e di Delio Cantimori (1904-1966), De Felice ha dedicato gran parte della sua vita accademica a studiare il fenomeno, pubblicando una straordinaria biografia di Mussolini di oltre 7000 pagine. I suoi studi, ripresi in tanti altri libri più divulgativi sempre sul fascismo, hanno suscitato tante polemiche a sinistra perché sostenevano tesi allora inimmaginabili nella storiografia dominante, come il carattere di sinistra del “fascismo movimento” rispetto agli elementi di conservatorismo che il “fascismo regime” dovette assumere per potere governare, o come il consenso che il regime ebbe indiscutibilmente fino a guerra inoltrata. Ma soprattutto De Felice spiazzò i suoi contemporanei per il metodo usato, sine ira et studio, cioè affrontando il fascismo con gli strumenti dell’analisi storica, tralasciando ogni approccio militante in entrambe le prospettive. Il suo contributo fu assolutamente importante per cominciare ad analizzare con un sano distacco il fascismo e il libro di Sanguinetti gli è molto debitore.
Tuttavia, esso è anche qualcosa d’altro, perché non si limita a un approccio storico, ma cerca di interpretare il fascismo dal punto di vista di una concezione del mondo conservatrice e contro-rivoluzionaria. Infatti, Sanguinetti parte da una intuizione di Giovanni Cantoni (1938-2020) contenuta nel saggio introduttivo all’opera Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Corea de Oliveira, nel quale il fondatore di Alleanza Cattolica indica la presenza nel fascismo di almeno tre “destre”, delle quali soltanto una è autentica, cioè cattolica e coerentemente ostile a tutti i principi della Rivoluzione. Nel fascismo prevalgono le altre due, “destre della Rivoluzione”, una liberale e l’altra socialista, secondo l’analisi di Cantoni.
Nel tempo in cui una destra che si autodefinisce conservatrice si appresta a governare l’Italia, questo libro offre l’occasione, a chi non ha paraocchi ideologici, di comprendere come nella storia italiana il fascismo abbia avuto poco a che fare con una possibile destra conservatrice e anzi abbia contribuito a impedirne la nascita per decenni dopo la fine del regime. Forse oggi, anche da questo punto di vista, i tempi potrebbero essere maturi.
Sabato, 29 ottobre 2022