Dal 1° gennaio 2023 è prevista l’entrata in vigore della nuova soglia massima per i pagamenti in contantI, in riduzione dagli attuali 2.000 a 1.000 euro: il governo Meloni è però intenzionato ad alzare il tetto, anziché abbassarlo, incontrando la forte opposizione del Partito Democratico e delle sinistre, da sempre ostili all’utilizzo del cash
di Maurizio Milano
Sono trent’anni che i governi italiani portano avanti una progressiva restrizione dell’utilizzo del denaro contante. Le motivazioni sono sempre le stesse: contrasto all’evasione fiscale e alla criminalità organizzata, al fine di aumentare la legalità. La “guerra al contante” è una tendenza diffusa in tutta Europa, con la notevole eccezione della Germania, dell’Austria, dei Paesi Bassi e di altri Paesi dell’Unione, dove al momento non sono previsti dei tetti all’utilizzo del contante; ed è un fenomeno mondiale, dagli Usa alla Russia, dalla Cina all’India, nella prospettiva dell’eliminazione completa del cash. Passi in questa direzione sono la progressiva scomparsa delle banconote di taglio maggiore (in Italia non circolano più le banconote da 500 e 200 euro, e anche quelle da 100 euro sono divenute rare); allo stesso modo, diminuiscono gli sportelli automatici per il prelievo di banconote, così come aumentano sempre più le tipologie di transazioni effettuabili esclusivamente con mezzi digitali. Il nuovo governo italiano, ed è una novità degna di nota, vorrebbe invertire tale tendenza.
Chi si oppone al restringimento nell’utilizzo del contante evidenzia la perdita progressiva del potere d’acquisto del denaro al crescere dei passaggi per via digitale, a causa delle commissioni di transazione, oltre a difficoltà nell’utilizzo pratico dei sistemi di pagamento da parte delle persone più anziane o comunque svantaggiate economicamente. Abolire il contante per contrastare l’evasione fiscale non sarebbe poi risolutivo, perché riguarda generalmente attività economiche marginali, modesti evasori “parziali”, che vi ricorrono spesso per sopravvivere a una tassazione vessatoria: micro-attività che non “emergerebbero”, ma semplicemente verrebbero “sommerse” definitivamente, costrette alla chiusura, e non sarebbe un bene per il Paese. Se è vero, poi, che la presenza di denaro contante comporta inevitabilmente dei rischi di riciclaggio, anche la digitalizzazione crescente dei pagamenti apre alla possibilità di truffe e frodi online, alla clonazione di carte di credito e ad altre attività illecite, come il cosiddetto cyber-riciclaggio o cyber-laundering. Non si può, quindi, pensare all’abolizione del contante come al mezzo adeguato per contrastare l’evasione fiscale e la criminalità organizzata; non si può neppure, tuttavia, opporsi alle proposte restrittive, adducendo semplicemente i costi di transazione dei pagamenti digitali (perché potrebbero essere azzerati), oppure le difficoltà per le persone più anziane, perché esse andrebbero a diminuire, per forza di cose, col passare del tempo. Per opporsi efficacemente alla progressiva abolizione del denaro contante, portata avanti da molti governi, soprattutto nei Paesi più sviluppati, occorre quindi individuare i reali obiettivi di tali politiche, svelandone la pericolosità.
L’obiettivo finale è quello di andare verso una completa digitalizzazione dei pagamenti, una cashless society in cui il denaro sarà emesso direttamente dalle Banche centrali attraverso le “divise digitali”, le cosiddette Central Bank Digital Currencies (CBDC): divise che assomigliano al Bitcoin e alle altre cripto valute solamente per quanto riguarda l’utilizzo della tecnologia dell’architettura blockchain, mentre per il resto sono completamente differenti da esse perché emesse e gestite centralmente. Le criticità da evidenziare sono principalmente i rischi per la privacy e il controllo accentrato completo della moneta, aggravato in prospettiva dall’introduzione della cosiddetta “identità digitale”.
Privacy. Al momento i dati di utilizzo dei pagamenti digitali sono come frammentati e dispersi tra molteplici circuiti di carte di credito e differenti operatori finanziari, cosicché la “profilazione” completa dei pagamenti in capo allo stesso soggetto non è immediata; col passaggio alle CBDC e con la scomparsa del contante, tutti i flussi in uscita e in entrata sarebbero, invece, attribuibili immediatamente al soggetto che li dispone o riceve, senza alcun anonimato. Ciò consentirebbe la “profilazione” completa delle persone, per le finalità più varie.
Controllo. Le CBDC costituiscono il punto d’arrivo finale del denaro fiat: dopo un progressivo sganciamento del valore del denaro dai sottostanti di riferimento – l’ultima è stata la fine del sistema monetario gold-exchange standard il 15 agosto 1971, ad opera del presidente Usa Richard Nixon (1969-1974) – il denaro nei vari Paesi del mondo è diventato esclusivamente denaro “fiduciario”. Esso ha valore solo e perché lo dice il potere pubblico, per via del corso legale e forzoso che lo rende l’unico mezzo di pagamento utilizzabile per estinguere un debito e per pagare le imposte. Già ora il denaro non appartiene più alla res publica, ma all’autorità politica, con la conseguenza che gli Stati possono attuare politiche inflazionistiche che ne falsificano il potere d’acquisto, svilendolo nel corso del tempo, violando diritti di proprietà e contratti e producendo ingiusti e opachi effetti redistributivi della ricchezza e dei redditi, con distorsione degli scambi e dell’efficiente allocazione delle risorse. Un domani, con le CBDC, potrebbero essere imposti alla bisogna anche tassi nominali negativi sui conti correnti e fissate delle scadenze temporali per incentivare l’utilizzo del denaro, scoraggiando così il risparmio, oppure potrebbe essere ristretta la spendibilità del denaro, indirizzandola verso certi “panieri” di beni e servizi predefiniti ed escludendone altri. In tal modo il risparmio, già eroso da un’inflazione in forte rialzo a partire dall’estate 2021, sarebbe ulteriormente scoraggiato e la libertà di scelta ridotta. Nell’area euro esiste un avanzato progetto-pilota di “euro digitale”, che dovrebbe avviarsi nei prossimi 3-4 anni: esso, in prospettiva, darebbe alla Banca Centrale Europea un controllo diretto e illimitato sulla quantità di denaro presente nel sistema, soprattutto se il contante venisse completamente ritirato.
Identità digitale. Si tratta di un progetto portato avanti dalla Commissione Europea e riguarderà tutti i cittadini europei, una sorta di super-SPID, da utilizzare per qualsiasi interazione non solo con l’amministrazione pubblica, ma anche tra privati. Dopo la morte del contante e l’introduzione delle CBDC, i governi collegheranno verosimilmente la possibilità di utilizzare il denaro digitale all’ID account, cioè al codice identificativo dell’identità digitale, che sarà attribuito a ciascuna persona. In tal modo sarebbe compromessa non solo la privacy, ma la stessa proprietà privata e la libertà: infatti non solo tutti i pagamenti sarebbero tracciati, come già accade adesso con i pagamenti digitali, ma si potrebbe aggiungere un sistema di controllo centralizzato sull’utilizzo del denaro. Il proprio denaro, ad esempio, potrebbe essere spendibile solo per alcuni acquisti e non per altri, ad esempio stando attenti al superamento di una data soglia di emissione di anidride carbonica personale, anch’essa monitorata e registrata nell’identità digitale; per di più, i pagamenti potrebbero essere bloccati per motivi di “ordine pubblico”, se il soggetto ha fatto o detto qualcosa che non viene considerato accettabile dell’autorità politica, ad esempio perché ha partecipato a una manifestazione non gradita, oppure perché non ha soddisfatto un obbligo di tipo sanitario o fiscale, o per qualsiasi altro motivo deciso dall’alto. Potrebbe, in altre parole, essere istituito un monitoraggio centralizzato, utilizzando degli algoritmi che incrociano tutti i dati rilevanti della persona, dalle transazioni monetarie ai dati fiscali, sanitari, all’attività sui social, ecc., il tutto in tempo reale e senza possibilità di appello. Si imita il così sistema di crediti sociali cinese, anche se in versione più soft.
L’accoppiata “identità digitale– CBDC” consentirebbe, quindi, di inibire i pagamenti (in tutto o in parte) a seconda dello scoring attribuito al soggetto dall’algoritmo soggiacente, o in seguito a decisioni ad personam dell’autorità pubblica: tecnicamente ciò è già consentito, la scelta se farlo oppure no è di tipo politico. Il rischio è quello di passare da una logica di “diritti” permanenti a una di “permessi” temporanei, che potrebbero, quindi, essere concessi o revocati in qualsiasi momento, in modo discrezionale o secondo una logica di tipo “premiale”. La contemporanea eliminazione del contante non lascerebbe vie di fuga: la persona diventerebbe un “non-cittadino” e non potrebbe più né vendere né comprare.
In conclusione, fa molte bene il governo Meloni a opporsi alla limitazione nell’uso del contante. La posta in gioco va ben al di là dei costi di transazione dei pagamenti digitali o delle difficoltà per le persone più anziane o svantaggiate, benché tutti questi siano aspetti veri. A rischio, come abbiamo visto, sono la privacy e, di conseguenza, anche la libertà personale e l’autonomia familiare per tutti, a partire dai più deboli. La tutela del contante rientra quindi nel più ampio capitolo della difesa della proprietà privata, uno dei presidi fondamentali della libertà e dell’autonomia personale e familiare.
Venerdì, 4 novembre 2022