C’è una novità di non poco conto nella vita politica italiana. Il partito più votato si autodefinisce un partito conservatore. È la prima volta che accade nella storia dell’Italia moderna, dal Regno d’Italia a oggi
di Marco Invernizzi
Che cosa significa essere conservatori?
Il conservatorismo è una visione del mondo che ha avuto molta fortuna nei Paesi anglosassoni e poca in Europa, mentre è stata completamente assente nella storia italiana. Essa viene a definirsi durante la Rivoluzione francese e nei decenni successivi e si articola attorno ad alcuni principi che sono ritenuti irrinunciabili in qualsiasi situazione storica. Questi principi si è soliti indicarli nella triade Dio, patria e famiglia per sostenere che ogni civiltà, per essere tale, deve fondarsi su valori trascendenti, cioè sulla religione, deve perseguire il bene di tutta la comunità, rifiutando ogni forma di individualismo, e deve avere la famiglia come cellula base, intendendola come il fondamento della vita pubblica e non, semplicemente, come il luogo degli affetti più importanti.
Il conservatore è colui che di fronte a ogni cambiamento, spesso necessario per favorire lo sviluppo della società, vuole che non avvenga prescindendo da quei principi di base. Pertanto non è un nostalgico, anche se constata che in altri tempi questi principi possono essere stati maggiormente rispettati. E non è contrario al progresso, anzi, ritiene che la fedeltà alla Tradizione sia la condizione del vero progresso. Soprattutto è un nemico delle rivoluzioni, cioè di ogni tentativo di costruire l’«uomo nuovo» e una società che prescinda e avversi le proprie radici storiche. Egli sa che non solo la Chiesa è semper reformanda, ma che anche le nazioni crescono attraverso riforme utili per favorire lo sviluppo.
L’attuale Presidente del Consiglio ama citare, come propri autori di riferimento, figure come Roger Scruton (1944-2020) o Gustave Thibon (1903-2001). Sono autori ascrivibili al pantheon del pensiero conservatore, ancora poco tradotti e conosciuti in Italia, se non da una piccola parte dell’opinione pubblica, che ha potuto leggerli grazie alle traduzioni di piccole e lungimiranti case editrici.
Personalmente ricordo di avere conosciuto Thibon, il filosofo contadino, a Milano nel lontano 1974, invitato a presentare un suo libro, tradotto in italiano da alcuni amici di Alleanza Cattolica. Il suo contributo nella formazione della famiglia culturale di Alleanza Cattolica è stato molto importante, soprattutto per mostrare la falsità di tutte le ideologie che caratterizzavano la società occidentale di quegli anni. Come titola un suo libro fra i più importanti, Thibon ha contribuito a far ritornare al reale molti giovani che stavano imbracciando la strada pericolosa delle ideologie.
Speriamo e preghiamo che questi autori contribuiscano con le loro idee a fare in modo che l’Italia esca dalla crisi, anzitutto culturale e morale, nella quale versa, ormai, da molti decenni.
Lunedì, 7 novembre 2022