Di Giulio Meotti da Il Foglio del 16/11/2022
Roma. Una due giorni con 150 accademici riuniti a Stanford per parlare di libertà e ideologia. L’economista John Cochrane, lo psicologo di Harvard Steven Pinker, il geofisico Dorian Abbot, il matematico di Princeton Sergiu Klainerman, l’economista Tyler Cowen, lo storico Niall Ferguson, il biologo Jerry Coyne e lo psicologo Jonathan Haidt, fra tanti altri. Luana Maroja, professoressa di Biologia al Williams College, sulla newsletter di Bari Weiss racconta il convegno e di come l’ideologia woke stia avvelenando anche le scienze, dalla biologia alla medicina. “Come biologa evoluzionista, sono abituata ai tentativi di censurare la ricerca e sopprimere la conoscenza”, scrive Maroja. “Ma per la maggior parte della mia carriera, quel tipo di comportamento è venuto da destra. Oggi la minaccia arriva principalmente da sinistra”. Per lei, quel momento è arrivato nel 2018, durante un discorso di un relatore, lo studioso di religione Reza Aslan, che ha affermato che “dobbiamo scrivere su una pietra ciò che può e non può essere discusso”. Gli studenti hanno fatto una standing ovation. “Essendo nato sotto la dittatura in Brasile, ero allarmata”. E Maroja racconta: “In alcune classi di biologia, gli insegnanti dicono agli studenti che i sessi, non il genere, sono su un continuum. Almeno un college che conosco insegna che è bigotto pensare che gli esseri umani siano in due sessi distinti”. Anche le scuole di Medicina e la Society for the Study of Evolution hanno rilasciato dichiarazioni che suggeriscono che i sessi sono un continuum. “Se ciò fosse vero, l’intero campo della selezione sessuale sarebbe privo di fondamento. In psicologia e salute pubblica, molti insegnanti non dicono più maschio e femmina, ma usano invece la contorta ‘persona con un utero’. Ho avuto un collega che, durante una conferenza, è stato criticato per aver studiato la selezione sessuale femminile negli insetti perché era un maschio”. La prestigiosa rivista Nature Human Behaviour ha appena annunciato in un editoriale: “Sebbene la libertà accademica sia fondamentale, non è illimitata”. Uno dei partecipanti al convegno di Stanford, il professore di Geofisica all’Università di Chicago, Dorian Abbot, su Newsweek aveva scritto: “Il nuovo regime è intitolato ‘Diversità, equità e inclusione’ ed è imposto da una burocrazia di amministratori. Nel clima attuale non si può discutere: l’autocensura è totale”. Risultato? Abbot doveva parlare al Mit nel Massachusetts. Ma l’università ha cancellato la sua conferenza. Al pluripremiato scienziato canadese Patanjali Kambhampati sono stati negati i fondi perché si rifiuta di assumere in base al colore della pelle e si concentra solo sul merito. Kambhampati, che lavora nel dipartimento di Chimica della McGill University, ha detto: “Non mi interessa il colore della pelle. Sono interessato ad assumere qualcuno che voglia lavorare al progetto ed è bravo a farlo”. Una professoressa alla Brown University, Lisa Littman, ha messo in dubbio che tutti i casi transgender siano legati a una effettiva disforia. Ha ipotizzato che potrebbe essere contagio sociale. Littman ha pubblicato i risultati in un saggio. La scienziata, la rivista e la Brown sono stati accusati di transfobia sulla stampa e sui social. L’università ha emesso un comunicato che denunciava il lavoro della professoressa. La carriera di Littman è distrutta. Non insegna più alla Brown e il suo contratto al dipartimento della Salute dello stato del Rhode Island non è stato rinnovato.