San Giovanni, «allergico alla doppiezza», come dice il Pontefice, è uno dei grandi protagonisti dell’Avvento perché ci indica come convertirci, oggi, ad un cristianesimo integrale
di Michele Brambilla
Ogni anno, in Avvento, incontriamo la figura di san Giovanni Battista, profeta singolare che viveva nel deserto, si vestiva di peli di cammello e si cibava di locuste e miele selvatico. Papa Francesco domanda, all’inizio dell’Angelus di domenica 4 dicembre: «perché la Chiesa lo propone ogni anno come principale compagno di viaggio durante questo tempo di Avvento? Cosa si nasconde dietro la sua severità, dietro la sua apparente durezza? Qual è il segreto di Giovanni? Qual è il messaggio che la Chiesa ci dà oggi con Giovanni?».
Il messaggio è un invito alla conversione senza compromessi. «In realtà il Battista, più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza», spiega il Santo Padre. «Ad esempio, quando si avvicinano a lui farisei e sadducei, noti per la loro ipocrisia, la sua “reazione allergica” è molto forte! Alcuni di loro, infatti, probabilmente andavano da lui per curiosità o per opportunismo, perché Giovanni era diventato molto popolare», ma il Signore guarda la sincerità del cuore! San Giovanni li sferza, pertanto, senza pietà.
I rimproveri del Battista sono «un grido di amore, come quello di un padre che vede il figlio rovinarsi e gli dice: “Non buttare via la tua vita!”. In effetti, cari fratelli e sorelle, l’ipocrisia è il pericolo più grave, perché può rovinare anche le realtà più sacre», svuotandole di contenuto. «Possiamo leggere per esempio il capitolo 23 di Matteo, dove Gesù parla agli ipocriti del tempo, così forte! E perché fa così il Battista e anche Gesù? Per scuoterli. Invece quelli che si sentivano peccatori “accorrevano a lui e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare”» riconoscendosi bisognosi di un Salvatore.
«È così: per accogliere Dio non importa la bravura, ma l’umiltà. Questa è la strada per accogliere Dio, non la bravura: “siamo forti, siamo un popolo grande…”, no, l’umiltà: “sono un peccatore”; ma non in astratto, no, “per questo, questo, questo”, ognuno di noi deve confessare, prima di tutto a sé stesso, i propri peccati, le proprie mancanze, le proprie ipocrisie; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento», perché, ammonisce il Pontefice, «non siamo anche noi a volte un po’ come quei farisei? Magari guardiamo gli altri dall’alto in basso, pensando di essere migliori di loro, di tenere in mano la nostra vita, di non aver bisogno ogni giorno di Dio, della Chiesa, dei fratelli. Dimentichiamo che soltanto in un caso è lecito guardare un altro dall’alto in basso: quando è necessario aiutarlo a sollevarsi».
Benvenuto, quindi, l’Avvento, che ci chiede di toglierci molte “maschere”, «e ricordiamoci ancora una cosa: con Gesù la possibilità di ricominciare c’è sempre: mai è troppo tardi, sempre c’è la possibilità di ricominciare. Abbiate coraggio, Lui è vicino a noi e questo è un tempo di conversione». Allora «ascoltiamo l’appello di Giovanni Battista a tornare a Dio e non lasciamo passare questo Avvento come i giorni del calendario, perché questo è un tempo di grazia, di grazia anche per noi, adesso, qui».
Lunedì, 5 dicembre 2022