Vigilare nell’attesa e nell’ascolto della parola di Dio è una parte fondamentale del discernimento e anche dell’Avvento, che il Papa, in questi tempi di guerra, desidera sia più umile, senza dimenticare coloro che si trovano nel bisogno, in particolare gli ucraini
di Michele Brambilla
Papa Francesco il 14 dicembre dedica l’udienza al tema del vigilare, che è quello tipico del tempo liturgico che stiamo vivendo, l’Avvento. Ne parla, comunque, nel contesto del ciclo sul discernimento perché «ritengo necessario inserire a questo punto il richiamo a un atteggiamento essenziale affinché tutto il lavoro fatto per discernere il meglio e prendere la buona decisione non vada perduto». Il Papa avverte che «il rischio c’è, ed è che il “guastafeste”, cioè il Maligno, possa rovinare tutto, facendoci tornare al punto di partenza, anzi, in una condizione ancora peggiore. E questo succede, per questo bisogna stare attenti e vigilare», affinché la nostra gioia non venga turbata e raggiungiamo la meta che ci siamo prefissati.
La vigilanza è un dovere fondamentale del discepolo. «Per esempio, nel Vangelo di Luca, Gesù dice: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che al suo ritorno il padrone troverà ancora svegli” (Lc 12,35-37)». Da questa esortazione evangelica comprendiamo come «si tratta della disposizione d’animo dei cristiani che aspettano la venuta finale del Signore; ma si può intendere anche come l’atteggiamento ordinario da tenere nella condotta di vita, in modo che le nostre buone scelte, compiute a volte dopo un impegnativo discernimento, possano proseguire in maniera perseverante e coerente e portare frutto».
Paragonando l’uomo ad un padrone di casa che si lascia invadere la proprietà, il Vangelo ricorda che quando si apre la porta al peccato si passa facilmente dal veniale al mortale. «Ma il padrone non se ne accorge? No, perché questi sono i demoni educati: entrano senza che tu te ne accorga, bussano alla porta, sono cortesi», magari spacciano i loro suggerimenti come l’autentico “progresso”, come la via più “razionale” per essere “alla moda”. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. «“No va bene, vai, vai, entra…” e poi alla fine comandano loro nella tua anima. State attenti a questi diavoletti, a questi demoni: il diavolo è educato, quando fa finta di essere un gran signore. Perché entra con la nostra per uscirne con la sua», ammonisce il Pontefice.
«A tutti voi addito la figura di San Giovanni della Croce, Sacerdote e Dottore della Chiesa, di cui oggi celebriamo la memoria liturgica. Sull’esempio di questo grande maestro spirituale, testimoniate nell’esistenza quotidiana la vostra adesione alla volontà di Dio», che è che tutti siano salvi. «Fratelli e sorelle io vi dico: si soffre tanto in Ucraina, tanto, tanto! E io vorrei attirare l’attenzione un po’ sul prossimo Natale, anche le feste. È bello festeggiare il Natale, fare le feste…ma abbassiamo un po’ il livello delle spese di Natale», chiede il Santo Padre: «facciamo un Natale più umile, con regali più umili. Inviamo quello che risparmiamo al popolo ucraino, che ha bisogno, soffre tanto; fanno la fame, sentono il freddo e tanti muoiono perché non ci sono medici, infermieri a portata di mano. Non dimentichiamo: un Natale, sì; in pace con il Signore, sì, ma con gli ucraini nel cuore. E facciamo quel gesto concreto per loro».
Giovedì, 15 dicembre 2022