Solennità di Maria Madre di Dio
(Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4, 4-7; Lc 2, 16-21)
Il primo gennaio viene celebrata la solennità di Maria Madre di Dio, in greco Theotokos: è un dogma proclamato dal Concilio di Efeso il 22 giugno del 431. E’ una grande verità, che va assolutamente ritenuta con chiarezza. Ma come fa una donna a generare Dio?
Qui sta la sorpresa, perché non è una questione tanto riguardante Maria, quanto Gesù stesso. E’ un problema cristologico. Se Gesù fosse solo Dio, allora noi uomini non saremmo direttamente coinvolti nei suoi insegnamenti. Se fosse solo un uomo, allora ci “schiaccerebbe”, perché sarebbe un “super dotato” inarrivabile.
Invece Gesù è vero Dio e vero uomo, una sola persona ma con due nature. Ecco allora l’espressione Madre di Dio, che certo non chiarisce tutta la grandezza incommensurabile dell’Incarnazione, ma contiene in sé un paradosso meraviglioso: Lui è nostro fratello, ha assunto la carne, ciò che ha vissuto lo viviamo anche noi, ma Lui è Figlio di Dio. Ci può insegnare tutto quanto serve per essere uomini e Figli di Dio.
Siamo quindi innanzi alla capacità di Maria di generare Dio, ma questa prerogativa andrebbe estesa per analogia a tutti noi. Noi possiamo fare l’esperienza di Maria quando vediamo uscire dalle nostre opere la grandezza di Dio. Essere “madri di Dio” in senso analogico vuol dire essere fecondi. Possiamo essere veri figli degli uomini e di Dio, ma se non siamo fecondi ci viene a mancare tutto ciò che di grande corrisponde alla Madre di Dio.
Celebriamo oggi la fecondità di Maria e siamo chiamati a confrontarci con essa. Noi viviamo in un’epoca di difficoltà inerenti l’identità umana: non si tratta solo di accettare i bimbi e opporsi all’aborto, a monte vi è un problema legato all’identità della stessa persona umana. Il delirio dell’autonomia ha portato alla solitudine, perché ci si innamora follemente della nostra ragione e, poi, dei nostri sentimenti superficiali: un auto-appagamento di piacere in piacere genera una bocca famelica. Siamo bocche fameliche che devono sempre azzannare.
I figli di Dio nel Vangelo vengono invece paragonati ad una sorgente, da cui zampilla ottima acqua per la vita eterna, che chiunque può bere. C’è chi è genitore, ma si occupa solo di sé ed è quindi infecondo: anche sulla via della vita spirituale procede sempre e solo per auto-appagamento. Noi siamo chiamati ad essere gente che, invece, procura vita, sorgente da cui sgorgano bene e luce. Maria è Madre perché ha detto sì a Dio persino prima che intervenisse lo Spirito Santo. Essendo Vergine, non ha chissà quale dote: lei è anzitutto apertura a Dio.
Il suo Bimbo, Gesù, verrà posto dentro una mangiatoia, luogo certo non idoneo per riporre un neonato, ma prefigura il suo concepirsi pane per noi, pane per gli altri. Lo adoriamo perché ne gustiamo la bellezza, che si espande in tutta la nostra vita. Non più gente che ha solo cose da chiedere, ma che si propone come portatrice della pace di Dio, che provvede in sovrabbondanza. Una pace che non lascia alcun dubbio su Dio e sulla vita presente.
Celebriamo la festa della libertà di Maria, cioè della possibilità di essere sorgente, scaturigine del bene. Può venire molto bene da ciascuno di noi: non smettiamo mai di crederlo.
Domenica, primo gennaio 2023