Di Stefano Zecchi da Il Giornale del 28/12/2022
Tra le numerose locuzioni in cui rientra la parola «figlio», ce n’è una dolcissima: «figlio dell’amore». Si tratta del figlio nato al di fuori del matrimonio del padre e della madre. All’opposto, ce n’è un’altra molto triste: «figlio di nessuno». Sono i trovatelli, oppure i figli così trascurati dai genitori da essere rimasti soli. Locuzioni ormai cadute in disuso, perché? Perché non si sa più chi siano i figli; si alza una cortina di nebbia sul significato di quella parola, per poterle attribuire così il valore che più ci comoda.Il figlio diventa una cosa. Eppure, che c’è di più semplice, naturale dell’essere figlio? È il frutto della generazione prodotta da un padre e da una madre, non sempre dal loro reciproco amore, sempre dalla loro unione. Di conseguenza, altrettanto semplice e naturale è quella forma che unisce padre, madre, figlio: la famiglia.Perché si è costretti a intervenire con una legge per dire che questa è la realtà, quando essa è assolutamente evidente? Perché c’è una volontà di dominio sulla natura, messa in opera dall’ingegneria genetica.Proprio sul terreno della medicina, la ricerca scientifica ci ha dato straordinarie possibilità di vita, ma ora si è anche consapevoli che scienza e tecnologia possono provocare grandi danni al nostro equilibrio esistenziale e a quello del pianeta. L’ingegneria genetica è in grado di mettere in crisi la nozione di «figlio», sganciandolo dalla sua naturale procreazione, facendone, inevitabilmente, una cosa prodotta grazie a un sofisticato apparato tecnologico.La domanda: «Chi è il figlio?» – è il figlio dell’amore, di nessuno…? – diventa: «Come è stato prodotto il figlio»? Se si arriva a porre questa domanda, significa anche che padre e madre sono irrilevanti nella loro relazione sessuale e che il concetto stesso di famiglia (in cui c’è un padre, una madre, un figlio) non esiste più.L’introduzione della legge, che non ammette la registrazione dei figli «generati» dalle cosiddette coppie arcobaleno, in apparenza reazionaria (perché farebbe un passo indietro rispetto alle innovazioni dell’ingegneria genetica e alla loro ricaduta sulle relazioni sociali) in realtà è rivoluzionaria: mette finalmente un freno alla volontà di potenza di un mercificato sviluppo tecnologico (obiettivo, oggi, difficilissimo da raggiungere, basti pensare come i giovani debbono scendere in piazza per pretendere il rispetto della natura), restituendo dignità all’essere figlio, rifiutando che esso sia una cosa prodotta ingegneristicamente allo scopo di soddisfare il narcisismo di alcuni, l’ambizione di violare la natura, il desiderio di possedere la vita degli altri senza averne diritto, usandola.