Di Andrea Morigi da Libero del 01/02/2023
Con il trentenne di nome Charif H.A. che lunedì sera ha pugnalato tre persone alla stazione Schuman della metropolitana di Bruxelles, il numero degli attacchi al grido di Allah Akbar del mese di gennaio sale a quota 7. Il 2023 si preannuncia come un anno di ottimi risultati per il terrorismo islamico. A questo ritmo, raggiungere i cento episodi dovrebbe essere un obiettivo alla portata dei cosiddetti lupi solitari, anche se alcuni di loro vengono trattati come casi psichiatrici.Apre la lista Trevor Bickford, 19enne convertito all’islam del Maine, che il giorno di Capodanno si dirige a New York City con un coltello e un machete nello zaino e, una volta arrivato al locale commissariato di polizia di Times Square, mena fendenti contro tre agenti prima di essere raggiunto da un proiettile che lo neutralizza.Non si può giudicarlo matto solo perché dichiara l’intenzione di sterminare degli infedeli e trasferirsi in Afghanistan per andare a vivere con i talebani. Sono scelte di morte, con un’indubbia connotazione morale e civile, ma delle quali è responsabile chi compie l’azione.STERMINATORISempre in base al loro libero arbitrio, e non a causa di una patologia mentale, i due fratelli iraniani di 32 e 25 anni arrestati l’8 gennaio scorso a Castrop-Rauxel, in Germania, intendevano procurarsi materiale veleni come cianuro ricina. Gli inquirenti tedeschi, avvertiti del pericolo imminente dai servizi segreti americani, ritengono che lo scopo degli indagati fosse quello di scatenare un atto di guerra chimico-biologica.Dopo tre giorni, un algerino senza permesso di soggiorno, accoltella sei passeggeri alla Gare du Nord, la stazione ferroviaria internazionale di Parigi, con una lama fatta in casa. È la dimostrazione, spiega il direttore territoriale della sicurezza della capitale francese, Bernard Bobrowska, che «la situazione migliora di anno in anno». Dal punto di vista delle vittime, tanti successi nel campo dell’ordine pubblico potrebbero senz’altro apparire meno evidenti delle cicatrici con cui avranno a che fare per tutta la vita.Il giorno 14 è la volta di Strasburgo, dove un uomo, identificato come un trentunenne rifugiato dal Kosovo, ma prendendo a pretesto la situazione del Medio Oriente e invocando la divinità dei musulmani, colpisce con un’arma da taglio una donna che porta il figlioletto in passeggino e un poliziotto fuori servizio, il quale tuttavia riesce a bloccarlo. Al momento del fermo, il potenziale omicida avverte le forze dell’ordine e, tramite loro, anche la pubblica autorità: «Finirete tutti all’inferno, a causa di quello che fate in Palestina». Ciò comunque non impedisce di dichiararlo «psicologicamente instabile».Su un treno che viaggiava fra Kiel e Amburgo, il 14 gennaio una ragazza di 16 anni e un ragazzo di 19 anni vengono assassinati, mentre altre sette persone vengono ferite a coltellate da un apolide di origine palestinese di 33 anni. Secondo il portavoce della procura, Peter Müller-Rakow, però, il movente non può essere rubricato come terroristico. Magari si trattava solo di una cattiva abitudine dello straniero, senza fissa dimora, uscito da poco di prigione dove era finito per un’altra aggressione. Fra le intenzioni del ministro degli Interni tedesco, Nancy Faeser, c’è quella di «fare chiarezza» sui motivi che avevano condotto alla scarcerazione, ma non all’espulsione dell’assassino.Secondo il giudice dell’Audiencia Nacional Joaquin Gadea, l’attacco del 26 gennaio a due chiese cattoliche ad Algeciras, in Spagna, di cui è accusato il 25enne di nazionalità marocchina Yassin Kanjaa, è di matrice jihadista, anche se non sono emersi legami del terrorista ad alcuna organizzazione terroristica specifica. In realtà, alla domanda se sostenesse l’Isis, durante l’interrogatorio, l’uomo riferisce di sostenere tutti i suoi fratelli islamici e, quanto alla motivazione del gesto, spiega agli inquirenti che «ha visto cose nella sua testa» e di essere «un messaggero uscito per attaccare i nemici di Allah».
CRIMINI D’ODIO: Ci sono persone che si svegliano una mattina e cercano un sacrificio umano in nome del Corano. Nel caso specifico, è stato ucciso un sacrestano, mentre un sacerdote, don Antonio R. Lucena, e altre due persone sono rimaste ferite. Potrà rivelarsi utile analizzare i segnali della follia presunta che hanno preceduto gli episodi di violenza, ma dalle ricostruzioni ufficiali la realtà si presenta sotto altre forme. Uno studio dell’accademia militare statunitense di Westpoint, il Combating Terrorism Center, ha evidenziato che la malattia mentale è talvolta presente ma quasi mai come fattore determinante negli attentati di matrice islamica, sostengono gli autori della ricerca, Emily Corner e Paul Gill. Tuttavia, si tende ad attribuire l’accaduto alla schizofrenia, alla depressione, a un disagio interiore. Basta qualche sintomo di disagio. E magari, spiegava al New York Times l’ex direttore del New York Police Department Mitch Silber, non c’è una linea di confine così netta fra il gruppo terroristico e il manicomio. Per questo il reclutamento di nuovi kamikaze o attentatori suicidi avviene spesso in situazioni di stress emotivo. I gesti estremi non li compiono individui con un normale equlibrio psichico. Ma tacere che è la religione di Maometto a condurli a spargere sangue per odio è altrettanto da pazzi.