Il Papa annuncia nel martoriato Sud Sudan la Passione del Signore, fonte di speranza per ogni uomo che si affida al Dio di ogni consolazione (2Cor 1,3)
di Michele Brambilla
L’omelia di Papa Francesco a Giuba, nel Sud Sudan dilaniato da lotte intestine, si fonda su un celebre versetto paolino, che il Pontefice legge per intero: «Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso» (1Cor 2,1-2). «Sì, la trepidazione di Paolo è anche la mia, nel trovarmi qui con voi nel nome di Gesù Cristo, il Dio dell’amore, il Dio che ha realizzato la pace attraverso la sua croce; Gesù, Dio crocifisso per tutti noi; Gesù, crocifisso in chi soffre; Gesù, crocifisso nella vita di tanti di voi, in molte persone di questo Paese; Gesù il Risorto, vincitore sul male e sulla morte», prosegue il Santo Padre. «Vengo a voi a proclamarvi Lui, a confermarvi in Lui, perché l’annuncio di Cristo è annuncio di speranza: Egli, infatti, conosce le angosce e le attese che portate nel cuore, le gioie e le fatiche che segnano la vostra vita, le tenebre che vi opprimono e la fede che, come un canto nella notte, levate al Cielo. Gesù vi conosce e vi ama», tanto che, «se rimaniamo in Lui, non dobbiamo temere, perché anche per noi ogni croce si trasformerà in risurrezione, ogni tristezza in speranza, ogni lamento in danza».
Dio e il dolore: l’eterna questione sembra trovare una via di sbocco se la si guarda dal punto di vista della responsabilità umana. Il Papa ricorda, infatti, ai fedeli che «Voi siete il sale della terra […]. Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13.14). Il sale «è l’ingrediente invisibile che dà gusto a tutto. Proprio per questo, fin dai tempi antichi, è stato visto come simbolo della sapienza, cioè di quella virtù che non si vede, ma che dà gusto al vivere e senza la quale l’esistenza diventa insipida, senza sapore», pertanto è bene specificare che ciò che “condisce” la vita del discepolo è la pagina delle Beatitudini, vero “manifesto” di dottrina sociale all’interno del Vangelo.
«Ma il sale, oltre a dare sapore, ha un’altra funzione, essenziale ai tempi di Cristo: conservare i cibi perché non si corrompano, diventando avariati. La Bibbia, però, diceva che c’era un “cibo”, un bene essenziale che andava conservato prima di ogni altro: l’alleanza con Dio. Perciò a quei tempi, ogni volta che si faceva un’offerta al Signore, si metteva un po’ di sale» a rappresentare la tensione verso l’Alto che deve animare ogni progetto dell’uomo (Lv 2,13: «Nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale»). La stabilità delle opere umane è, infatti, garantita dalla fedeltà assoluta di Dio nei confronti del suo popolo.
«Oggi vorrei ringraziarvi perché», nonostante le tragedie che i cattolici sud-sudanesi hanno dovuto fronteggiare negli anni di guerra, «siete sale della terra in questo Paese». Si conferma ancora una volta la qualifica della Chiesa come lucerna che illumina tutta la casa. «Una famosa profezia diceva di Israele: “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra” (Is 49,6). Ora la profezia si è compiuta, perché Dio Padre ha inviato il suo Figlio, ed è Lui la luce del mondo (cfr Gv 8,12), la luce vera che illumina ogni uomo e ogni popolo, la luce che splende nelle tenebre e dissipa le nubi di qualsiasi oscurità (cfr Gv 1,5.9). Ma lo stesso Gesù, luce del mondo, dice ai suoi discepoli che anche loro sono luce del mondo» perché riflettono l’irradiazione dello Spirito Santo. In questo modo, «fratelli e sorelle, l’invito di Gesù ad essere luce del mondo è chiaro: noi, che siamo suoi discepoli, siamo chiamati a splendere come una città posta in alto, come un lucerniere la cui fiamma non deve essere mai spenta. In altre parole, prima di preoccuparci delle tenebre che ci circondano, prima di sperare che qualcosa attorno si rischiari, siamo tenuti a brillare, a illuminare con la nostra vita e con le nostre opere le città, i villaggi e i luoghi che abitiamo, le persone che frequentiamo, le attività che portiamo avanti»: sarà questa luce a diffondere gioia e calore attorno a noi e a convertire a Cristo. Allora «carissimi, vi auguro di essere sale che si sparge e si scioglie con generosità per insaporire il Sud Sudan con il gusto fraterno del Vangelo; di essere comunità cristiane luminose che, come città poste in alto, gettino una luce di bene su tutti e mostrino che è bello e possibile vivere la gratuità, avere speranza, costruire tutti insieme un futuro riconciliato».
Lunedì, 6 febbraio 2023