Così il Papa nei giorni in cui il dittatore del Nicaragua chiude un’università cattolica e la Caritas
di Stefano Nitoglia
Il Nicaragua di Daniel Ortega è come la dittatura comunista sovietica del 1917 o quella nazionalsocialista hitleriana e Ortega è uno squilibrato.
Lo ha detto papa Francesco in un’intervista rilasciata il 10 marzo alla testata argentina Infobae (infobae.com/america/mundo/2023/10), commentando quanto sta avvenendo nel Paese centramericano dopo l’espulsione di centinaia di oppositori e la condanna a 26 anni di carcere del vescovo cattolico nicaraguense Rolando Alvarez per «cospirazione contro la patria» perché si era rifiutato di lasciare il Nicaragua e andare in esilio negli Stati Uniti, insieme a 222 prigionieri oppositori politici del regime cattocomunista nicaraguense (cfr. Il martirio di mons. Alvarez e il silenzio dei media).
Quanto accade in Nicaragua, ha detto il Pontefice, fa pensare a realtà passate come la «dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana del 1935 (…) Lì abbiamo un vescovo imprigionato. Una persona seria, molto capace, che ha voluto dare una testimonianza e non ha accettato l’esilio». «È una cosa fuori dalla realtà. È come se si volesse trasportare la dittatura comunista del 1917 o la dittatura hitleriana del 1935 nell’epoca presente», aggiungendo che, «con molto rispetto, non mi resta che pensare a uno squilibrio della persona che guida il Paese».
Intanto la repressione prosegue. Il governo del Nicaragua, grazie a una riforma costituzionale approvata in tempi record, ha revocato la cittadinanza ai 222 esiliati subito dopo la loro espulsione e confiscato i beni di oltre 300 cittadini, accusati di «tradimento della patria». Tra i 222 prigionieri espulsi si trovano alcuni dei nomi più rilevanti del fronte antigovernativo, compresi i sette oppositori arrestati nei giorni in cui cercavano di candidarsi alla presidenza per le elezioni del 2021: Cristiana Chamorro, figlia dell’ex-presidente Violeta, l’accademico e attivista Felix Maradiaga, l’ex guerrigliera sandinista Dora Maria Tellez.
Una settimana dopo è stata revocata la cittadinanza ad altre 94 persone, sempre per la violazione della legge che tutela «l’indipendenza e la sovranità nazionale»: una lista che comprende, tra gli altri il direttore del quotidiano Confidencial, Carlos Fernando Chamorro, il vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio Baez, la presidente del Centro nicaraguense dei diritti umani, Vilma Nunes, gli scrittori Sergio Ramirez e Gioconda Belli, l’ex-guerrigliera Monica Baltodano e l’ex-ministro degli Esteri, Norman Caldera.
Ma non finisce qui. A inizio marzo, il governo del Nicaragua ha revocato la personalità giuridica alla Caritas, che pertanto non potrà più ricevere aiuti internazionali né svolgere attività sociale e pastorale, e confiscato due istituzioni universitarie di ispirazione cristiana, una delle quali appartenente all’episcopato nicaraguense. Si tratta dell’Universidad Juan Pablo II e dell’Universidad Cristiana Autonoma de Nicaragua, alle quali, inoltre, il Ministero dell’Interno ha ordinato di consegnare al Consiglio Nazionale delle Università le informazioni sugli studenti, le iscrizioni e i registri accademici.
Domenica, 12 marzo 2023