Da Avvenire del 9/04/2023
Istituiti dal Papa per il Giubileo 2015 2016 proseguono nel loro mandato di testimoniare il perdono di Dio Parla fra Emiliano Antenucci, fondatore e rettore del santuario della Madonna del silenzio di Avezzano
Diciamoci la verità: li abbiamo persi di vista. Se non addirittura dimenticati. Forse perché non indossano abiti particolari e la loro presenza si intreccia tra diocesi e istituti religiosi. Eppure sono dappertutto e hanno un compito fondamentale: quello di testimoniare, sono parole del Papa, la maternità della Chiesa che è Madre, «anche perché offre il perdono di Dio, rigenerando a una nuova vita, frutto della conversione ». Il mandato che Francesco nel 2016 ha conferito ai missionari della misericordia riguarda infatti soprattutto il ritorno a casa di chi si è smarrito. Atteso come nella parabola da un Padre che non vede l’ora di fare festa e di stringere in un abbraccio d’amore il figlio perduto. Oltre mille i sacerdoti nominati sette anni fa dal Pontefice, provenienti anche da aree complicate come il Myanmar, il Burundi, l’Indonesia. «Ci siamo, ci siamo eccome – spiega fra Emiliano Antenucci frate minore cappuccino rettore del Santuario della Madonna del Silenzio ad Avezzano –. C’è tanta gente che viene a confessarsi e io cerco anche di spiegare cos’è il sacramento della Riconciliazione. Non il dialogo con uno psicologo o il tagliando per poter fare la Comunione ma un cammino di conversione. Per questo è importante prepararsi: con l’esame di coscienza, invocando lo Spirito Santo, facendo un flashback della nostra vita sul periodo trascorso dall’ultima Confessione». Al centro dell’impegno dei missionari della misericordia – aggiunge Antenucci – c’è la testimonianza del perdono di Dio e di cosa significa. «Noi non ci confessiamo solo per cancellare i peccati. Facendo un paragone, la grazia di Dio è come usare shampoo e balsamo insieme: mentre lavi i capelli , rinvigorisci il cuoio capelluto. Analogamente la Confessione cancella i peccati e rinforza la volontà». Accostarsi al confessionale è particolarmente importante in preparazione alla Pasqua. «Sì, ma dovremmo farlo tutto l’anno. Io mi confesso perché ne ho bisogno. Non dimentichiamo che i Sacramenti sono delle medicine di Dio. In questo senso la Riconciliazione anche è uno dei grandi esorcismi contro il diavolo». Tra le facoltà attribuite dal Papa ai missionari della misericordia c’è quella di assolvere da peccati la cui remissione è riservata alla sola Sede apostolica. E cioè la profanazione della Santa Eucaristia, l’assoluzione del complice in un delitto, la consacrazione di un vescovo senza mandato del Papa, la violazione del sigillo sacramentale, la violenza fisica contro il Pontefice. «Ci sono situazioni di questo tipo ma naturalmente non posso dire di più».Confessare dev’essere anche faticoso, sia fisicamente che spiritualmente. «Per un confessore la cosa più importante – sottolinea Antenucci – è saper ascoltare. In modo attivo , non giudicante, con l’orecchio del cuore. Come dice spesso papa Francesco, il confessionale non è un tribunale ma il luogo dell’abbraccio del Padre della misericordia». Non il Dio giudice quindi ma il Dio Padre buono. «Il penitente va messo a suo, agio, bisogna fargli capire che non deve superare un esame». Guardando all’oggi, soprattutto alla situazione internazionale, c’è tanto bisogno di perdono. «Sì, di perdono, di ascolto e aggiungerei una terza parola: discernimento. Tanti errori personali e comunitari avvengono perché manca. Serve discernimento anche riguardo alle notizie che riceviamo, alle situazioni, alle persone».Come detto, padre Antenucci dopo averlo fondato è rettore del santuario della Madonna del Silenzio, il cui richiamo spirituale è particolarmente attuale nei giorni che preparano alla Pasqua. La mano della Vergine che porta il dito alle labbra – spiega il religioso – «ci dice “fermati!”. Per gustare la vita, per stare alla presenza del Signore e anche per sognare. E poi per andare». La Vergine ci guida sul cammino del silenzio. «È la lingua di Dio, il linguaggio dell’amore. E della preghiera. “Quando pregare, dice il Signore, non sprecate parole”. C’è il silenzio del Venerdì Santo, che si trasforma in quello del Sabato Santo per poi esplodere nella Parola di luce della Risurrezione, la domenica».Tornando ai missionari della misericordia, c’è una condizione per cui l’uomo di oggi ha particolarmente bisogno di perdono. «Abbiamo perso il senso del peccato. Già il fatto di sentirsi peccatori ma amati da Dio è un grazia, la grazia del riconoscimento. Per alcuni invece niente è peccato, tutto si può fare. La frase “che male c’è?” è tipica de diavolo , insinua il dubbio. Come nella Genesi quando il serpente tenta Adamo ed Eva dicendo che possono diventare come Dio. È il peccato di megalomania, di narcisismo, che si accompagna alla manipolazione. Succede anche nella Chiesa, con personaggi presi dalla mondanità e quindi carrieristi, arrivisti, arrampicatori. Ma il mondo e la Chiesa non hanno bisogno di uomini e donne così. Il mondo ha bisogno di persone semplici, umili, che stanno con la gente, che vivono il Vangelo. Abbiamo bisogno di santi».