Di Stefano Cappellini da La Repubblica del 13/04/2023
«Succede che c’è una novità, Giorgia Meloni. Una leader molto determinata e che mostra di avere un disegno sul centrodestra: costruire in Italia un grande partito liberal conservatore, che magari può essere il successore anche di Forza Italia». Meloni come vera erede politica di Berlusconi? «Berlusconi ha avuto una grande funzione storica, portare al centro del dibattito italiano la rivoluzione liberale di massa, lui stesso ha lanciato l’idea di un partito repubblicano». Non si può dire che sia riuscito nell’intento. «Ma merita rispetto. Oggi può accadere che la sua battaglia sia presa in mano e realizzata da altre forze politiche. Intanto gli auguro di tornare presto al suo posto». Un partito liberal-conservatore con la fiamma del Movimento sociale nel simbolo? «Se Meloni la togliesse domattina, sarebbe come dare ragione ai suoi detrattori. Sul medio periodo posso immaginare che la fiamma sarà tolta e certo la cosa non mi disturberà». Può essere liberal-conservatrice una forza che ha ancora nostalgici del fascismo al suo interno? «Non sopravvaluterei alcune manifestazioni di pensiero folcloristiche. Meloni sta marciando spedita, anche a costo di scontare una diminuzione di consensi nell’immediato, perché ragiona da statista e sa che il consenso si misura sulla grande distanza». La Russa su via Rasella è folclore? «Non voglio commentare le frasi di un mio successore alla presidenza del Senato, dico solo che Meloni è due o tre anni avanti anche rispetto al suo partito. La seguiranno tutti. L’altra parte del suo disegno è fare di questo nuovo partito un protagonista anche in Europa». Immagina un ingresso nel Partito popolare europeo? «Non penso a una confluenzaformale, che non mi pare neanche necessaria, ma a una forza che abbia capacità attrattiva verso il Ppe». Che vuol dire liberal-conservatore? «Significa tenere al centro le libertà di carattere politico, che sono conquiste della storia e anche costituzionali, e conservare la tradizione europea, che è cristiana». Ma chi la minaccia? «C’è una laicizzazione esasperata. Prenda il caso dell’utero in affitto. Non è la prima volta che, con discreta ipocrisia, viene presentata come antidiscriminatoria una norma dietro la cui facciata si cela una realtà evidente: coppie che vanno a comprarsi un bambino. Anche il ddl Zan nasceva antidiscriminatorio, in superficie, poi nel corpo del ddl si introduceva la teoria del genere. Ma oggi la nostra identità è minacciata soprattutto dai carri armati di Putin». Sa che a destra molti la vedono al contrario e considerano Putin un difensore dell’identità cristiana? «Mi capita di discutere, spesso litigare, con cattolici conservatori che considerano Putin un baluardo contro la secolarizzazione. La cosa mi spaventa e mi angoscia». Berlusconi e Salvini non sono certo ostili verso Mosca. «Vedo le differenze nella maggioranza e sono preoccupato. Credo ci sia la volontà di intercettare il consenso su posizioni che nel Paese hanno un seguito. Ma siamo a un bivio: difendere la nostra civiltà o essere occupati da Putin ovvero comprati dalla Cina. Non possiamo essere neutrali. Per questo dico anche che non si può predicare la pace senza prendere posizione. Capisco chi invoca un compromesso, e sono consapevole che qualcuno alla fine dovrà cedere qualcosa. Mi pare però che manchi laconsapevolezza della posta in gioco». C’è una saldatura di antiamericanismo di destra e di sinistra? «Una saldatura c’è senz’altro, ma anche qui in molti non hanno una visione chiara della partita in corso. Per tanti anni c’è stato lo sceriffo dall’altra parte dell’Oceano. Ora lo stesso sceriffo ha un problema e il rischio è che negli Usa torni a prevalere una linea isolazionista: cari europei, vedetevela da soli. Vincesse Trump, sarebbe un problema». Sta dicendo che a Meloni non converrebbe una vittoria di Trump? «Spero che, se vincerà la destra, non sia Trump il presidente». Tornando in Italia, come giudica l’arrivo di Schlein alla guida del Pd? «Sono stato colto di sorpresa. Sento la mancanza della sinistra nel dibattito pubblico e vorrei capire cos’è e cosa vuol essere l’opposizione. Una sinistra debole può aiutare Meloni sul piano elettorale, ma certo non su quello del governo del Paese». Cosa si aspetta dalla sinistra? «Che non si trinceri dietro posizioni di bandiera o solo nella difesa di diritti individuali. Mi pare manchi la definizione di un’agenda di governo. Una sinistra aventiniana, anche sulle riforme istituzionali, non giova a nessuno». Perché mai la sinistra dovrebbe aprire alla riforma presidenzialista cara a Meloni? «Quello è solo un possibile punto di caduta. Mi piacerebbe, per esempio, sapere cosa pensa oggi il Pd dell’elezione del capo dell’esecutivo sullo schema del sindaco d’Italia». Renzi e Calenda, ora impegnati a litigare sul partito unico lib-dem, sono avversari o interlocutori? «Vedo in Aula che c’è da parte loro una attenzione oggettiva alle mosse del governo, magari mascherata da atteggiamenti di superiorità. Ma quella è retorica, la verità è che sono usciti da una casa nella quale, tornando indietro, non sanno più cosa troverebbero. Penso siano interessati a ragionare su riforme condivise». ©RIPRODUZIONERISERVATA Mi spaventano i cattolici conservatori per i quali Putin è un baluardo Non possiamo essere neutrali ma vedo le distanze di Lega e FI f Una sinistra forte farebbe bene al suo governo La fiamma nel medio periodo sarà tolta dal simbolo e la cosa non mi disturberà g jL’ex presidente Marcello Pera in una foto d’archivio che lo ritrae da presidente del Senato (2001-2006) Oggi è senatore di Fratelli d’Italia