Di Vladimir Rozanskij da Asianews del 18/04/2023
Mosca (AsiaNews) – Il tribunale di Mosca ha condannato a 25 anni di lager a regime duro il più importante oppositore politico di Vladimir Putin dopo Naval’nyj, il pubblicista e professore universitario Vladimir Kara-Murza. Considerato un “agente straniero”, l’accusa nei suoi confronti è di “tradimento” dello Stato per aver fatto parte di organizzazioni indesiderate. Gli è stato anche comminato il divieto di effettuare attività pubbliche, soprattutto giornalistiche, per sette anni dopo l’espiazione della condanna.La misura appare di stile staliniano, sia per le modalità con cui è stata condotta l’indagine e il processo sia per l’esito “esemplare”, destinato a incutere timore su ogni forma di dissenso in Russia. La seduta della corte si è tenuta a porte chiuse, con una fila di ambasciatori di diversi Paesi davanti all’edificio, senza il permesso di entrare.Il giudice che ha presieduto l’udienza, Sergej Podoprigorov, non poteva che essere di parte, come hanno sostenuto gli avvocati di Kara-Murza, in quanto inserito nella “Lista Magnitskij”, un elenco di sanzionati per aver partecipato nel 2008 alla persecuzione che aveva portato alla morte in lager di Sergej Magnitskij, un oppositore di Putin. Egli si era giustificato affermando che era stato inserito nella giuria “casualmente, solo perché quel giorno ero di turno”, e nel 2017 si era rivolto al Dipartimento Usa del Tesoro per essere tolto dall’elenco.Nel suo ultimo discorso davanti alla corte, Kara-Murza ha affermato di essere convinto di “essere vittima di una persecuzione esclusivamente per motivi politici, e non ho niente di cui pentirmi”, tanto meno delle sue critiche alla guerra in Ucraina che gli sono valse la condanna per discredito delle Forze armate, una dei tanti capi d’accusa che hanno portato alla sentenza. “Sottoscrivo ogni parola di quelle che ho pronunciato, e che oggi mi sono attribuite come crimine”. L’attivista non ha chiesto di essere assolto, “sapevo a cosa andavo incontro, questo è oggi in Russia il prezzo per il coraggio di non tacere”.Già presidente della Fondazione Boris Nemtsov per la libertà in Russia, il politico era anche un giornalista televisivo, che teneva trasmissioni regolari tra il 2019 e il 2022, ed era stato tra gli iniziatori del “Partito della libertà popolare”, oltre che del movimento democratico “Solidarnost”. Era stato arrestato un anno fa, con un’azione spettacolare di assalto delle forze speciali in uniformi e maschere nere, direttamente sotto casa sua a Mosca. Allora il verbale riportava anche un’accusa di resistenza all’arresto, in quanto “il sospettato aveva cambiato direzione di marcia all’apparire delle Forze dell’ordine, accelerando il passo e cercando di nascondersi”, invece di consegnarsi direttamente agli aguzzini.La vicenda che più aveva irritato i vertici del Cremlino, e fatto scattare l’operazione punitiva, era stato l’intervento di Kara-Murza del 15 marzo 2022 in videoconferenza davanti ai membri della Camera dei rappresentanti dello Stato Usa dell’Arizona. L’arresto immediato era stato disposto per impedire il “pericolo di fuga” dell’accusato, in possesso anche della cittadinanza britannica e nordirlandese, e “proprietario di mezzi finanziari depositati su banche estere”.Già nel 2015 e nel 2017 l’oppositore era stato ricoverato in clinica con sintomi di avvelenamento. La prima volta la diagnosi era di “insufficienza renale acuta”, ed era andato a riabilitarsi fuori dalla Russia, ma poi è tornato, dopo che un’analisi di laboratorio in Francia aveva certificato la presenza di sostanze velenose nel sangue. Anche la seconda volta sono emersi sintomi ai reni in forma ancora più grave, tanto da indurre il paziente in coma farmacologico, per guarirlo attraverso l’emodialisi. Nell’attuale detenzione sembra si stiano ripetendo i tentativi di eliminare anzitempo il fiero oppositore di Putin, come del resto avviene al suo sodale Naval’nyj, i nuovi eroi del dissenso in Russia.