Sembra che l’inverno demografico stia finalmente diventando un problema centrale per le massime autorità politiche e religiose e persino per i mezzi di comunicazione. Prima che sia troppo tardi
di Marco Invernizzi
Bene ha fatto Papa Francesco, incontrando Giorgia Meloni agli Stati Generali della Natalità, a raccontare l’episodio della richiesta di una benedizione per il cagnolino portato nella borsa dalla signora incontrata in piazza San Pietro, perché attraverso questo episodio ha messo in evidenza quale sia il problema principale dell’inverno demografico, cioè che “essere madre non è di moda”.
Le politiche a favore della natalità (e della famiglia, non dimentichiamo, perché se i figli nascono all’interno di un matrimonio è molto meglio per loro e per la società), i vantaggi che possono derivare da assegni per ogni nascita, sgravi fiscali, asili nido nelle aziende, e tutto quello che può aiutare a favorire la maternità va benissimo, è necessario e colma una lacuna perché nella politica italiana del secondo dopoguerra tutto questo non c’è mai stato. Ma il problema principale è culturale, cioè riguarda l’atteggiamento delle donne (ma anche degli uomini) nei confronti della maternità.
Nel secondo dopoguerra, fino al 1964, in Italia è esistito il cosiddetto babyboom, cioè un progressivo aumento della popolazione, perché i giovani che si sposavano desideravano avere dei figli. Era bello ed era normale, anche al di fuori dal mondo cattolico. Poi negli Anni 60 è cambiata la cultura, o meglio c’è stata una vera e propria rivoluzione del costume, che ha preso il nome dall’anno in cui è esplosa, il 1968, ma era una vera e propria rivoluzione epocale.
Il modo di ragionare, le aspettative, i desideri dei giovani sono rapidamente cambiati. Non era soltanto un problema legato al comportamento sessuale e la diffusione della pillola anticoncezionale negli Anni 60 ha certamentefavorito questa nuova mentalità, ma quello che è radicalmente cambiato appunto è stata la cultura, cioè le scelte esistenziali dei giovani di allora.
Il figlio è diventato un inciampo di fronte alla carriera, al divertimento, all’impegno politico, a quella che si definiva la libertà di decidere il proprio destino. La pillola e in generale i sistemi anticoncezionali hanno contribuito a impedire le gravidanze, l’aborto era comunque l’extrema ratio da usare in caso i primi non avessero funzionato, ma il vero problema era sempre più la mancanza del desiderio di mettere al mondo dei figli. E accanto, la mancanza del desiderio di sposarsi, di fare una famiglia, preferendo la più fluida convivenza, che si può risolvere in modo molto più semplice e sbrigativo, senza bisogno di avvocati e noiosità burocratiche. Anzi, mi dicono che anche le convivenze sono in calo, perché è più comodo che ognuno stia a casa propria e poi“ci si vede in giro” …
Intendiamoci, non mancano quei giovani che vorrebbero sposarsi e non ci riescono per motivi economici. Vanno aiutati dalla politica certamente, ma non sono la maggioranza. Quindi aiutiamo e sosteniamo il governo che finalmente ha messo al primo posto della sua azione politica la famiglia e la maternità, ringraziamo la Provvidenza di questo comune intento a favore della natalità fra governo e Pontefice e auspichiamo che coinvolga anche i nostri vescovi e in generale il mondo cattolico italiano, affinché si capisca la differenza fra un governo amico della famiglia e quei governi che la hanno sempre dimenticata o hanno confuso la lotta per sostenere la maternità con la lotta contro la povertà, aiutando soltanto le famiglie povere e non le famiglie in quanto tali.
Ma ritorno al cuore del problema. Bisogna aiutare le persone a comprendere che la nascita di un figlio è un bene e lo è per tutta la società, non solo per genitori e parenti. Perché la società vive e progredisce se raggiunge un equilibrio fra nascite e morti che garantisca la sostituzione, almeno, e possibilmente la crescita della popolazione. Soltanto così una società raggiunge un equilibrio e può garantire il bene di tutti.
Ma questo è un discorso che presuppone un mutamento di cultura, di atteggiamento di fronte alla vita. Di fatto una conversione, non necessariamente religiosa, ma un importante cambiamento di orientamento della propria vita. Non sarà facile e non sarà breve. Ma è l’unica strada che possa portare alla meta.
Lunedì, 15 maggio 2023