Roberto Spataro S.D.B., Cristianità n. 419 (2023)
A conclusione del quarto centenario del transitus di san Francesco di Sales (1622-2022), insigne dottore della Chiesa, Papa Francesco ha pubblicato la lettera apostolica Totum amoris est (1). È consuetudine dei Romani Pontefici comporre scritti in simili circostanze (2). Nel 2020 lo stesso Francesco, per esempio, indirizzò la lettera apostolica Scripturae Sacrae affectus per il XVI centenario della morte di san Gerolamo (ca. 347-420) (3). Riguardo a san Francesco di Sales, già Pio XI (1922-1939) scrisse l’enciclica Rerum omnium perturbationem per il XV centenario della morte del Salesio (4), mentre per il XVI centenario della sua nascita san Paolo VI (1963-1978) inviò ai vescovi di Francia, Svizzera e Piemonte l’epistola apostolica Sabaudiae gemma (5).
Della lettera di Francesco sintetizzerò il contenuto e proporrò qualche chiave d’interpretazione.
1. Il contenuto della lettera apostolica Totum amoris est
La lettera si apre con un’introduzione che individua il messaggio fondamentale dell’insegnamento di Francesco di Sales: «L’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano» (p. 9). Successivamente si ripercorre la vicenda biografica del Salesio: gli anni della prima formazione e il superamento della crisi spirituale della giovinezza, turbata dal timore della predestinazione alla dannazione, gli studi umanistici, l’ordinazione sacerdotale nel 1593, la missione nella regione dello Chablais, territorio passato alla Riforma, il soggiorno a Parigi, dove scoprì un mondo nuovo, in cui «[…] c’erano uomini e donne di cultura, professori della Sorbona, rappresentanti delle istituzioni, principi e principesse e servi e serve, religiosi e religiose. Un mondo variamente assetato di Dio» (p. 18). Da quell’esperienza ricavò una profonda impressione, che segnò la nascita del suo «umanesimo devoto» (6), trasfuso nei suoi scritti e soprattutto nella sua azione pastorale dopo l’ordinazione episcopale, avvenuta nel 1602. Il suo ritratto viene scolpito dalle parole di Benedetto XVI (2005-2013), citate letteralmente nella lettera di Francesco: «È apostolo, predicatore, scrittore, uomo di azione e di preghiera; impegnato a realizzare gli ideali del Concilio di Trento; coinvolto nella controversia e nel dialogo con i protestanti, sperimentando sempre più, al di là del necessario confronto teologico, l’efficacia della relazione personale e della carità; incaricato di missioni diplomatiche a livello europeo, e di compiti sociali di mediazione e di riconciliazione» (p. 20) (7).
Dopo aver ricordato che la carità è secondo il Salesio la virtù onnicomprensiva della vita cristiana e il centro del suo insegnamento spirituale, il Papa passa più ampiamente alla trattazione dell’attualità del messaggio del santo, che egli identifica nella capacità che questi ebbe di saper leggere i tempi, interpretandone sfide e domande, perché la Chiesa, priva di auto-referenzialità e di mondanità, svolga efficacemente la sua missione di accompagnamento del popolo.
Da questa attitudine fondamentale Francesco di Sales ha ricavato alcuni orientamenti per il pensiero e l’azione. Il primo consiste nell’equilibrio fra libertà e grazia, sicché la prima, mai annullata dalla seconda, ne è piuttosto alimentata e diretta. Citando direttamente il Teotimo (II,12), scrive Francesco: «La grazia […] ha forza, non per costringere, ma per attirare il cuore; possiede una santa violenza, non per violare, ma per rendere amorosa la nostra libertà; agisce con forza, ma tanto soavemente che la nostra volontà non rimane schiacciata sotto un’azione così potente; ci spinge, ma non soffoca la nostra libertà: per cui ci è possibile, di fronte a tutta la sua potenza, consistere o resistere ai suoi movimenti a nostro piacimento» (pp. 24-25). Il secondo orientamento del suo pensiero è individuato nella «devozione», un termine il cui significato è molto pregnante nel suo vocabolario teologico. La «devozione», infatti, è la forma concreta dell’esercizio eminente della carità nel proprio stato di vita, sicché essa si identifica nella vocazione all’amore vissuta intensamente e profondamente e nell’assunzione responsabile da parte di ogni cristiano della chiamata alla santità (8). Il terzo orientamento, definito con le parole di Francesco di Sales «estasi dell’azione», è l’equilibrio fra azione e contemplazione, umano e divino, carità verticalmente slanciata verso Dio e orizzontalmente dispiegata verso il prossimo, fonte dell’autentica gioia cristiana (9).
Il seguente passo della lettera Totum amoris est sembra particolarmente significativo: «La vita cristiana non è mai senza estasi e, tuttavia, l’estasi non è autentica senza la vita. Infatti, la vita senza l’estasi rischia di ridursi a un’obbedienza opaca, a un Vangelo che ha dimenticato la sua gioia. D’altro lato, l’estasi senza la vita si espone facilmente all’illusione e all’inganno del Maligno. Le grandi polarità della vita cristiana non si possono risolvere l’una nell’altra. Semmai l’una mantiene l’altra nella sua autenticità. In tal modo, la verità non è senza giustizia, il compiacimento senza responsabilità, la spontaneità senza legge; e viceversa» (p. 36). La conclusione della lettera richiama il cristocentrismo, che illumina la sintesi delineata precedentemente dell’estasi della vita: la «spiegazione» della carità è l’umanità di Cristo e il suo sacrificio sulla Croce avvenuto sul Calvario, il «monte degli innamorati», come è definito splendidamente da san Francesco di Sales.
2. Linee d’interpretazione
Appare anzitutto degno di grande apprezzamento il fatto stesso che il Papa abbia pubblicato una lettera apostolica su san Francesco di Sales, dietro richiesta del rettor maggiore dei salesiani, resosi interprete delle numerose famiglie religiose che si ispirano al santo di Annecy, affinché il suo messaggio evangelico particolarmente attraente fosse richiamato all’attenzione del Popolo di Dio. Ricordare Francesco di Sales, infatti, significa rileggere il Vangelo tout court e sottolinearne la straordinaria capacità di venire incontro alle esigenze ineludibili del cuore umano, assetato di gioia e di pace. Il fiducioso abbandono in Dio, la pratica serena delle virtù, soprattutto mitezza e umiltà, l’accettazione dell’ineludibile condizione creaturale, con i suoi limiti, l’amore divino accolto, ricambiato, diffuso: questi insegnamenti di Francesco di Sales costituiscono una robusta dottrina spirituale, saldamente ancorata da una parte al cuore del Vangelo e dall’altra alla dimensione affettiva dell’uomo, che ha ispirato e continua a ispirare credenti di ogni età e categoria (10). Totum amoris est potrà essere dunque un invito a leggere direttamente le opere dell’autore, ad alimentarsi al ricco nutrimento spirituale contenutovi, a lasciarsi quasi inebriare dall’inconfondibile afflato che vi spira, frutto anche di un esercizio letterario squisito, arricchito da innumerevoli paragoni ed esempi, ricavati ora dalle meraviglie del mondo della natura ora da gustosi quadretti della vita quotidiana della seconda metà del secolo XVI (11), talvolta finemente ironico: Francesco di Sales è sempre un gentiluomo sorridente (12).
Lo scritto pontificio, in più di un passaggio, colloca l’esperienza e l’insegnamento di Francesco di Sales nel contesto storico-religioso in cui visse, segnato, fra l’altro, dalle controversie religiose accese dalla Riforma e proseguite nell’opera della Controriforma. Spicca in Francesco di Sales, come si può comprendere dalla lettura di Totum amoris est, un sovrano equilibrio di pensiero. Esso è capace di valorizzare tutte le risorse umane che l’antropocentrismo umanistico aveva già esaltato, sia pur unilateralmente, contro e oltre ogni deprezzamento dell’humanum al quale tendevano i riformatori, e di fonderle nel supremo principio dell’amore di Dio, perfezionatore di mente e di cuore, di natura e di libertà: davvero una visione antropologicamente realistica e ottimistica allo stesso tempo. Forse, avrebbe giovato a una più esatta comprensione dei fondamenti di questa visione un richiamo al libro biblico che ha sempre ispirato il Salesio e che risulta quello da lui maggiormente citato nei propri scritti, il Cantico dei Cantici e la sua lettura allegorica, sulla scorta del magistero patristico (13).
Papa Francesco evidenzia la perfetta coincidenza del magistero salesiano con quello contemporaneo sull’universale chiamata alla santità. Tale messaggio era in un certo senso rivoluzionario alla fine del secolo XVI, quando la Riforma aveva diffuso la tesi della doppia predestinazione e nel mondo cattolico, insinuatisi i primi indizi del rigorismo giansenista, le aperture della devotio moderna stavano cadendo in oblio. Il genio di Francesco di Sales fu davvero ispirato. Come dimenticare le sue parole, contenute al principio della Filotea? «Tutti diventano più cordiali e simpatici nella propria vocazione se le affiancano la devozione: la cura per la famiglia diventa serena, più sincero l’amore tra marito e moglie, più fedele il servizio del principe e tutte le occupazioni più dolci e piacevoli. Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia» (14). Questo messaggio è stato oggetto del capitolo IV della costituzione conciliare Lumen gentium e ripetutamente del magistero dei predecessori di Francesco. Al principio del terzo millennio san Giovanni Paolo II (1978-2005) dichiarò con adamantina chiarezza che la «misura alta della vita cristiana» è l’unico programma pastorale da perseguire (15). Assumere altre priorità potrebbe distrarre da questa meta, l’unica degna di essere guadagnata.
Se ermeneuticamente è tanto doverosa quanto ineludibile l’appropriazione della memoria secondo le categorie del presente, è comprensibile la scelta compiuta da Francesco di dedicare la parte più cospicua della sua lettera all’applicazione dell’eredità salesiana ai nostri giorni (16). Ci pare pure che questa rilettura sia stata operata soprattutto alla luce del suo stesso Magistero. Al netto delle trentanove citazioni ricavate dalle opere di Francesco di Sales, le restanti diciassette sono ottenute in modo del tutto preponderante da precedenti documenti di Francesco, undici per la precisione, riservando due citazioni a Benedetto XVI, una sola citazione rispettivamente a Paolo VI e Giovanni Paolo II. Una sola è pure la citazione di un autore specializzato, Henry Bremond (1865-1933), fra i molti studiosi di Francesco di Sales, sebbene tra di essi si annoverino dottori di grande levatura. Secondo questa scelta, l’azione evangelizzatrice di Francesco di Sales è di fatto equiparata alla descrizione che leggiamo in Evangelii gaudium.
Totum amoris est (p. 23) | Evangelii gaudium, n. 24 |
Una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità, ma capace di abitare il mondo, di condividere la gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere. | La Chiesa in uscita è la comunità dei discepoli che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. |
In realtà, per Francesco di Sales l’evangelizzazione è più che accompagnamento: è annuncio esplicito del Vangelo, è predicazione, è apologetica, è «riconquista» all’appartenenza alla Chiesa cattolica attraverso il metodo sempre amabile del ragionamento e della cordialità. Anche l’insistenza con la quale, all’interno della lettera pontificia, si parla di Francesco di Sales come di un interprete intelligente di un cambio epocale, appare mutuata dalla convinzione più volte espressa dal Papa che gli anni contemporanei siano segnati da un «cambio d’epoca» più che da un’«epoca di cambio». Se effettivamente il secolo XVI è stato un periodo di grandi trasformazioni della storia europea, Francesco di Sales ci appare un vescovo tipicamente post-tridentino e sotto questa luce, non adeguatamente messa in evidenza nella lettera, si potrebbe meglio comprendere la sua capacità d’interpretazione dei tempi a lui contemporanei e dei loro cambiamenti.
D’altra parte, proprio assumendo la lente dell’attualità, Francesco di Sales può essere considerato di straordinaria modernità anche in quanto comunicatore, al punto da essere stato proclamato patrono dei giornalisti cattolici. Non è forse questo il tempo in cui la proliferazione delle fake news e del controllo dei mezzi di comunicazione sociale da parte di oscuri potentati rende necessaria l’esortazione all’assunzione di un’etica della comunicazione? Il tema dell’ecologia, pur tanto caro a Francesco, non ha trovato spazio nella lettera Totum amoris est. Eppure, la lettura degli scritti di Francesco di Sales mostra che i suoi continui riferimenti al mondo vegetale e animale e alla bontà del cosmo creato siano ben più che un abbellimento retorico, ma parte integrante della sua visione ottimistica della creazione. Straordinario direttore spirituale, Francesco di Sales ha avuto la capacità di penetrare con finezza e delicatezza l’animo femminile, valorizzandone le peculiarità psicologiche (17). In un momento in cui, grazie soprattutto al Magistero di Giovanni Paolo II, l’autore della lettera apostolica Mulieris dignitatem (18), la Chiesa si rivolge all’universo femminile per acquistare un surplus di amore, anche questo elemento della personalità e dell’insegnamento di Francesco di Sales avrebbe potuto trovare un luogo adeguato nello scritto pontificio.
In conclusione, ci piace ricordare le parole del rettor maggiore dei salesiani: «Siamo chiamati a far tesoro di questa lettera apostolica. È per noi fonte preziosa da cui attingere rinnovata sensibilità spirituale e robusta passione apostolica. Frequentare la vita e gli scritti di san Francesco di Sales ci gioverà da tutti i punti di vista» (19).
Roberto Spataro S.D.B.
Note
1) Cfr. Francesco, Lettera apostolica «Totum amoris est» nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, del 28-12-2022. Utilizzo la seguente edizione della lettera, in traduzione italiana: Francesco, Totum amoris est. Lettera apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, del 28-12-2022, Elledici, Torino 2023. L’edizione è arricchita da un invito alla lettura del rettor maggiore dei salesiani di san Giovanni Bosco (1815-1888), don Ángel Fernández Artime, e dal commento di tre studiosi salesiani, Morand Wirth, autore di numerose pubblicazioni su Francesco di Sales, Michele Molinar e Gianni Ghiglione. Tutte le citazioni fra parentesi tonde nel testo sono tratte da questo documento.
2) Benedetto XV (1914-1922) nell’esercizio del suo magistero privilegiò questo genere di scritti commemorativi. Con le lettere su santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690) (Non va lungi, 1918), san Bonifacio (673/680-754) (In hac tanta 1918), santa Giovanna d’Arco (1412-1431) (Divina disponente, 1920), san Gerolamo (347-420) (Spiritus Paraclitus, 1920), sant’Ephrem il Siro (306-373) (Principi Apostolorum Petro, 1920), san Francesco di Assisi (1181/1182-1226) (Sacra Propediem, 1921), Dante Alighieri (1265-1321) (In praeclara summorum, 1921) e san Domenico di Guzman (1170-1221) (Fausto appetente die, 1921), tracciò le linee della ricostruzione di una società cristiana, devastata dalle vicende dell’epoca moderna, soprattutto della Prima Guerra Mondiale (1914-1918). Per inciso, segnalo che a tutt’oggi manca una monografia di ampio respiro sulla personalità e il pontificato di Benedetto XV, nonostante l’apprezzabile saggio di John Pollard, Il Papa sconosciuto. Benedetto XV (1914-1922) e la ricerca della pace, trad. it., Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2001.
3) Cfr. Francesco, Lettera apostolica «Scripturae Sacrae affectus» nel XVI centenario della morte di San Girolamo, del 30-9-2020.
4) Cfr. Pio XI, Lettera enciclica «Rerum omnium perturbationem» su san Francesco di Sales, del 26-1-1923.
5) Cfr. Paolo VI, Lettera apostolica «Sabaudiae gemma» nel IV centenario della nascita di san Francesco di Sales dottore della Chiesa, del 29-1-1967.
6) Sull’umanesimo di Francesco di Sales, cfr. Pierre Serouet (1913-1997), François de Sales, in Dictionnaire de spiritualité, Beauchesne, Parigi 1964, vol. V, coll. 1074-1075 (d’ora in poi DS V).
7) La citazione è ricavata da Benedetto XVI, Udienza generale, 2-3-2011.
8) La devozione si identifica con la perfezione della vita cristiana: cfr. DS V, col. 1064. Scrive lo stesso Francesco di Sales: «Se la devozione è autentica non rovina proprio niente, anzi perfeziona tutto. Aristotele dice che l’ape ricava il miele dai fiori senza danneggiarli, e li lascia intatti e freschi, come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non porta danno alle vocazioni e alle occupazioni, ma al contrario, le arricchisce e le rende più belle» (san Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, trad. it., Figlie di San Paolo, Milano 1984, p. 27).
9) «Francesco di Sales preferirà l’estasi della volontà, e più ancora quella della vita, che senza manifestazioni straordinaria fa sì che un’anima, svuotata di se stessa, non viva che de la vita stessa di Dio; lungi dal raggiungere la vetta dell’ascensione mistica, egli raccomanderà non la ricerca di “doni sovraeminenti” ma l’imitazione di Gesù Cristo» (DS V, col. 108).
10) A tal proposito appare rilevante la menzione di san Giovanni Bosco, che di san Francesco di Sales è stato «esegesi vivente»: «L’ottimismo salesiano […] ha lasciato la sua impronta durevole nella storia della spiritualità, per fioriture successive, come nel caso di don Bosco due secoli dopo» (p. 19). Sulla relazione tra Francesco di Sales e Giovanni Bosco, cfr. Juan Picca e Joseph Struś (a cura di), San Francesco di Sales e i salesiani di don Bosco, LAS. Libreria Ateneo Salesiano, Roma 1986. È pure evidente e rilevante l’influsso di Francesco di Sales sulla dottrina spirituale della «piccola via» di santa Teresina di Lisieux (1873-1897). «Il Cantico dei cantici ha segnato particolarmente la dottrina mistica del santo. Egli aveva ascoltato il commento di [Gilbert] Gerebrard [1535-1597] e lui stesso ne aveva elaborato un breve commento» (DS V, col. 1090). Cfr. pure Maria Grazia Rensi, Il dottore dell’amore e la sua cetra melodiosa. Francesco di Sales e Teresa di Lisieux, Ancora, Milano 1986.
11) Cf. Henri Lemaire, Étude des images littéraires de François de Sales. Avec un florilège, A.-G. Nïzet, Parigi 1969.
12) Cf. William Marceau (1927-2000), L’optimisme dans l’œuvre de saint François de Sales, trad. fr., Lethielleux, Parigi 1973.
13) Cfr. Étienne-Marie Lajeunie (1886-1964), Saint François de Sales. L’homme, la pensée, l’action I, Guy Victor, Parigi 1966, p. 138.
14) Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota, I, III, op. cit., p. 27.
15) «È ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. È però anche evidente che i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone» (Giovanni Paolo II, Lettera apostolica «Novo millennio ineunte» al termine del grande giubileo dell’anno Duemila, del 6-1-2001, n. 31).
16) «Nella ricorrenza del quarto centenario della sua morte, mi sono interrogato sull’eredità di san Francesco di Sales per la nostra epoca, e ho trovato illuminanti la sua duttilità e la sua capacità di visione» (Francesco, Totum amoris est. Lettera apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, cit., p. 22).
17) Cfr. Morand Wirth, San Francesco di Sales. Un progetto di formazione integrale, LAS. Libreria Ateneo Salesiano, Roma 2021, pp. 63-71; e Theophile Schüller, La Femme et le Saint. La Femme et ses problèmes d’après saint François de Sales, Les Éditions Ouvrières, Parigi 1970.
18) Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione della donna in occasione dell’Anno Mariano, del 15-8-1988.
19) Angel Fernández Artime, Invito alla lettura, in Francesco, Totum amoris est. Lettera apostolica nel IV centenario della morte di San Francesco di Sales, cit., p. 5.