Storia del beato Josè Gregorio Hernandez Cisneros, il san Giuseppe Moscati dell’America Latina, che offrì la sua vita per la pace e morì proprio quando terminò la Prima guerra mondiale
di Michele Brambilla
«Nelle nostre catechesi, continuiamo a incontrare dei testimoni appassionati dell’annuncio del Vangelo», ricorda Papa Francesco all’inizio dell’udienza del 13 settembre. «Oggi andiamo in America Latina, precisamente in Venezuela, per conoscere la figura di un laico, il Beato José Gregorio Hernández Cisneros. Nacque nel 1864 e apprese la fede soprattutto dalla madre», come raccontò egli stesso, rimarcando ancora una volta l’importanza degli ambienti familiari nella trasmissione del Vangelo.
Cuore del Vangelo è il comandamento dell’amore. «Veramente la carità fu la stella polare che orientò l’esistenza del Beato José Gregorio: persona buona e solare, dal carattere lieto, era dotato di una spiccata intelligenza; divenne medico, professore universitario e scienziato. Ma fu anzitutto un dottore vicino ai più deboli, tanto da essere conosciuto in patria come “il medico dei poveri”. Accudiva i poveri, sempre. Alla ricchezza del denaro preferì quella del Vangelo, spendendo l’esistenza per soccorrere i bisognosi», proprio come il napoletano san Giuseppe Moscati (1880-1927), suo contemporaneo. Poteva diventare un luminare della scienza medica, ma «il successo che mai ricercò nel mondo lo ricevette, e continua a riceverlo, dalla gente, che lo chiama “santo del popolo”, “apostolo della carità”, “missionario della speranza”».
Il Papa sottolinea che «José Gregorio era un uomo umile, un uomo gentile e disponibile. E al tempo stesso era mosso da un fuoco interiore, dal desiderio di vivere al servizio di Dio e del prossimo. Spinto da questo ardore, diverse volte provò a diventare religioso e sacerdote, ma vari problemi di salute glielo impedirono. La fragilità fisica non lo portò però a chiudersi in sé stesso, ma a diventare un medico ancora più sensibile alle necessità altrui; si strinse alla Provvidenza e, forgiato nell’animo, andò maggiormente all’essenziale. Ecco lo zelo apostolico: non segue le proprie aspirazioni, ma la disponibilità ai disegni di Dio», focalizza il Pontefice. «E così il Beato comprese che, attraverso la cura dei malati, avrebbe messo in pratica la volontà di Dio, soccorrendo i sofferenti, dando speranza ai poveri, testimoniando la fede non a parole ma con l’esempio. Arrivò così – per questa strada interiore – ad accogliere la medicina come un sacerdozio», testimoniano i suoi biografi.
«Ma chiediamoci: da dove veniva a José Gregorio tutto questo entusiasmo, tutto questo zelo? Veniva da una certezza e da una forza. La certezza era la grazia di Dio», ricercata continuamente nei Sacramenti. «E a contatto con Gesù, che si offre sull’altare per tutti, José Gregorio si sentì chiamato a offrire la sua vita per la pace. Il primo conflitto mondiale era in corso. Arriviamo così al 29 giugno 1919: un amico gli fa visita e lo trova molto felice. José Gregorio ha infatti saputo che è stato firmato il trattato che pone termine alla guerra. La sua offerta è stata accolta, ed è come se lui presagisca che il suo compito in terra sia terminato. Quella mattina, come al solito, era stato a Messa e ora scende in strada per portare una medicina a un malato. Ma, mentre attraversa la strada, viene investito da un veicolo; portato in ospedale, muore pronunciando il nome della Madonna», invocata anche da Papa Francesco per porre fine alla guerra in Ucraina.
Giovedì, 14 settembre 2023