Da Il Foglio del 12/08/2023
Imassacri indescrivibili di Hamas, il “pogrom jihadista” come l’ha chiamato Maurizio Molinari, l’evocazione esplicita fatta da Netanyahu del terribile massacro di Babyn Yar, in Ucraina, da parte dei nazisti. Tutto questo parla di guerra e terrorismo, ovviamente. Ma parla innanzitutto di antisemitismo, di ritorno attuale dell’odio per gli ebrei; dunque di un male che viene prima della politica, fa parte della storia e della cultura, persino delle religioni. Dunque anche dalla cultura deve venire la risposta. Così pensa, senza perdersi in assurde “complessità” (“Hamas ha voluto riportarci alla Shoah”), il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Che sa bene dove sia il posto dell’Italia e della cultura italiana. Del resto, e da cui partiamo in questa conversazione con Sangiuliano, porta la sua firma la legge che finanzia finalmente la nascita del Museo della Shoah a Roma, a Villa Torlonia: una istituzione rimasta ferma per oltre due decenni e con governi di diverso colore. Con orgoglio puntiglioso, Sangiuliano sottolinea che non si è trattato di una scelta isolata: “Il mio primo atto da ministro, ottobre 2022, fu la visita alla sinagoga di Roma e al Museo ebraico con Riccardo Di Segni e la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. In estate ho visitato il Ghetto di Venezia e le sue cinque sinagoghe, anzi sette secondo alcuni, stanziando i fondi necessari per i restauri; lo stesso ho fatto a Milano, visitando una sinagoga che ne ha urgente bisogno”. La sottolineatura dello “straordinario concorso che la tradizione ebraica ha dato all’intera cultura italiana” è uno dei temi cari al ministro: “A settembre ero a Firenze a inaugurare la Giornata europea della cultura ebraica”. Possiamo dire che questo rapporto positivo con l’ebraismo sia un dato acquisito nella cultura politica della destra italiana, quella che con Giorgia Meloni e con lei è oggi al governo? “Io sono più che certo che tutto il nostro elettorato di centrodestra sia, oggi, nettamente schierato con Israele. E Meloni è saldamente un riferimento di questa posizione”. Il che non spegne tutte le critiche e i sospetti, strumentali o meno che siano, sulle radici fasciste della destra nazionale. “Credo che i conti col passato siano stati fatti, e da tempo. Ma voglio sottolineare che il pensiero conservatore a cui io mi ispiro, e che è centrale nel nostro attuale centrodestra, non è quello nostalgico. I miei riferimenti sono Churchill, De Gaulle, Eisenhower: sono tre conservatori, oggi li definiremmo di destra, ma senza di loro il nazismo non sarebbe stato sconfitto”. Non è il momento di polemiche, dice Sangiuliano, ma “è significativo che anche oggi le difficoltà maggiori a schierarsi per la democrazia di Israele siano interne a una parte della sinistra: è lì che non sono stati ancora chiusi tutti i conti con un antisemitismo, o antisionismo, che è esistito. Su questo tema non ci può essere ambiguità”.