Il Papa emerito è stato un esempio di amore per l’unità della Chiesa. Chiediamo la sua intercessione con fiducia e con la certezza che la Chiesa è molto più grande e bella delle sue divisioni
di Marco Invernizzi
Il 2023 si è chiuso nel ricordo di Papa Benedetto XVI, probabilmente il maggiore teologo del 900 diventato prima Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede dal 1981 al 2005, poi Pontefice fino al 2013, morto appunto il 31 dicembre 2022 dopo quasi dieci anni trascorsi da Papa emerito in seguito alla clamorosa rinuncia al pontificato.
Di lui è stato scritto e detto molto e rimando per chi volesse conoscerne la grandezza alla splendida biografia di Peter Seewald, che ha raccontato il percorso intellettuale e anche la profondità spirituale di questo gigante della teologia, capace di esprimere le verità della fede con grande semplicità, per chi naturalmente ha voluto o vorrà leggere le sue opere e soprattutto il suo Magistero.
A me oggi preme però ricordarlo per il suo umile e grande amore per la Chiesa, per il bene della quale ha scelto di rinunciare al servizio petrino, che non si riteneva più in grado di svolgere al meglio, e di trascorrere gli ultimi anni della vita accanto al nuovo Pontefice, nell’obbedienza e nella fedeltà assolute, come ha ripetutamente detto lui stesso, senza per questo rinunciare a intervenire anche pubblicamente per ricordare alcune verità importanti, come quando disse che le cause della crisi morale di molti sacerdoti sono da ricercarsi nella rivoluzione antropologica esplosa nel 1968.
La Chiesa era divisa anche durante i suoi giorni, sia quando era Prefetto, sia da Pontefice, ma anche prima, quando era un docente di teologia. Papa Ratzinger non ha mai smesso di condannare gli errori per affermare la verità, ma ha anche sempre manifestato l’amore convinto e concreto perché la comunione e l’unità nella Chiesa fossero comunque salvaguardate. Da questo punto di vista non gli fanno un buon servizio i suoi presunti estimatori, che hanno passato gli anni a contrapporlo a Papa Francesco o a denunciare complotti oscuri in occasione della sua rinuncia al pontificato, quando lui ha sempre spiegato, con semplicità, i motivi autentici della rinuncia.
Credo che oggi noi dobbiamo ricordarlo e celebrarlo non per dividere ulteriormente ma per esaltare e difendere la Chiesa che ha servito e amato. Questo in concreto significa riconoscere che la Chiesa è la comunità dei credenti in Cristo, che dobbiamo riscoprire la bellezza e l’importanza dell’autorità superando ogni forma di individualismo, cioè sottomettendo il nostro giudizio, in sostanza rifiutando una forma insidiosa di relativismo. Diceva Benedetto XVI:
“La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice quindi la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare esperienza dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza dell’amore. Così il nostro «io» nel «noi» della Chiesa potrà percepirsi, ad un tempo, destinatario e protagonista di un evento che lo supera: l’esperienza della comunione con Dio, che fonda la comunione tra gli uomini. In un mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, rendendole sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere Popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano” (Benedetto XVI, 31 ottobre 2012).
Abbiamo bisogno della Chiesa, come diceva Benedetto XVI. Ma di una Chiesa unita, non dilaniata dalle lotte intestine, una Chiesa che eviti le proposte ambigue, le reazioni scomposte, che non manchi di rispetto verso l’autorità e che usi il potere per servire e unire, non per dividere ed esasperare.
Anche nel 2024, Alleanza Cattolica farà la sua parte, cercando di onorare il Signore dicendo sempre tutta intera la Verità insegnata dal Magistero. Ma nella Chiesa divisa di oggi questo non è sufficiente: bisognerà dirla bene, con grande carità, cercando per quanto possibile di sanare le fratture. Le divisioni, quando diventano scisma, rimangono per secoli anche se nessuno ricorda perché sono cominciate. Il grande maestro e Pontefice Ratzinger/Benedetto XVI ha sempre usato queste parole, dolci e vere, e saprà aiutare la Chiesa anche dal Cielo per superare la grande prova che sta attraversando.
Lunedì, primo gennaio 2024