Il nuovo presidente Milei congela l’ingresso dell’Argentina nei BRICS, ovvero nel gruppo che attualmente raduna buona parte di coloro che si contrappongono al dollaro
di Achille Pierre Paliotta
Javier Gerardo Milei, il nuovo presidente dell’Argentina, entrato in carica il 10 dicembre 2023, il 29 dicembre ha annunciato che il Paese iberoamericano non avrebbe più accettato di entrare nei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). In una lettera indirizzata al suo omologo Luiz Inácio Lula Da Silva, del vicino Brasile, e al resto dei leader dei membri BRICS (Xi Jinping, Narendra Damodardas Modi, Vladimir Vladimirovich Putin e Matamela Cyril Ramaphosa), Milei ha affermato, difatti, che non è «opportuno» per l’Argentina aderirvi, sebbene ha proposto di «intensificare i legami bilaterali» nonché di aumentare «i flussi commerciali e di investimento» fra i relativi Paesi.
Il XV° Vertice dei BRICS era stato il momento in cui l’Argentina aveva ricevuto l’invito ufficiale ad entrare a far parte dell’influente gruppo geopolitico: il culmine di un processo iniziato nell’agosto 2022, quando il predecessore di Milei, Alberto Ángel Fernandez, aveva all’epoca sostenuto che l’adesione avrebbe permesso al Paese di raggiungere nuovi mercati, di avere maggiori accessi ai finanziamenti esterni e, in definitiva, di divenire parte integrante di una coalizione riformista del Sud globale, la quale sostiene una nuova architettura finanziaria internazionale, alternativa al dollaro come valuta di riserva. Questi Paesi, con la loro attenzione alla ridefinizione della governance globale, sono sempre più percepiti come una coalizione anti-statunitense e un’alternativa al G7. Essi rappresentano, oggigiorno, circa il 40% della popolazione mondiale e più di un quarto del PIL mondiale. L’Argentina era, peraltro, tra i sei Paesi invitati ad agosto per formare un blocco di 11 nazioni insieme a Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Milei, sostenitore fanatico dell’anarco-capitalismo, una corrente interna al libertarismo che aspira a rendere minimo lo “Stato Leviatano”, considerato come la principale minaccia alle libertà dei cittadini, già durante la campagna elettorale presidenziale ha sempre proclamato il suo pieno allineamento con le “nazioni libere” dell’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti e Israele. Egli sostiene la libertà economica e ammira pensatori come Milton Friedman (1912-2006) e Ludwig Heinrich Edler von Mises (1881-1973), dunque opponendosi fermamente sia al dirigismo che alla mancanza di libertà politiche. Per le stesse ragioni, egli sostiene incondizionatamente l’Ucraina e di ciò si è avuta una forte riprova il giorno stesso della cerimonia di insediamento, quando il presidente ucraino Volodymyr Oleksandrovych Zelenskyy è stato oggetto di un lungo abbraccio sull’ampia scalinata della Casa Rosada, infrangendo così il rituale del cerimoniale davanti a tutta la folla dei presenti, capi di stato e folla popolare, in una sorta di iconico riconoscimento e legittimazione reciproca.
Ma anche considerando solo le ragioni dal punto di vista dell’economia, l’entrata nei BRICS non avrebbe risolto gli annosi problemi della fragile situazione economica argentina. Quest’ultima dipende fortemente dal sostegno finanziario esterno, principalmente dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), per mantenere un minimo di stabilità economica nel breve e medio termine. Sebbene l’amministrazione kirchnerista precedente abbia cercato di ridurre la dipendenza finanziaria dagli Stati Uniti e dai mercati finanziari occidentali, facendo leva sulla Cina e su altri finanziatori, questa strada presenta evidenti limiti, date le dimensioni e il carattere a lungo termine dell’indebitamento dell’Argentina nei confronti del FMI: circa 45 miliardi di dollari devono essere rimborsati entro il 2034.
Nello stesso tempo, il nuovo ministro degli Esteri, Diana Elena Mondino, ha aggiunto che è stata firmata la richiesta per entrare nell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, della quale fanno già parte, tra i Paesi iberoamericani, il Cile, il Messico, la Costa Rica e la Colombia.
La situazione economica e sociale del Paese è invero drammatica e, per tale ragione, i primi provvedimenti del nuovo ministro dell’Economia, Luis Andrés Caputo, nonché quelli dello stesso presidente Milei, sono stati numerosi. Se ciò è indubbiamente vero è da rimarcare, nondimeno, che una cura da elettroshock così spinta potrebbe non rappresentare la migliore soluzione per un malato così grave. Milei ha più volte difeso la sua scelta scagliandosi, invece, più volte, contro un approccio gradualista. Concetto ribadito anche nel breve discorso di fine anno rivolto alla Nazione.
In attesa di verificare se tali provvedimenti riescano o meno a invertire il corso della situazione economica e sociale è indubbio che il non voler aderire al gruppo dei BRICS è una scelta geopolitica assai significativa e ciò implica anche una decisa scelta di campo in favore della libertà e dei valori dell’Occidente. E di ciò non si può non essere contenti, anche se permangono molti aspetti critici e del tutto inaccettabili sul piano dei principi universali iscritti nella natura di ogni uomo nel programma ultra liberista e libertario della nuova Argentina di Milei.
Mercoledì, 3 gennaio 2024