Mons. Michele Pennisi, Cristianità n. 422 (2023)
Intervento svolto da S.E. mons. Michele Pennisi, arcivescovo emerito di Monreale (Palermo) e assistente nazionale della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, in occasione del ritiro regionale di Alleanza Cattolica, tenutosi a Pergusa (Enna), presso l’Oasi Francescana «Madonnina del Lago», l’11 giugno 2023. La nota fra parentesi quadre è redazionale.
Nel corso dei secoli il cammino della Chiesa è stato contrassegnato dal fiorire e dal radicarsi nel popolo cristiano di associazioni di fedeli laici che, da protagonisti, liberandosi da una mentalità clericale, si dedicano a organizzare momenti di preghiera comune e a promuovere manifestazioni di pietà popolare e opere caritative.
Le confraternite ci ricordano che il soggetto ecclesiale non è solo il Magistero o solo i teologi o il clero, ma tutto il popolo fedele di Dio.
L’origine delle confraternite è incerta. Alcuni le fanno risalire ai fossores, che a Roma si occupavano di seppellire i morti, o ai parabolani, che a Costantinopoli si occupavano di assistere i malati (1).
Le prime confraternite di cui abbiamo documenti ecclesiali si ritrovano in Francia nel secolo VII. Nel secolo X a Napoli, a Modena, a Ivrea (Torino) e a Verona è attestata l’esistenza di associazioni miste di chierici e di laici. Durante il Medio Evo vi erano compagnie di penitenti, di disciplinati, di flagellanti. Fra il 1400 e il 1500 in Italia le confraternite costruiscono oratori e ospedali e alle pratiche di pietà aggiungono varie opere di misericordia. In questo periodo si diffondono le confraternite dei «Bianchi» con attività di culto e opere di misericordia, come l’assistenza ai condannati a morte.
Con il Concilio di Trento (1545-1563) e con la Riforma cattolica che vi fa seguito le confraternite vengono rilanciate. San Carlo Borromeo (1538-1584) istituisce le confraternite del SS. Sacramento e della Dottrina Cristiana in ogni parrocchia. Sorgono altre confraternite dedicate alla Madonna o al culto dei santi. Altre associano le persone che svolgevano uno stesso mestiere. Esse, pur mantenendo una connotazione laicale, sono riconosciute e poste sotto il controllo dell’autorità ecclesiastica, che nel Codice di Diritto Canonico del 1917 le riconosce come «associazioni pubbliche di fedeli».
Nel Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie, le confraternite erano soggette al controllo regio, mentre ai vescovi veniva riservata la competenza per le cose spirituali. Facendo riferimento alla Sicilia, nel secolo XIX vi si contano circa 1.300 confraternite con una media di quattro per ogni comune: a Palermo vi erano circa 150 confraternite, a Catania trentuno; nel 1828 ad Agrigento troviamo venti confraternite — una ogni 888 abitanti —, a Caltanissetta sedici — una ogni 1.035 abitanti (2).
Dopo secoli fiorenti, con l’Unità d’Italia molte confraternite vennero assoggettate alla legge sulle Opere Pie del 1862 e poi alla «legge Crispi» del 1890, voluta appunto dal presidente del Consiglio Francesco Crispi (1818-1901) (3). Le confraternite all’epoca erano circa undicimila. Molte furono estinte o trasformate in Opere Pie e Congregazioni di Carità sotto il controllo dello Stato e, confiscati i loro beni, rimasero quelle che si occupavano del solo culto.
Le confraternite, anche se in passato hanno avuto momenti di crisi a causa del fenomeno della secolarizzazione e nei nostri tempi a causa della mentalità individualistica che ha portato alla crisi dell’associazionismo, sono nuclei attivi di vita religiosa e civile, espressione dell’umanesimo cristiano, che afferma radicalmente la dignità di ogni essere in quanto figlio di Dio, instaura una fraternità fondamentale e offre motivazioni per una vita comunitaria che dia significato all’esistenza, a partire dalla centralità di Cristo e dell’appartenenza alla Chiesa.
Contrariamente a quanto alcuni speravano, in seguito al Concilio Vaticano II (1962-1965) le confraternite non si sono estinte, ma hanno ripreso vigore, confermandosi come manifestazione di un nuovo cattolicesimo popolare, come luoghi e strumenti privilegiati del protagonismo dei cristiani laici nella coltivazione e nella trasmissione della pietà popolare (4).
La pietà popolare è un fenomeno complesso, bisogna perciò evitare pericolose generalizzazioni e giudizi sommari. Non è una manifestazione di fede «di serie B», una forma secondaria della vita cristiana, ma è qualcosa che conforta e rafforza l’animo del fedele, e che al tempo stesso può toccare l’animo di chi è lontano e può quindi avere grandi potenzialità per la nuova evangelizzazione. La spiritualità popolare, con la bellezza delle immagini portate in processione, con la suggestione dei canti, con il coinvolgimento di molte persone, può indurre chi ha lasciato Nostro Signore fuori dalla porta della propria casa ad aprire la porta del suo cuore per farLo entrare. Essa coinvolge tutti, ministri della Chiesa e semplici fedeli, perché punta a un rapporto semplice con il Signore, che afferra tutta la persona. Non si tratta di roba da museo, ma di un fenomeno vivo che, provenendo dal passato, continua ad adattarsi ai vari fenomeni culturali e a mantenere il suo fascino nel presente. Frutto del Vangelo inculturato, costituisce una sfida interessante sia all’interno della Chiesa, che attraverso la pietà popolare può entrare in contatto con molti settori della popolazione allontanatisi da essa, sia per la società contemporanea secolarizzata, nella quale vi è una tenace resistenza della religione popolare.
È necessaria una conversione pastorale da parte dei teologi, dei pastori e dei gruppi elitari all’interno della Chiesa, che guardano «con la puzza sotto il naso» alle manifestazioni della religiosità popolare, non apprezzandone i valori nascosti.
Ma è necessario un cambiamento di mentalità da parte di coloro che rimangono attaccati a elementi superficiali di quella che chiamano «conservazione della tradizione», rifiutando ogni forma di purificazione degli atteggiamenti ambigui e dimenticando che la Tradizione è un elemento dinamico all’intero della storia della Chiesa.
La pietà popolare non può essere ridotta a una reliquia del passato o a un fenomeno folcloristico, ma va interpretata come spazio privilegiato di incontro con Gesù Cristo, di devozione alla Madonna e di venerazione dei santi.
Essa è stata definita da Papa Francesco, che ha preso questa immagine da mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Orvieto-Todi (Terni), «il sistema immunitario della Chiesa» (5), «un luogo teologico», un tesoro nascosto, che va apprezzato e custodito, perché ha in sé una forza evangelizzatrice, attraverso la quale lo Spirito Santo continua ad agire nella vita dei fedeli. Le persone del popolo spesso esprimono, ancora oggi, una visione sapienziale che mostra una significativa integrazione della vita e della fede come l’orizzonte che dà senso all’esistenza.
Oltre ai valori innegabili, alcuni pericoli possono minacciare la religiosità popolare e farla degenerare in espressioni forvianti per l’integrità della fede e la comunione ecclesiale.
Vi è il rischio della strumentalizzazione da parte delle varie mafie, soprattutto in alcuni comitati delle feste religiose. Alcune manifestazioni della religiosità popolare sono resi strumenti di ostentazione di potere, di acquisizione di consenso sociale e di onorabilità ecclesiale e possono degenerare in forme superstiziose, magiche o sincretistiche.
Per i fedeli cristiani vi è il rischio di separare il momento cultuale dagli impegni della vita cristiana, la liturgia del tempio e la celebrazione in strada.
Per evitare questi rischi è importante superare la frattura fra una devozione ridotta a spettacolo e la testimonianza di fede nella vita di ogni giorno, vissuta all’interno della comunità cristiana.
In diverse regioni, non solo dell’Italia ma anche dell’Europa e dell’America Latina, la pietà popolare tramandata dalle confraternite non solo è vitalmente presente nelle sue diverse forme, ma sta conoscendo un interessante passaggio di testimone generazionale tra padri e figli.
È significativo che diverse confraternite siano un vivaio di vocazioni al presbiterato e alla vita religiosa.
Gli ultimi Papi hanno insistito sulla forza evangelizzatrice della pietà popolare e hanno incoraggiato le confraternite a essere fermento di vita cristiana nella società.
San Giovanni Paolo II (1978-2005) nel 1984 ha indicato le finalità delle confraternite con tre parole: «culto», «beneficenza», «penitenza», insistendo sulla «formazione religiosa, ecclesiale e pastorale dei loro membri».E ha aggiunto: «A questo scopo apostolico può e deve servire anche l’imponente patrimonio artistico accumulato dalle Confraternite nei loro Oratori e Chiese; la grande quantità di abiti, insegne, statue, crocifissi […], con cui le Confraternite intervengono a funzioni e processioni sacre; l’incidenza che ancora oggi le manifestazioni delle Confraternite possono avere non solo nella sfera della pratica religiosa, ma anche nel campo del “folklore” ispirato alla tradizione cristiana: tutto può e deve servire all’apostolato ecclesiale, specialmente liturgico e catechistico» (6).
Papa Benedetto XVI (2005-2013), nel 2007, ha detto: «Le Confraternite non sono però semplici società di mutuo soccorso oppure associazioni filantropiche, ma un insieme di fratelli che, volendo vivere il Vangelo nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa, si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore, che spinge ad aprire il cuore agli altri, particolarmente a chi si trova in difficoltà. […] Le vostre Confraternite continueranno ad essere scuole popolari di fede vissuta e fucine di santità; potranno proseguire ad essere nella società “fermento” e “lievito” evangelico e contribuire a suscitare quel risveglio spirituale che tutti auspichiamo. Vi chiedo soprattutto di curare la vostra formazione spirituale e di tendere alla santità, seguendo gli esempi di autentica perfezione cristiana, che non mancano nella storia delle vostre Confraternite» (7).
Papa Francesco in occasione della Giornata delle confraternite e della Pietà popolare, svoltasi il 5 maggio 2013, ha definito le confraternite «[…] fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore». Ha quindi invitato i membri delle confraternite a essere una presenza attiva nella comunità come cellule vive che portano aria fresca, pietre viventi dell’edificio spirituale che è la Chiesa, realizzando una «profonda comunione» con i propri pastori.
Il Santo Padre, infine, ha affidato ai membri delle confraternite una missione speciale, quella di tener vivo attraverso la pietà popolare il rapporto tra la fede e le culture dei popoli in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture. Ha detto: «Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi. Ugualmente quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). Questa fede, che nasce dall’ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture… E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama “i piccoli”. In effetti, “il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in sé stesso un’azione di evangelizzazione” (Documento di Aparecida, 264). Quando voi andate ai santuari, quando portate la famiglia, i vostri figli, voi state facendo proprio un’azione di evangelizzazione. Bisogna andare avanti così! Siate anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei “ponti”, delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui» (8).
Papa Francesco, nell’incontro con la Confederazione delle confraternite delle Diocesi d’Italia del 16 gennaioscorso,ha incoraggiato le confraternite «[…] a coltivare con impegno creativo e dinamico la […] vita associativa e la […] presenza caritativa» (9).Ha parlato della presenza capillare che le confraternite hanno sul territorio nazionale e per la quantità di persone che coinvolgono, «[…] con circa tremiladuecento Confraternite iscritte — e altrettante esistenti ma non iscritte — e due milioni di membri; e a questi si aggiunge la comunità allargata di familiari e amici». «È un quadro impressionante, che richiama alla mente quanto dice il Concilio Vaticano II a proposito della natura e della missione dei laici nella Chiesa, e cioè che essi “sono chiamati da Dio a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo”» (Cost. dogm. Lumen gentium, 31)».
Il Pontefice ha quindi proseguito: «[…] vi incoraggio a coltivare con impegno creativo e dinamico la vostra vita associativa e la vostra presenza caritativa, che si fondano sul dono del Battesimo e che comportano un cammino di crescita sotto la guida dello Spirito Santo. Lasciatevi animare dallo Spirito e camminate: come fate nelle processioni, così fatelo in tutta la vostra vita di comunità. La ricchezza e la memoria della vostra storia non diventino mai per voi motivo di ripiegamento su voi stessi, di celebrazione nostalgica del passato, di chiusura verso il presente o di pessimismo per il futuro; siano piuttosto stimolo forte a reinvestire oggi il vostro patrimonio spirituale, umano, economico, artistico, storico e anche folkloristico, aperti ai segni dei tempi e alle sorprese di Dio. È con questa fede e con questa apertura che chi vi ha preceduto ha dato origine un tempo alle vostre fraternità. Senza questa fede e questa apertura, noi oggi non ci troveremmo qui, così numerosi, a rendere grazie al Signore di tanto bene ricevuto e compiuto! Con tante Confraternite!».
Papa Francesco ha invitato ad articolare il cammino delle confraternite secondo tre linee fondamentali: evangelicità, cioè «[…] camminare sulle orme di Cristo», ecclesialità, cioè «[…] camminare insieme», e missionarietà, cioè «[…] camminare annunciando il Vangelo».
«Vi esorto, dunque, a coltivare la centralità di Cristo, organizzando e partecipando regolarmente a momenti formativi, nella frequenza assidua ai Sacramenti, in una intensa vita di preghiera personale e liturgica. Le vostre antiche tradizioni liturgiche e devozionali siano animate da una vita spirituale intensa, con fervore, e dall’impegno concreto della carità. E non abbiate paura di aggiornarle in comunione con il cammino della Chiesa, perché possano essere un dono accessibile e comprensibile per tutti, nei contesti in cui vivete e operate, e uno stimolo ad avvicinarsi alla fede anche per i lontani».
A proposito della ecclesialità ha aggiunto: «La storia delle Confraternite offre alla Chiesa un’esperienza secolare di sinodalità, che si esprime attraverso strumenti comunitari di formazione, di discernimento e di deliberazione, e attraverso un contatto vivo con la Chiesa locale, con i Vescovi e con le Diocesi. I vostri consigli e le vostre assemblee — come vi chiese l’amato Papa Benedetto XVI —, non si riducano mai a incontri puramente amministrativi o particolaristici; siano sempre e prima di tutto luoghi di ascolto di Dio e della Chiesa, di dialogo fraterno, caratterizzato da un clima di preghiera e di carità sincera. Solo così potranno aiutarvi ad essere realtà vivaci e a trovare nuove vie di servizio e di evangelizzazione».
A proposito della missionarietà ha invitato le confraternite a testimoniare la propria fede e a prendersi cura dei fratelli, specialmente delle nuove povertà, «[…] rispondendo con creatività e coraggio ai bisogni del nostro tempo».
La Chiesa sinodale è un popolo di figli, di fratelli e di sorelle, che camminano e decidono insieme facendo ciascuno la propria parte nella comunità e per la comunità, senza farsi condizionare dalla mentalità mondana che porta alla ricerca del potere e dell’apparire. È importante quindi il coinvolgimento nella vita sinodale delle diocesi dei membri delle confraternite, che, attraverso i «gruppi sinodali», possono offrire esperienze significative di articolazione sinodale della vita di comunione e dinamiche di discernimento comunitario poste in essere al loro interno, insieme a stimoli nell’individuare nuove vie dell’evangelizzazione.
Le confraternite, nella misura in cui sono caratterizzate dalla comunione ecclesiale, dal servizio alla società animato dalla carità, dal rapporto con la liturgia e dalla testimonianza missionaria, offrono esperienze significative per l’azione educativa e missionaria della Chiesa, che richiedono di essere accolte, sostenute e coordinate, ma anche rispettate nella loro storia e nella loro autonomia, senza volerle per forza integrare in schemi di stampo clericale.
È questa la missione che si è assunta la Confederazione delle Confraternite costituitasi per iniziativa dimons. Armando Brambilla (1942-2011), vescovo ausiliare di Roma, e di diversi confratelli laici durante il grande Giubileo del 2000 fra le confraternite canonicamente riconosciute nelle diocesi d’Italia. Fondata nel 2000, nel contesto del grande Giubileo, la Confederazione opera da ormai più di vent’anni per accogliere, sostenere e coordinare la ricchissima e variegata presenza delle confraternite nelle diocesi d’Italia.
Se alla data della fondazione le confraternite confederate erano circa seicento, oggi sono diverse migliaia con alcuni milioni di aderenti e la Confederazione con i suoi coordinamenti regionali è presente e diffusa in tutto il territorio nazionale. In questo ventennio si sono svolti ventisei cammini nazionali, due cammini internazionali, una settantina di cammini regionali e innumerevoli cammini diocesani.
Alcuni rappresentanti della Confederazione hanno partecipato ai Forum europei delle Confraternite che si sono svolti a Lugano (Svizzera), a Malaga (Spagna) e a Nizza (Francia). È significativo che la Rivista Teologica di Lugano abbia dedicato l’intero numero di aprile del 2022 al movimento confraternale e che la Facoltà teologica di Lugano si proponga di celebrare nell’autunno del 2023 un convegno sulla storia, la teologia, la spiritualità delle confraternite (10).
Le confraternite si stanno preparando al Giubileo del 2025 sul tema Pellegrini di speranza, coinvolgendosi nel cammino di preparazione, che si interseca con la preparazione del prossimo Sinodo dei vescovi e della Chiesa italiana sul tema della sinodalità.
Fra le varie iniziative promosse dalle singole confraternite per il Cammino Sinodale della Chiesa in Italia in preparazione al Giubileo del 2025 mi permetto di segnalare il progetto promosso dal Coordinamento delle Confraternite della Campania Camminando s’apre il cammino, organizzato proprio dalla Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia. Il 3 giugno 2023 l’icona «Maria, Madre della Speranza e delle Confraternite», realizzata dal maestro Piero Casentini, è stata benedetta e ha iniziato il suo cammino partendo dal santuario pontificio di Pompei (Napoli) (11). Successivamente, in un passaggio ideale del testimone, sarà portata di regione in regione, in tutte le chiese che desidereranno ospitarla. La Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia attraverso la sua rete territoriale provvederà a coinvolgere le confraternite più attive e rappresentative.
La Penitenzieria Apostolica con decreto del 2 giugno ha concesso, a far data dal 3 giugno 2023 e fino al 18 maggio 2025, l’indulgenza plenaria alle solite condizioni ai fedeli che pregheranno davanti all’icona «Maria, Madre della Speranza e delle Confraternite» nelle chiese dove sarà ospitata.
L’on. Alfredo Mantovano, in un convegno su Confraternite e Legalità, tenutosi il 3 luglio 2016 a Chiusa Sclafani, nella diocesi di Monreale, ha detto che le confraternite non sono un semplice ritrovarsi fra cristiani, non un dopolavoro un po’ più pio e neanche solo un luogo di concreta solidarietà, ma un luogo nel quale si percorre un cammino di santità nella vita di ogni giorno (12).
Alle confraternite, di questi tempi — segnati da dispersione e da perdita di rilevanza sociale esclusiva da parte del cattolicesimo —, tocca un destino che affligge un po’ le sorti della fede in tutti coloro che sono stati battezzati da bambini. L’abitudine, infatti, induce a recepire e a conservare la fede cristiana per ragioni sociologiche, di appartenenza a una famiglia, a un tessuto di rapporti sociali corti, a un ambiente culturale circoscritto e resistente. Tuttavia, l’evoluzione sociale esige sempre di più che l’adesione alla fede sia frutto di una scelta personale motivata e convinta: senza tale adesione per scelta il rischio che l’appartenenza cristiana corre è quello di un indebolimento della fede, oppure una sua riduzione a corredo di una vita sociale svuotata di consapevolezza e di coerenza personale.
Qualcuno dirà che comunque le confraternite servono a organizzare le feste patronali e religiose e, in particolare, a gestire le manifestazioni pubbliche di tali feste. Ma come si può organizzare una festa in onore di Maria SS.ma, del Crocifisso, dei santi, dell’Eucaristia, se poi non si è capaci di recitare una preghiera e, prima ancora, di avere un pensiero o un sentimento che ci leghi a Maria, al Signore, ai santi? Soprattutto se, personalmente, il mio modo di vivere e di pensare va per conto suo o addirittura è in contrasto, non dico con l’insegnamento della Chiesa, ma con l’esempio e la parola di Gesù, con la santità di Maria e dei beati, di cui magari ci vantiamo di portare il nome e il titolo?
Per essere buoni cristiani non vi è bisogno di essere iscritti a nessuna associazione: l’unica iscrizione di cui abbiamo bisogno è quella nel registro dei battesimi. Se ci iscriviamo a un’aggregazione ecclesiale, come una confraternita, vuol dire che sentiamo la chiamata a un impegno maggiore di quello a cui siamo tenuti per il solo fatto che siamo dei battezzati. È una vera e propria contraddizione iscriversi a una realtà ecclesiale più impegnativa e poi fare a meno di quello che compie ogni buon cristiano, che non ha bisogno di essere iscritto ad alcuna associazione o confraternita per essere tale.
Comprendiamo bene, allora, come l’esigenza di una formazione più intensa non sia un obbligo arbitrario, ma nasca da un bisogno proprio dell’appartenenza abbracciata per amore della devozione che ha risvegliato e coinvolto la nostra scelta e comprendiamo anche come l’esigenza di correttezza scrupolosa nell’amministrazione dei beni non sia solo frutto di un senso di onestà e di legalità, che è il minimo a cui certamente non dobbiamo mancare di attenerci, ma sia soprattutto l’espressione della consapevolezza che i beni di una confraternita sono beni comuni, non privati, e che la loro destinazione è l’intera confraternita e, insieme a essa, i bisogni dei poveri e della comunità ecclesiale.
Mons. Michele Pennisi
Note:
1) Sulla storia delle confraternite cfr., fra l’altro, Giancarlo Angelozzi, Le confraternite laicali. Un’esperienza cristiana tra medioevo e età moderna, Queriniana, Brescia 1978; Le confraternite in Italia tra Medioevo e Rinascimento, numero speciale di Ricerche di Storia Sociale e Religiosa, anno IX, nn. 17-18, 1980; Vincenzo Paglia (a cura di), Confraternite e Meridione nell’Età moderna, ibid., anno XIX, n. 37-38, 1990; Christopher Black, Le confraternite italiane del Cinquecento, trad. it., Rizzoli, Milano 1992; Antonino Mantineo, Le confraternite: una tipica forma di associazione laicale, Giappichelli, Torino 2008; Marina Gazzini (a cura di), Studi confraternali. Orientamenti, problemi, testimonianze, Firenze University Press, Firenze 2009; e Paolo Chinazzi, Le Confraternite. Storia, evoluzione, diritto, Edizioni Universitarie Romane, Roma 2010.
2) Cfr. Michele Pennisi, I Movimenti laicali in Sicilia, in La Chiesa di Sicilia dal Vaticano I al Vaticano II, 2 voll., Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 1994, vol. I, pp. 345-404 (pp. 348-372).
3) [Nel quadro della politica anticlericale del neonato Regno d’Italia, la legge n. 753 del 1862 stabilisce il controllo statale sulle istituzioni di beneficenza, le cosiddette Opere Pie, e la legge n. 6972 del 1890 opera la loro laicizzazione e le assoggetta a una stretta vigilanza.]
4) Cfr. Daniel Cuesta Gómez, Luci e ombre della religiosità popolare. Uno studio nel confronto con il Magistero ecclesiastico e la teologia, Tau Editore, Todi (Terni) 2022.
5) Francesco, Discorso ai partecipanti al I convegno internazionale per i rettori e gli operatori dei santuari, del 29-11-2018; cfr. anche Idem, Omelia nella Santa Messa in occasione della Giornata delle Confraternite e della Pietà popolare, del 5-5-2013.
6) Giovanni Paolo II, Omelia alla concelebrazione per il giubileo internazionale delle confraternite, del 1°-4-1984.
7) Benedetto XVI, Discorso alla Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, del 10-11-2007.
8) Francesco, Omelia nella Santa Messa in occasione della Giornata delle Confraternite e della Pietà popolare, cit.
9) Idem, Discorso ai rappresentanti della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia, del 16-1-2023.Le citazioni che seguono senza indicazione fanno riferimento a questo testo.
10) Cfr. Rivista Teologica di Lugano, anno XXVII, n. 1, aprile 2022.
11) Cfr. AGENSIR, Giubileo 2025: Pompei, al via il progetto «Camminando s’apre il cammino» della Confederazione delle Confraternite delle diocesi d’Italia, nel sito web <https://www.agensir.it/quotidiano/2023/6/3/giubileo-2025-al-via-il-progetto-camminando-sapre-il-cammino-della-confederazione-delle-confraternite-delle-diocesi-ditalia> (gli indirizzi di Internet dell’intero articolo sono stati consultati il 29-8-2023).
12) Cfr. Franco Inguanti, Confraternite e legalità, in Giorno8. Mensile d’informazione, formazione e cultura pastorale dell’Arcidiocesi di Monreale, anno XVI, n. 9-10 (nn. 129-130), settembre-ottobre 2016, nel sito web <https://www.diocesimonreale.it/wp-content/uploads/2017/07/G8SETT-OTT2016_.pdf>; nonché Mafia, inchini e confraternite. Storia di collusioni «eretiche», intervista di Alfredo Inguanti all’on. Alfredo Mantovano, nel sito web del Centro Studi Rosario Livatino, alla pagina <https://www.centrostudilivatino.it/mafia-inchini-e-confraternite-storia-di-collusioni-eretiche>, che riprende BlogSicilia, 4-7-2016.