La realtà non è assurda, come sostengono le filosofie atee, ma riflette il Mistero di Dio. Intervista a padre Luc Artur, monaco benedettino e insegnante di filosofia presso l’Abbazia di Le Barroux.
Padre Luc Artur O.S.B., monaco benedettino dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux, in Francia, ha pubblicato un libro dal titolo Le mystère ou l’absurde? Saint Thomas d’Aquin, Sartre et quelques autres (Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 2024, 296 pp.). In libreria dal 27 gennaio 2024, la prima edizione del volume è stata rapidamente esaurita, sicché dal 14 febbraio 2024 è disponibile una seconda edizione, riveduta e ampliata. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore.
Da cosa nasce questo libro?
Sono un figlio del Sessantotto, essendo nato nel 1964. Durante il 1968 e fino ad oggi, il pensiero di Sartre e Camus ha permeato in molti modi la cultura francese. Sono anche un monaco benedettino e professore di filosofia all’Abbazia di Le Barroux, chiamato a insegnare secondo la dottrina di san Tommaso d’Aquino.
Ma san Tommaso non è un pezzo da museo. Per una persona normalmente formata, leggere san Tommaso nell’epoca di Sartre, Camus e Cioran pone una serie di domande. Una delle più fondamentali è quella dell’assurdo. Il mondo è assurdo o misterioso? Per rispondere a questa domanda, è necessario sapere cosa sono il mistero e l’assurdo.
Pochi danno una definizione precisa di mistero. Lo stesso san Tommaso d’Aquino non dà una vera e propria definizione di mistero e sembra parlare di mistero solo in teologia, non in filosofia. Più radicalmente, la nozione di mistero sembra sfuggire, spontaneamente, a qualsiasi definizione, poiché evoca precisamente qualcosa che ci sfugge.
Qui c’è una sfida: se si dice che il mondo non è assurdo, ma misterioso, occorre definire cosa si sta dicendo! Questo è il compito che mi sono posto. Ho dovuto riunire tutto ciò che in san Tommaso poteva essere utilizzato per formare una dottrina filosofica del mistero e tutto ciò che san Tommaso ha potuto dire sull’assurdo. È stato un compito piuttosto lungo e difficile, data l’immensità dell’opera di san Tommaso.
All’inizio pensavo di trovare, da una parte, i pensatori del mistero e, dall’altra, i pensatori dell’assurdo. Ma poi mi sono reso conto, in molti dei testi meno noti al grande pubblico, che anche i pensatori dell’assurdo avevano un modo di pensare al mistero. Da qui un rovesciamento di prospettiva: Sartre, Camus e Cioran, che parlano di mistero, potrebbero essere più vicini a san Tommaso di quanto non sembri? Cerco di rispondere a questa domanda leggendo questi autori con la gentilezza che appartiene a ogni essere umano, e facendo attenzione a non distorcere le loro affermazioni.
Infine, Gabriel Marcel ha inteso essere il filosofo del mistero. Talora egli è considerato come un’alternativa, nel secolo XX, al pensiero medievale, con il quale questo autore sembrava avere difficoltà (soprattutto all’inizio della sua carriera). Più in generale, alcuni hanno talvolta difficoltà a leggere testi medievali come quelli di san Tommaso d’Aquino, che sembrano così improntati alla ragione da sembrare ostili al mistero. Mi sforzo di dimostrare che si tratta di un errore. I miei lettori potranno scoprire un Tommaso d’Aquino amico del mistero – anche in filosofia –, che non ignora le obiezioni dell’assurdo (e, da questo punto di vista, può apparire, ancora una volta, più vicino a Sartre, Camus e Cioran di quanto immaginiamo – e di quanto Cioran scrive espressamente– nonostante l’immensa distanza che separa le dottrine del santo da quelle di questi pensatori).
Il mio lavoro è attuale perché stiamo celebrando un triplice anniversario di san Tommaso d’Aquino, il “Doctor communis”: 700 anni dalla sua canonizzazione, nel 1323; 750 anni dalla sua morte, nel 1274; 800 anni dalla sua nascita, nel 1225.
Più immediatamente, questo libro è il frutto di un Master, completato su richiesta del superiore della mia comunità monastica, e conseguito presso l’Institut Catholique di Tolosa, nel 2021. Nell’ambito di questo Master, ho dovuto scrivere una dissertazione. Dato che insegno filosofia nella mia abbazia, da molto tempo avevo scritto una memoria sul mistero, per mostrare ai miei studenti in modo più dettagliato, ai fini del loro corso, ciò che avevo detto loro durante le lezioni, cioè che la filosofia non è un sistema razionalista. Nella mia tesi di Master, inizialmente pensavo di limitarmi a ribadire questa esposizione, ampliandola un poco. Ma presto mi sono reso conto che dovevo rivedere a fondo tutto ciò che avevo scritto sull’argomento (indagine storica e riflessioni). I miei lettori potranno beneficiare di queste indagini e delle numerose scoperte che ho fatto.
I cosiddetti filosofi dell’assurdo sono tali perché si sono sentiti respinti dai misteri cristiani, in particolare dal mistero del male?
Sì, il mistero del male è al cuore delle riflessioni dei “filosofi dell’assurdo”. Precisamente, studio il mistero del male in una sezione del mio libro.
Ma, a grandi linee, direi che i filosofi dell’assurdo sono più scoraggiati dai misteri divini che dai misteri cristiani. Cristo a volte li attrae: è il caso di Camus. Dio li spaventa. I pensatori dell’assurdo sono, giustamente, promotori della ragione umana. Ma alcuni vedono una rivalità tra la ragione umana e Dio. Pensano che il riconoscimento di un Dio non sia compatibile con ciò che, secondo loro, questa ragione scopre essere assurdo nel mondo, con ciò che questa ragione impone per la libertà umana.
Di fronte a queste impressionanti obiezioni, il mio libro prende posizione. Si sforza di collocare il posto che l’assurdo, il mistero e Dio possono occupare per la semplice riflessione umana, anche senza la fede cristiana. In particolare, esamina in dettaglio gli argomenti avanzati da Jean-Paul Sartre contro l’esistenza di Dio. Situa il posto della scienza, della nostra ignoranza, dell’umiltà o magnanimità che ci appartengono, in mezzo all’oscurità di questa vita. Si apre allora, mediante la magnanimità dell’intelligenza, unita all’umiltà, quella che mi sono permesso di chiamare “l’avventura del mistero”: non aggiungo altro, lo scopriranno i miei lettori.
Chi dovrebbe leggere questo libro? Per esempio, richiede una solida cultura filosofica?
Per rispondere alla domanda, non posso fare di meglio che citare una persona che aveva un preconcetto piuttosto sfavorevole, perché aveva paura della filosofia e delle sue complicazioni. Ecco la sua reazione: «Un dono superbo […]. Sono senza parole. […] Con mia grande sorpresa – perché non sono affatto competente in questo campo – ho trovato facile leggere queste pagine, grazie allo stile vivace e attento. Non è affatto noioso! E trovo persino difficile staccarmene. Quindi, bravissimo e tanto di cappello. Spero inoltre che queste pagine, obiettive quanto più possibile, giungano a qualcuno fra quanti sono appassionati all’argomento».
Alcuni lettori di filosofia più istruiti esprimono giudizi come «è ovvio che lei padroneggia la sua materia», oppure «sono rimasto assolutamente affascinato dalla sua dissertazione sul mistero. È bello leggere lavori come questo».
Sottopongo le pagine che ho scritto all’attenzione benevola del lettore e gli chiedo di aiutarmi a migliorarle: nessuno è un’isola e abbiamo bisogno gli uni degli altri.
Domenica, 25 febbraio 2024
[Versione italiana curata dalla redazione del sito di Alleanza Cattolica, con il permesso di P. Luc Artur O.S.B., dell’intervista comparsa il 20-02-2024 sul blog francese Le Salon Beige, alla pagina https://lesalonbeige.fr/saint-thomas-daquin-face-a-sartre-et-camus]