Da Vatican News del 28/02/2024
Ci sono ancora troppe violazioni di diritti umani nel mondo, della libertà di pensiero, coscienza e religione e le discriminazioni e persecuzioni dei credenti continuano ad aumentare. L’allarme giunge da monsignor Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali a Ginevra, intervenuto alla 55.ma Sessione del Consiglio dei Diritti Umani tramite una dichiarazione resa oggi nella sede elvetica dell’Onu. Il nunzio apostolico ha sottolineato che “la libertà religiosa è violata in quasi un terzo dei Paesi del mondo” e che ad essere coinvolte sono circa 4,9 miliardi di persone, secondo i dati di Aiuto alla Chiesa che Soffre, mentre in alcuni Paesi occidentali la discriminazione e la censura religiosa vengono perpetrate sotto l’egida della tolleranza e dell’inclusione e la legislazione volta a combattere l’incitamento all’odio viene spesso strumentalizzata per mettere in discussione il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Auspicio del diplomatico è che nel corso dei lavori del Consiglio per i diritti umani vengano identificate e affrontate le continue violazioni dei diritti umani fondamentali, determinate le cause profonde e siano adottate misure attive per porvi fine.
La dignità della persona umana al centro delle decisioni
Come scrive Papa Francesco nella Laudate Deum, “il mondo sta diventando così multipolare e allo stesso tempo così complesso che è necessario un quadro diverso per una cooperazione efficace”, ricorda il rappresentante della Santa Sede, e occorre “reagire con meccanismi globali” alle sfide “ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari”, attuando “una nuova procedura per il processo decisionale e per la legittimazione di tali decisioni”. Tutto questo mettendo al centro la dignità della persona umana, che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce come fondamento della pace, dei diritti umani, della giustizia e della libertà. In tal modo, ha aggiunto monsignor Balestrero, “le agenzie dedite al bene comune e alle questioni tecniche potrebbero superare l’attuale paralisi dovuta alla polarizzazione ideologica e allo sfruttamento da parte dei singoli stati”, inoltre, sostenere valori radicati nella dignità umana, migliorerebbe la diplomazia multilaterale, ma per raggiungere questo traguardo serve ricostruire “una visione condivisa della nostra natura intrinseca, che comporta obblighi e norme morali che possono essere comprese attraverso la ragione umana e devono essere rispettate”.
L’intelligenza artificiale e i diritti umani fondamentali
Per l’osservatore permanente della Santa Sede, “la dignità umana deve diventare il principio guida anche nello sviluppo e nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale” e “i progressi in questo campo dovrebbero rispettare i diritti umani fondamentali”, essere a servizio del potenziale umano e non competervi, “dovrebbero promuovere, e non ostacolare, le relazioni personali, la fraternità, il pensiero critico e la capacità di discernimento”. Inoltre “il rispetto della dignità umana impone di respingere ogni tentativo di ridurre l’unicità della persona umana a essere identificata o ridotta a un algoritmo o a un insieme di dati”, ha proseguito monsignor Balestrero, e perciò non si può “consentire a sistemi sofisticati di decidere autonomamente il destino degli esseri umani”. Pertanto “lo sviluppo dell’intelligenza artificiale può essere considerato un successo” solo agendo in modo responsabile e sostenendo i valori umani fondamentali.
Il rischio delle colonizzazioni ideologiche
Ai Paesi dell’Onu Balestrero ha evidenziato che molte problematiche odierne “derivano dalla mancanza di rispetto per la dignità umana” e dal fatto che non ci si riconosce interconnessi e tra l’altro i tentativi di introdurre dei “nuovi diritti”, non sempre coerenti con ciò che è bene per la persona umana, “portano a una ‘colonizzazione ideologica’ che minaccia la dignità umana, creando divisioni tra culture, società e Stati, anziché favorire l’unità e la pace”. Si deve crescere, invece “sulle basi di una retta comprensione della fraternità universale e del rispetto della sacralità di ogni vita umana”, di tutti, indistintamente, secondo quanto affermato dal Papa all’Onu il 25 settembre del 2015. “I principi della fraternità umana e della solidarietà dovrebbero essere ancora una volta al centro del nostro lavoro”, ha rimarcato l’arcivescovo, che ritiene la fraternità universale “una condizione essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani nel mondo di oggi”.