Di Francesco de Martini da Il Foglio del 13/03/2024
In uno dei suoi ultimi (non facili) libri di divulgazione il matematico Roger Penrose ricorda di essere balzato sulla sedia per la sorpresa, e con lui i suoi colleghi dell’University College di Londra, ascoltando nel 1950 una conferenza nell’ambito di un ciclo radiofonico sulla Bbc, del notissimo professore di Cosmologia a Cambridge, Fred Hoyle sul tema: “La natura dell’Universo”. La parola inattesa era lo scandaloso aggettivo “provvidenzialeattribuito dal conferenziere, ateo convinto e universalmente dichiarato, a quanto in quei mesi nelle sue ricerche stava scoprendo circa la struttura sorprendentemente ordinata nei più remoti dettagli, delle costanti e delle condizioni iniziali che presiedono la dinamica dell’Universo. Attorno agli anni 50, in una fase adolescenziale della cosmologia moderna, si veniva scoprendo infatti, che il valore di queste costanti e di queste condizioni iniziali appariva “provvidenzialmente” in favore della vita dell’uomo e della Natura in cui viviamo. Quella fase era l’inizio di una concezione della dinamica dell’Universo che porterà in anni successivi alla formulazione del “Principio antropico” entro un contesto dinamico detto di fine tuning. Una citazione di Leonard Susskind, professore di Fisica a Stanford chiarisce: “La maggior parte delle costanti è regolata con uno scarto dell’uno per cento, il che significa che se il valore differisce dell’uno per cento tutto collassa. I fisici possono certo affermare che si tratta di un colpo di fortuna ma bisogna riconoscere che questa costante cosmologica è regolata con una precisione di 1/10120. Nessuno pensa che si tratti unicamente di un caso. E’ l’esempio più estremo di regolazione iperfine…”. L’astrofisico della École Normale di Parigi, Trinh Xuan Thuan, aggiunge: “Una delle scoperte più sorprendenti della cosmologia moderna è la constatazione che le condizioni fisiche dell’Universo hanno dovuto essere calibrate con estrema precisione (fine tuning) per permettere la comparsa di un osservatore consapevole…. Cambiate solo lievemente le condizioni iniziali o le costanti e l’Universo sarebbe vuoto e sterile: e non saremmo qui a discuterne… Questo è il Principio antropico”.
Queste sono solo due tra le centinaia di multiformi, estese testimonianze di insigni fisici e cosmologi, tra cui moltissimi premi Nobel, raccolte, ordinate e pubblicate in un grosso libro (600 pagine) appena uscito in edizione italiana a opera di due autori francesi: l’ingegnere Michel-Yves Bolloré (fratello del più famoso Vincent, patron di Vivendi), e Olivier Bonnassies, imprenditore, diplomato dell’École Polytechnique. Il titolo del libro è, a prima vista un terrorizzante colpo al cuore: Dio, la scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione (Sonda editore). Niente paura, perché non è affatto un libro di teologia, né viene proposto un qualsiasi accenno a un “Dio personale” o una qualsiasi forma di misticismo religioso: di religione o di Chiesa o di “fede” qui non si parla. Ma solo ed esclusivamente di scienza, con un linguaggio molto semplice e ben comprensibile.
Sembra un miracolo, ma l’assenza nel testo di una qualsiasi equazione matematica non sembra impedire la chiarezza e la precisione dei concetti entro una impostazione chiaramente didascalica. La precisione è garantita dall’uso frequente delle stesse testimonianze autentiche degli scienziati. La scienza è qui rappresentata dalla Fisica quantistica, dalla Cosmologia moderna e dalla moderna Biologia. In proposito ben 40 pagine del libro (la cui prefazione è del premio Nobel Robert W. Wilson, lo scopritore nel 1964 della Radiazione elettromagnetica di fondo cosmico (Cmbr) raccolgono centinaia di dichiarazioni scritte e testimonianze di famosi scienziati premi Nobel. Ancora nel contesto della Cosmologia, è raccontata con dovizia di particolari la drammatica e anche tragica contesa attorno all’origine dell’Universo. Qui ancora l’influente ateo Fred Hoyle, in accesa e dichiarata opposizione alla narrazione biblica, sviluppò e sostenne per anni la teoria dello “stato stazionario” con creazione spontanea di materia nell’Universo malgrado fin dal 1929 le osservazioni di Edwin P. Hubble ne avessero previsto l’espansione. Tutto finì con il fallimento clamoroso di quella ipotesi con la scoperta sperimentale della radiazione (Cmbr) nel 1964 che confermò l’esistenza di un Big Bang iniziale e quindi anche di una futura fine dell’Universo. Il versante tragico di quella lunga vicenda è raccontato nel libro con dovizia di particolari storici. Il regime sovietico di Stalin e quello nazional-socialista di Hitler che sostenevano accanitamente l’eterna stazionarietà dell’Universo accesero per anni una opposizione feroce alla “fisica ebrea” di Einstein arrivando alla fucilazione e all’internamento di molti scienziati. Nel libro lo stesso processo di analisi delle “prove”, unito a una accurata discussione e valutazione delle tesi opposte, è applicato ai processi della moderna Biologia, anche qui con dovizia di lunghe citazioni. Un esempio da Sir Francis Crick, premio Nobel scopritore della struttura del Dna: “Attualmente il divario tra il ‘brodo primordiale’ e il primo sistema a Rna capace di selezione naturale appare di un’ampiezza insormontabile… Un uomo onesto munito di tutte le conoscenze attuali, può solo affermare che, per ora, in un certo senso, l’origine della vita appare quasi un miracolo tante sono le condizioni che debbono essere soddisfatte perché il meccanismo si metta in moto…”.
La tesi del libro è semplice, ma per molti versi è sorprendente e perfino rivoluzionaria se considerata nel contesto di una cultura moderna che nella prima metà del XX secolo era ancora condizionata dai dominanti determinismo e materialismo imposti dalla fisica classica. Materialismo che è stato trasmesso per osmosi ad altre scienze (quali ad esempio la psicoanalisi freudiana) e alle ideologie di natura sociologica e politica di origine ottocentesca. Ancora oggi, in Italia, data la generale ignoranza dei (spesso impervi) risultati raggiunti ogni giorno in modo tumultuoso dalla Scienza moderna, la cultura condivisa dagli intellettuali non-scienziati (uomini di lettere, giornalisti, filosofi, giuristi, economisti, etc.) appare intrisa degli stanchi pregiudizi del materialismo positivista di fine Ottocento. In questa ottica appare quindi convincente l’ambizioso sottotitolo del libro: “L’alba della Rivoluzione”. Infatti si dimostra qui che, negli ultimi decenni, con l’avanzare tumultuoso delle scoperte scientifiche, segnatamente agli sviluppi sperimentali nei campi della biologia e della fenomenologia quantistica in ambito cosmologico, il paradigma materialistico si è progressivamente attenuato in modo inatteso, mentre molte e multiformi “prove” di un “Disegno intelligente” sono venute a imporsi in modo indiscutibile. In questo quadro, l’irrazionale atto di “fede” consiste, se mai, per ognuno di noi, nella promozione della “prova”, ossia del risultato fenomenico, a “prova assoluta”, ossia alla finale personale accettazione di una verità raggiunta. Quindi, prescindendo da ogni aspetto religioso, la scienza appare oggi come il più naturale e semplice sentiero che conduce alla accettazione razionale di un Dio creatore e regolatore dello sviluppo temporale dell’Universo. Quel sentiero è infatti oggi percorso da una stragrande moltitudine di uomini di scienza.
Il libro, di lettura molto semplice e appassionante, organizzato con argomentazioni al possibile esatte e comprensibili, in assenza di equazioni matematiche, è destinato ambiziosamente a un pubblico molto vasto. E quindi è destinato a incidere profondamente nella cultura contemporanea.