PierLuigi Zoccatelli, Cristianità n. 423 (2023)
Relazione tenuta in occasione del convegno organizzato il 30 settembre 2023 a Piacenza, presso il PalabancaEventi, da Alleanza Cattolica sul tema Giovanni Cantoni, Alleanza Cattolica e la storia dell’Italia contemporanea. È stato mantenuto in parte lo stile del parlato.
Desidero presentarvi il libro Costruiremo ancora cattedrali come una storia di conversione e di conversioni (*).
L’opera è una classica narrazione di «come eravamo» e, come accade spesso in occasioni del genere, la memoria di chi scrive tende a essere, come si dice, un po’ «pasquale», cioè tende a tingere di rosa, a iper-valutare o a sottovalutare, scelte legate a istanti della nostra vita per noi particolarmente importanti e, se questo è il caso, cari. E la gioventù è in genere uno di questi. Insieme al confratello e amico milanese Oscar Sanguinetti abbiamo cercato — nei limiti del possibile, ma di sicuro qualche volta la penna ci è sfuggita di mano — di evitare questa deriva e abbiamo cercato di descrivere il «come eravamo» di Alleanza Cattolica così com’è stato veramente, attingendo a dati oggettivi e affidandoci alla memoria di chi allora c’era ed è ancora fra noi. Ovviamente, visto che Alleanza Cattolica, specialmente quella delle origini, non è più giovincella, molto ci è sfuggito su entrambi i fronti.
Il volume descrive l’infanzia e la gioventù dell’Associazione, cioè, facendo il parallelo con la vita di ciascuno di noi, narra un periodo di formazione. Descrive, cioè, un organismo in via di maturazione, quindi esposto a tutte le influenze, positive e negative, che tale maturazione producono. Ma, come nel caso di un organismo individuale, tratta di un soggetto dall’identità — almeno alla fine del periodo considerato, cioè i primi anni 1970 — già ben delineata, quanto meno nelle finalità e nelle fonti dottrinali. Ciascuno di noi è già sé stesso precocemente ma, come ogni realtà dotata dell’essere, diviene, muta, si arricchisce, si corregge e si fa più efficace nell’agire.
In breve, il libro racconta come da un piccolo gruppo di giovani cattolici di destra di un’antica cittadina della Bassa Padana, radunati intorno a un magistrale «operatore intellettuale» come Giovanni Cantoni (1938-2020), si è giunti a un’associazione di apostolato culturale riconosciuta dalla Chiesa, che vanta ormai più di cinquant’anni di attività a pieno regime e che ha espresso individualità di rilievo in più di un ambito professionale, privato e pubblico.
Alleanza Cattolica è nata intorno al 1968 e il suo è stato un percorso sicuramente avviatosi come risposta alle forti spinte rivoluzionarie degli ultimi anni Sessanta. Ma, mentre altre realtà cattoliche nascevano nel medesimo contesto dando una risposta «moderata» o «mediata» alle medesime domande, Alleanza Cattolica si poneva fin da subito in frontale contrapposizione a tale spinta rivoluzionaria, senza peraltro ignorare i problemi concreti che avevano dato il via alle rivolte studentesche di allora.
Il primo obiettivo dell’Associazione fu di capire che cosa stesse accadendo e vi riuscì — forse fra i pochi — aiutata dalla dottrina che il suo fondatore aveva scelto di abbracciare: quella della scuola contro-rivoluzionaria francese e ibero-americana, ancorché rilette in chiave italiana. A essa si doveva una lettura chiara e profonda del processo rivoluzionario nella sua generalità e nella forma assunta in quegli anni e, specialmente, della multiforme realtà del comunismo italiano, su cui allora la centrale moscovita puntava come modello per conquistare altri Paesi cattolici. Grazie alle categorie fornite da Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) e da Jean Ousset (1914-1994) — per non citare che i due principali autori di riferimento — fu allora possibile leggere le mosse delle avanguardie rosse, moltiplicatesi in quegli anni intorno alla casa-madre, il Partito Comunista Italiano, e, anzi, talora anticiparle, nel senso di individuarne sia le debolezze sia le insidie, ancora molto potenti.
La battaglia si spostava, dunque, dalle aule universitarie alle città, alle piazze, ai luoghi di ritrovo dei gruppi cattolici e nei gruppi anti-comunisti.
Nel clima insurrezionale del Sessantotto, dove dilagavano la cultura radicale e comunista, nasceva anche la sinistra cattolica, quei cattolici che avevano letto in maniera distorta il Concilio Vaticano II (1962-1965) e che pensavano che la Chiesa dovesse schierarsi non solo dalla parte dei poveri ma anche, in nome di una malintesa «liberazione», a fianco delle mille realtà rivoluzionarie d’ispirazione marxista che popolavano l’Europa e l’America latina.
E nel mondo ecclesiale degli anni successivi al Concilio imperversava una serie di teologie, anch’esse frutto di una cattiva lettura dei documenti dell’assise, raggruppabili sotto la dicitura di «progressismo», che, in nome dell’accettazione della modernità, abbandonavano il fronte anti-comunista, distorcevano la riforma liturgica, davano una lettura sbagliata dell’ecumenismo, appiattivano la pacificità del messaggio evangelico sul pacifismo filo-comunista.
Anche contro queste realtà, queste patologie del proprio mondo di origine, Alleanza Cattolica prenderà in quegli anni una posizione decisa.
E, sempre sotto la medesima voce della lotta alle distorsioni, si schiererà contro le false opposizioni al comunismo e alla Rivoluzione che la cronica carenza dottrinale faceva pullulare nell’ambiente di destra.
Alleanza Cattolica nasceva in una condizione del tutto avversa e che andava via via aggravandosi: un’Italia «rossa» diventava sempre più pronosticabile. Se il periodo che va dal 18 aprile 1948 al 1962 era stato un tempo di relativa austerità e di anti-comunismo, il 1963, grazie alla Democrazia Cristiana, aveva introdotto stabilmente i socialisti nel governo, operazione il cui frutto più sgradevole era stato, non tanto l’espansione dello Stato nell’economia, quanto la rinascita del paradigma anti-fascista come discriminante della vita pubblica della nazione. Il 1968 aveva visto un’esplosione neo-marxista e una ripresa in grande stile delle lotte sindacali in chiave marxista. Nel 1969 si apriva la lunga stagione delle bombe e del terrorismo, in cui presto finirà impigliata anche la destra militante più impaziente e meno accorta. Nel 1970 si formava a Milano il movimento della «maggioranza silenziosa», che rappresentava la reazione popolare e delle classi medie allo strapotere comunista.
Alleanza Cattolica nascerà quando un gruppo di intellettuali cattolici deciderà che la situazione non poteva essere più affrontata in seno al dibattito culturale fra gli sparuti cenacoli della destra «colta», ma occorreva passare all’azione. E questa nascita segnerà la ripresa di una prospettiva contro-rivoluzionaria militante in Italia dopo la stagione dell’intransigentismo, chiusasi definitivamente quasi quarant’anni prima, nel 1929.
Alleanza Cattolica fin da allora si poneva come un soggetto civico-religioso che aveva ben chiari il proprio ruolo e la propria meta: combattere la Rivoluzione in tutte le sue sfere di azione, politica, culturale, ecclesiale e, incipientemente, in interiore homine, per restaurare una civiltà cristiana, in un futuro impredicibile e nelle forme esteriori che il Signore vorrà scegliere. E per questa meta finale l’Associazione avrebbe adattato le sue priorità contingenti e la sua strumentazione a un nemico in perpetua metamorfosi e in ininterrotta avanzata. Nel fare questo, avrebbe riscoperto via via il suo genuino afflato missionario cattolico, collocandosi al giusto posto fra le diverse realtà di questa natura nate nella Chiesa nel Novecento.
Tutto questo per dire che l’organismo che prende forma fra la metà degli anni 1960 e il 1974, quando si tiene il referendum contro il divorzio — che è un po’ la prima «prova su strada» dell’Associazione —, è un soggetto ben preciso ma che deve ancora esprimere tutte le sue virtualità e assumere la sua forma definitiva, cosa non breve e che forse non finirà mai, se è vero che un’associazione contro-rivoluzionaria deve combattere la Rivoluzione così come essa è in un dato tempo e non come chi la combatte vorrebbe che fosse. Tanti mutamenti di scenario che avverranno dopo la stagione dell’anti-divorzismo — la nuova battaglia contro la legalizzazione dell’aborto procurato, il pontificato missionario di san Giovanni Paolo II (1978-2005), il crollo del comunismo sovietico, la prepotente ascesa d’importanza e complessità delle battaglie sul fronte bioetico, la metamorfosi rivoluzionaria del post-1989, il pontificato di Benedetto XVI (2005-2013), la sua rinuncia e il nuovo pontificato di Francesco — richiederanno un adattamento del modo di accostare la realtà entro cui combattere la propria battaglia.
Conversioni provvidenziali
Alleanza Cattolica è nata dalla conversione provvidenziale di alcuni uomini e si è alimentata grazie alla conversione di altri uomini e di donne. Chi ne ha fatto parte all’inizio aveva senz’altro ricevuto, come di norma avveniva a quel tempo, un’educazione religiosa di base — allora incomparabilmente più radicata rispetto ai nostri giorni —, ma spesso si trattava di una plantatio scoloritasi fino a eclissarsi. Tuttavia, Alleanza Cattolica non nasceva da un ceppo associativo cattolico preesistente, alle cui impasse si proponeva di ovviare come, per esempio, Comunione e Liberazione. Non era una evoluzione particolare, un adattamento di una realtà, magari antica, di impegno laicale ai tempi nuovi, alla Chiesa del periodo successivo al Concilio, non era composta di cattolici «impegnati», che erano tali da sempre. Anzi, per chi ne vorrà far parte, la prima svolta radicale — che costerà in itinere la perdita di più di un aderente — sarà il cambiamento di prospettiva da una Chiesa «utile» per la politica a un’azione politica — rectius: pre-politica — al totale servizio della Chiesa, perché la Chiesa è l’anima della Contro-Rivoluzione. Alleanza Cattolica era una realtà che sociologicamente partiva da zero, ma nel cui paradigma fin dall’inizio figurava l’intento di far propri l’insegnamento e la prassi della Chiesa romana in integro. Per questa ragione conoscerà una costante crescita in consapevolezza e, almeno negli intenti, in santità dei suoi membri, sì che il suo profilo subirà progressivi adeguamenti.
Soffermandoci per un istante su questa dinamica, che dice relazione allo status della nascitadi Alleanza Cattolica, sembra si possa affermare che fra gli elementi che la caratterizzano ab origine, diversamente da altre realtà consimili, emerga che in essa sia prevalso — tanto nei dirigenti quanto nella base militante, e al netto delle eccezioni — l’itinerario di chi si converte o è in via di conversione. In altre parole, è un fatto e forse un tipo che soggetti portatori di una Weltanschauung di destra — perciò, in quanto tali, propensi all’Ordine, dunque attenti o disponibili al discorso metafisico, quantunque, soprattutto agli esordi, spesso frammisto a tentazioni spiritualistiche —, alla ricerca di una soluzione all’impasse politica, culturale, militante, esistenziale che affliggeva il nostro Paese negli anni turbolenti della contestazione e successivi, avvicinandosi all’Associazione siano infine approdati alla fede cattolica, sebbene in un processo di «già e non ancora», per usare un’espressione tipica della teologia biblica.
Sfogliando le pagine della biografia di Alleanza Cattolica, emerge con sempre maggiore nitidezza che questa caratteristica non è accidentale ma pare elevarsi ad aspetto strutturale del suo organismo, sembra quasi essere parte del suo DNA. Questa caratteristica si esplica in almeno tre sensi.
Il primo carattere, tipico di ogni esito di un processo di conversione, quasi habitus acquisito di ogni convertito, sia esso un soggetto individuale oppure un soggetto collettivo, è la sua propensione per le idee chiare, le opinioni nette e le scelte senza compromessi.
Quindi, secondo aspetto, Alleanza Cattolica non si arroccherà mai sull’agenda e sullo stile delle sue origini, ma si sforzerà di capire sempre meglio i «segni dei tempi», ovvero i mutamenti che il processo rivoluzionario induce nella realtà dei rapporti umani e della psicologia degli uomini e delle donne. La Rivoluzione culturale del Sessantotto, sia nella sua fase vessillare e acuta, fra il 1967 e il 1989, sia nella sua «onda lunga», che giunge approfondendosi, istituzionalizzandosi e diffondendosi con sempre maggiore capillarità fino a noi, produrrà delle smagliature vistose nel corpo sociale, mutandone il volto. Sarà un’autentica svolta, che l’Associazione cercherà di assorbire e di analizzare onde trovare armi per combatterla. Lo stesso si può dire di eventi di carattere positivo, tali da suscitare entusiasmo, come il ciclo di eventi che ruota intorno al 1989, ma pure il rilancio dell’evangelizzazione avvenuto con il pontificato di san Giovanni Paolo II e il dialogo con le culture aperto da Benedetto XVI.
Infine, ultimo aspetto, le pratiche religiose associative — in particolare gli esercizi spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), seguite da centinaia di aderenti e di simpatizzanti, e la continua e solida catechesi — favoriranno conversioni sempre più decise e durevoli nel tempo, in un processo di assimilazione della fede cristiana e di incorporazione di sé stessi a Santa Romana Chiesa: ciò che si può denominare, senza esitazioni, un processo di formazione e di conversione continua. Questo adattamento continuo del nucleo di princìpi di partenza e della propria missione al mutare del mondo esterno è stato letto in negativo da chi dimentica che la Contro-Rivoluzione, anche se non è un processo, ha comunque un processo, sa mutare, sa adeguarsi alla realtà che combatte, sa sintonizzarsi con un interlocutore la cui «qualità» decade sempre di più e a cui è sempre più difficile fare intendere e abbracciare la proposta associativa. Sotto un secondo aspetto, questo meccanismo di ininterrotta maturazione nella fede e nelle dottrine profane, divenuto così centrale nella vita associativa, questa nativa «propensione alla conversione», è stato visto dall’esterno come una peculiarità per avvicinare alla fede un certo «mondo», per offrire a persone sensibili a certe tematiche, in particolare a chi «stava a destra», una via: da un lato, per mettere a frutto le proprie energie e, dall’altro, per contrastare il terrificante svuotamento dell’esistenza individuale prodotto dalla Rivoluzione nella sua fase in interiore homine, grazie al crollo di ogni micro-struttura e al dissolvimento di ogni tavola di valori.
Vi è nota l’attenzione che io presto al lascito del patriarca del monachesimo occidentale, san Benedetto (480 ca.-547), non da ultimo per la sintonia ideale che scorgo fra la sua Regola e la pratica militante come concepita in Alleanza Cattolica. A noi che «[…] impugni[amo] le fortissime e valorose armi dell’obbedienza per militare sotto il vero re, Cristo Signore» (RB Prologo), sia perciò concessa la grazia di «[…] non antepo[rre] assolutamente nulla a Cristo, che ci conduca tutti insieme alla vita eterna» (RB LXXII, 11-12). Così, anche di fronte alle maree del tempo presente, potremo forse meditare una volta ancora le parole del profeta Isaia: «Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte?”. La sentinella risponde: “Viene il mattino, poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite!”» (Is 21, 11-12).
Nota:
*) Cfr. Oscar Sanguinetti e PierLuigi Zoccatelli, «Costruiremo ancora cattedrali». Per una storia delle origini di Alleanza Cattolica (1960-1974), D’Ettoris Editori, 1a rist. corretta, Crotone 2023.