Articolo apparso sull’edizione on-line di “Tempi” del 20/04/2024 a firma di Aldo Vitale
A Catania non si è potuto svolgere un incontro organizzato in università da Scienza&Vita. Insulti e slogan contro i relatori
«La gente non può pensare nello stesso modo: sennò cessa del tutto di pensare»: così ebbe a sintetizzare uno dei più noti dissidenti antisovietici quale è stato Roy Medvedev che ha personalmente vissuto il contesto storico e sociale in cui viene a mancare qualsiasi tutela generale e qualunque riconoscimento della esigenza di garantire la libertà di pensiero.
Nei sistemi totalitari, infatti, alla diversità di vedute si sostituisce l’uniformità dell’ideologia ufficiale che tutti devono confessare e professare, sempre e in ogni istante, privatamente e pubblicamente, senza titubanze o eccezioni.
La logica dell’ideologia totalitaria, proprio perché tale, non accetta il pensiero diverso, non consente la formulazione di altre idee che siano distinte da quelle ufficialmente professate dalla stessa ideologia totalitaria.
La rigidità dell’ideologia totalitaria, infatti, da un lato pretende di incarnare l’unica e incontestabile verità sul mondo, sull’uomo e ovviamente su se stessa, dall’altro lato esige il sacrificio di ogni eventuale prospettiva differente che si discosti in modo più o meno profondo dall’ortodossia ideologica sancita dalla medesima ideologia totalitaria.
Così è accaduto storicamente nel XX secolo, con ampiezza di esempi, sia sotto il regime nazionalsocialista sia sotto il regime sovietico, rivelando uno dei tratti caratteristici dell’ideologia totalitaria: silenziare il pensiero, come pensiero diverso, come pensiero alternativo, come pensiero in sé e per sé considerato.
Cosa è successo a Catania
Di tali inconvenienti sono all’oscuro, ahinoi, quei gruppi Lgbt che a Catania, venerdì 19 aprile, subito dopo la breve e conciliante prolusione di saluto dell’arcivescovo etneo, monsignor Luigi Renna, hanno impedito lo svolgimento di un convegno universitario di alto profilo scientifico in tema di disforia di genere e carriera alias organizzato dalla locale sezione di Scienza&Vita presso la concessa aula magna del rettorato dell’Università.
Medici, docenti di diritto costituzionale, di diritto civile, avvocati, filosofi morali e teologi morali avrebbero – secondo il programma – dovuto dibattere e riflettere intorno ai profili problematici – specialmente di ordine medico-legale – legati ai suddetti temi. Il titolo del convegno era: “La disforia di genere nei minori e la carriera alias negli istituti scolastici: questioni mediche, antropologiche e giuridiche”.
Il gruppo Lgbt, con una organizzatissima e disciplinatissima coordinazione quasi oplitica, tuttavia, ha impedito che il convegno potesse anche soltanto cominciare, irrompendo in massa e impedendo che l’ordine dei lavori potesse svolgersi come da programma, chiarendo, peraltro, come non fosse interessato al confronto, ma soltanto a silenziare le relazioni a loro dire omofobiche e transfobiche.
Tra striscioni, rivendicazioni e cori, in un vociare rauco e sguaiato dai contorni grotteschi come quelli che contraddistinguono le anime dannate di un girone dantesco, sono stati rivolti al tavolo dei muti e ammutoliti relatori soltanto insulti e slogan preconfezionati come “Dio è morto”, oppure “Ma quale scienza, ma quale Dio! Sul mio corpo decido io!” ecc. ecc.
Pensiero ideologico
Alcune brevi considerazioni. In primo luogo: è quanto mai urgente – ad ogni livello educativo, famigliare, scolastico e universitario – riprendere in mano lo studio reale della Costituzione italiana che garantisce la libertà di pensiero a prescindere da ciò che alcuni, tutti, pochi o molti ritengono sia o debba essere la verità.
La libertà di pensiero non si può garantire, infatti, soltanto in merito a ciò che alcuni ritengono aderente alla propria visione del mondo, anzi, se proprio autenticamente essa deve essere intesa (e perché intenderla in modo distorto?) si può ritenere l’esatto opposto, cioè che tanto più non è aderente a ciò che ciascuno di noi può pensare quanto più un’idea merita di essere espressa.
In secondo luogo: diversamente da ciò che ritengono sia gli esponenti dei gruppi Lgbt che hanno impedito lo svolgimento del suddetto convegno, sia i docenti di scuola e di università che quotidianamente li formano e li fomentano in tale direzione, l’università è tale – rispondendo al proprio senso e alla propria vocazione – soltanto se e nella misura in cui consente un dibattito franco e aperto sempre su tutto, cioè universale appunto, senza apriorismi ideologici di alcun tipo e senza l’imposizione di ortodossie opposte come tali al pensiero effettivo.
Che oggi si debbano ribadire simili lapalissiane ovvietà è indice di un doppio problema: la mancanza di consapevolezza del ruolo dell’istituzione universitaria e, ancor peggio, la mancanza di educazione al pensiero critico come pensiero autentico e strutturalmente diverso dal pensiero ideologico.
Mentre il pensiero ideologico, infatti, pretende che sia la realtà ad adeguarsi ai propri dettami, il pensiero critico, invece, è disposto a sacrificare parte del proprio sé per adeguarsi alla verità della realtà.
Fascismo degli antifascisti
Infine, gli esponenti delle associazioni Lgbt che orgogliosamente rivendicano la propria azione silenziatrice nei confronti di chi la pensa diversamente dalla loro piattaforma ideologica, per essere presi davvero sul serio, cioè per non essere declassati al ruolo di meri ideologi, dovrebbero assumere una decisione definitiva: o proporsi come reali difensori dell’umano, quindi senza poter silenziare il pensiero altrui che – per quanto erroneo o non condivisibile – è e rimane espressione compiuta e adesiva della realtà umana, oppure silenziare il pensiero altrui, ma perdendo ogni legittimità e credibilità sulla causa umana che dichiarano di difendere con le loro mirabili gesta.
Oltre a tutto ciò, probabilmente, le rumorose e totalitarie milizie Lgbt farebbero bene, fuoriuscendo dalla propria microscopica visione ego-centrata, a rivendicare e strepitare un po’ meno per leggere e studiare un po’ di più, perché così facendo, magari, potrebbero imbattersi negli scritti di un omosessuale come Pier Paolo Pasolini che aveva già denunciato, più di un trentennio or sono, il cosiddetto “fascismo degli anti-fascisti” che impedisce a chiunque di poter esprimere il proprio pensiero ritenuto non allineato rispetto all’ortodossia del pensiero unico.
Tutto questo andrebbe spiegato fin dalla scuola ad una generazione – quale è quella attuale di cui è composta la massima parte del mondo Lgbt – che oltre ad aver perduto il senso di sé e il senso del limite pare abbia smarrito, circostanza ancor più grave, anche e perfino il limite del senso.
Lunedì, 22/04/2024