Di Matteo Legnani da Libero del 01/05/2024
È uno strano mondo, quello dei funzionari Onu all’interno del Palazzo di Vetro. Sarà proprio quel vetro a deformare la
loro prospettiva? Ce lo si è chiesto più volte nei giorni successivi al 7 ottobre e viene da chiederselo anche adesso, dopo
l’ennesima uscita di uno dei vertici dell’organizzazione, il responsabile per i diritti umani Volker Turk. Il quale, dopo giorni di
violenze e soprusi da parte degli studenti filo-palestinesi (e dei loro fiancheggiatori) in dozzine di università statunitensi, ha
espresso la sua preoccupazione per le misure adottate dai funzionari di quegli atenei e dalle forze dell’ordine per
disperdere le proteste e porre fine alle illegittime occupazioni di intere aree dei campus. «Sono preoccupato che alcune
delle azioni delle forze dell’ordine in una serie di università appaiano sproporzionate nel loro impatto» ha detto il
funzionario Onu, in pratica ricalcando il copione che le stesse Nazioni Unite avevano seguito relativamente allo scontro tra
Israele e Hamas nella Striscia: silenzio di fronte ai soprusi, alle violenze e alle azioni illegali che da giorni infiammano gli
atenei, come era stato sui fatti del 7 ottobre; e proteste a voce alta sulla reazione di coloro che sono deputati a garantire
l’ordine e il regolare svolgimento delle lezioni e delle attività all’interno dei campus, così come era accaduto quando Israele
aveva iniziato l’operazione di terra a Gaza per eliminare gli assassini di Hamas e liberare gli ostaggi. «La libertà di
espressione e il diritto di riunione pacifica sono fondamentali per la società, in particolare quando c’è un forte disaccordo
su questioni importanti, come in relazione al conflitto nei Territori palestinesi occupati e in Israele» ha aggiunto il
diplomatico austriaco. Ma non vi è nulla di pacifico in quanto sta accadendo nelle università americane. Nella notte tra
lunedì e martedì, un gruppo di studenti bardati con la kefiah ha preso d’assalto la palazzina della Columbia University a
New York dove ha sede il Rettorato, occupandone i locali. La polizia, ancora martedì, non aveva effettuato arresti, ma gli
studenti che si sono rifiutati di evacuare l’accampamento base delle proteste hanno iniziato a essere sospesi. La Casa
Bianca ha ufficialmente condannato gli avvenimenti della Columbia definendoli «un approccio assolutamente sbagliato» e
spiegando che «a una piccola percentuale di studenti non dovrebbe essere consentito di sconvolgere la vita di migliaia di
altri ragazzi». Ma la verità è che Biden guardano con enorme preoccupazione a quanto sta accadendo. PROBLEMA
INTERNO L’altro giorno, un sondaggio della CNN diceva che per l’81% dei cittadini tra i 18 e i 35 anni Biden sta
completamente sbagliando strategia in Medio Oriente. E il timore in casa democratica è che a sei mesi dalle elezioni il
presidente stia perdendo il sostegno proprio di quell’America giovane e con un’istruzione superiore che nel 2020 l’aveva
portato alla Casa Bianca. Il caos attraversa di fatto tutta l’America, anche se ha i suoi punti più caldi sulle due coste.
Lunedì ad Harvard gli studenti filo-palestinesi hanno fatto piazza pulita delle bandiere a stelle e strisce sventolanti nel
campus e le hanno sostituite con quelle palestinesi. Occupazioni sono in corso in templi dell’istruzione Usa come Yale,
Washington University, iL Mit, Boston College, dove sono stati arrestati 118 studenti. In tutto, si stima che occupazioni e
arresti siano avvenuti in almeno 55 università del paese e che il numero degli arrestati sia intorno al migliaio di studenti. E
mentre le università d’America s’infiammano, studenti palestinesi dell’Università di Birzeit, vicino a Ramallah, hanno
aggredito il rappresentante tedesco presso l’Autorità nazionale palestinese, Oliver Owcza. Gli animi si sono accesi subito
dopo l’arrivo del diplomatico al Museo della Palestina, situato all’interno del campus universitario, dove il diplomatico è
stato minacciato, inseguito e costretto a fuggire in auto.