Suor Maria Cecilia Borgoni O.C.D., Cristianità n. 424 (2023)
Il primo elemento che colpisce nell’esortazione apostolica C’est la confiance, pubblicata da Papa Francesco in occasione del 150° anniversario della nascita di santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897), è la data di pubblicazione: 15 ottobre, memoria liturgica di santa Teresa d’Avila (1515-1582). Come mai? È il Papa stesso a motivare nel suo scritto questa scelta apparentemente strana: Teresa è il «frutto maturo della riforma del Carmelo e della spiritualità della grande Santa spagnola» (1). Viene così evidenziato il collegamento fra la piccola Teresa e il carisma carmelitano all’interno del quale la sua spiritualità cresce e matura. Teresa è figlia di un’altra Teresa, Teresa d’Avila, la donna che nel secolo XVI «fonda» i carmelitani e le carmelitane scalzi sul ceppo dell’antico ordine del Monte Carmelo. Il termine non è scelto a caso: spesso Teresa è presentata come riformatrice, ma la sua opera ha tutti i connotati di una vera e propria rifondazione, come ricorda anche l’iscrizione sotto la statua che la ritrae nella Basilica di San Pietro: «fundatrix».Teresa, dunque, rifonda il Carmelo, basandolo sulla valorizzazione dell’umanità a partire dalla centralità del mistero dell’Incarnazione. L’umanità di Cristo è per Teresa il punto di riferimento imprescindibile e ciò fa sì che per lei la vita spirituale sia inscindibilmente legata al cammino di crescita umana: «noi non siamo angeli, ma abbiamo un corpo. Voler fare gli angeli vivendo sulla terra — e tanto terreni come io lo ero — è un’autentica follia» (2), scriveva nel Libro della vita. E ancora: «piuttosto che un’anima non proceda in base alla verità, preferisco che sia senza orazione» (3). Questa è la Madre.
Il Padre: san Giovanni della Croce O.C.D. (1542-1591), di cui Teresa amerà tantissimo le opere. Sembra strano accostare questi due santi, famosi l’uno per la via del «nada», della rinuncia, e l’altra per la «piccola via dell’infanzia spirituale», ma in realtà Teresa legge ed elabora nella sua dottrina gli scritti di Giovanni, cogliendone la verità essenziale. D’altra parte, come sottolinea Papa Francesco nella sua esortazione, proprio questo è il genio della piccola Teresa: la sintesi, la capacità di andare dritta al centro. «Precisamente, il contributo specifico che Teresina ci regala come Santa e come Dottore della Chiesa non è analitico, come potrebbe essere, per esempio, quello di San Tommaso d’Aquino [1225-1274]. Il suo contributo è piuttosto sintetico, perché il suo genio consiste nel portarci al centro, a ciò che è essenziale, a ciò che è indispensabile. Ella, con le sue parole e con il suo personale percorso, mostra che, benché tutti gli insegnamenti e le norme della Chiesa abbiano la loro importanza, il loro valore, la loro luce, alcuni sono più urgenti e più costitutivi per la vita cristiana. È lì che Teresa ha fissato lo sguardo e il cuore» (4). In questo senso, mi sembra che Teresa sia «frutto maturo» della spiritualità carmelitana, traducendo nel linguaggio e nel contesto culturale del suo tempo la ricerca dell’essenziale che connota lo spirito del Carmelo: «Dio solo basta» (5); «Alla fine sarai esaminato sull’amore» (6). Il Papa sottolinea nella sua esortazione questo accostamento, che ritiene particolarmente significativo nella nostra società: «In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo» (7).
«C’est la confiance et rien que la confiance que doit nous conduire a l’amour». Così, citando le parole stesse di Teresa, si apre l’esortazione apostolica. E già, forse, saremmo tentati di dire: sì, è proprio la santa dei fiori e della tenerezza. Proverei ad approfondire il significato di queste parole che mi sembrano invece — come è tipico di Teresa — andare fino in fondo ai nodi della nostra umanità, senza nascondere nulla.
L’amore: tutti ne parlano, mette d’accordo tutti, come è giusto che sia. Però Teresa dice che è solo la fiducia che conduce a quello che lei chiama amore: l’amore che intende Teresa è quella cosa, sempre difficilmente definibile, che lei mette sicuramente al centro della sua spiritualità e che può nascere solo dalla fiducia. Per Teresa il nostro problema, il nodo fondamentale della vita, è la fiducia, è che non ci fidiamo. Non ci fidiamo di Dio, non ci fidiamo di noi stessi, non ci fidiamo degli altri. Lo stesso afferma lo scrittore Clive Staples Lewis (1898-1963) nella sua opera I quattro amori: «Amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili. Qualunque sia la cosa che vi è cara, il vostro cuore prima o poi avrà a soffrire per causa sua, e magari anche a spezzarsi. Se volete avere la certezza che esso rimanga intatto, non donatelo a nessuno, nemmeno a un animale. Proteggetelo avvolgendolo con cura con passatempi e piccoli lussi; evitate ogni tipo di coinvolgimento; chiudetelo col lucchetto nello scrigno, o nella bara, del vostro egoismo. Ma in quello scrigno (al sicuro, nel buio, immobile, sotto vuoto) esso cambierà: non si spezzerà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irredimibile» (8).
Ecco, per Teresa la questione è questa, come sottolinea Francesco: «In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione» (9). La paura fa sì che viviamo con il cuore «messo via», con i nostri talenti «messi via», la nostra capacità di amare «messa via», i nostri desideri «messi via». I desideri saranno un altro tema fondamentale in Teresa, che non smetterà mai di rimettere in gioco nel corso della sua breve, ma intensa esistenza, i suoi «infiniti desideri» (10), così come li chiama, per paura che non vengano realizzati. Perché Teresa ha sperimentato che Dio li ha sempre realizzati e allora rischia e li mette in gioco, fino in fondo, a qualunque costo. E se «dopo aver aspirato alle regioni più alte dell’Amore, se anche non dovessi raggiungerla un giorno, avrò gustato più dolcezza nel mio martirio, nella mia follia, di quanta ne gusterei in seno alle gioie della patria» (11).Per lei vale la pena vivere così, giocando tutto sul desiderio dell’amore, comunque vada, in ogni caso. Questa è la fiducia, secondo Teresa: ed è l’unica possibilità di vivere, di metterci a contatto con la vita permettendole di trasformarci e farci camminare. Se non c’è questo puoi essere anche perfetto, dice Teresa, fare tutte le cose giuste, ma lei lo sa: «ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi» (12). Le cose più belle sono svuotate di senso se manca questo, cioè il coinvolgimento reale, concreto della persona nella storia. In una parola: la fiducia. Perché solo se ti fidi, e nella misura in cui ti fidi, ti apri, vivi e così cammini, vieni alla luce. E qui il riferimento a Giovanni della Croce è evidente: la fiducia permette di vivere tutto traendo da ogni cosa il bene. «Perciò, come a chi è purificato, tutte le cose, sublimi o vili che siano, portano maggior bene e giovano per un’ulteriore purificazione, così chi non è purificato, da questa sua impurità suole ricavare male, sia dalle cose sublimi sia da quelle vili […]. Ne deriva che tale anima, già pura di cuore, in tutte le cose scorgerà gioiose, gustose, pure, spirituali, piacevoli e amorose manifestazioni di Dio» (13). «Infatti, come l’ape trae il miele da tutti i fiori in cui si trova e non se ne serve che per questo, così l’anima, con grande facilità da tutte le cose e situazioni che si succedono in lei, estrae la dolcezza d’amore che contengono» (14). Dio è «in tutte le cose» e unita a Lui in ogni cosa l’anima può trovare possibilità di bene. Così la centralità del tema della fiducia si connette all’idea di «cuore puro» di Giovanni della Croce. La fiducia è la purezza del cuore di chi sa che in ogni cosa troverà Dio ad accoglierlo: «Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque cosa accada e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza» (15). Questa è la roccia su cui Teresa fonda la sua vita, la roccia che le permette di andare avanti a qualunque costo, con «determinada determinación», come ripete come un ritornello nei suoi scritti Teresa d’Avila.
La fiducia non porta, come talvolta si pensa, all’inazione. Al contrario, è il fondamento del coraggio che le permette di portare avanti, a soli vent’anni, una spiritualità assolutamente distante da quella di influsso giansenista, ancora viva nella Francia del suo tempo e penetrata anche in monastero. Ma, soprattutto, del coraggio che le permette di mettere in atto di volta in volta quello che comprendeva, di sperimentare in sé stessa, con piccoli passi concreti, le sue scoperte spirituali. La fiducia la porta così a quell’atto di coraggio estremo che è ogni atto d’amore: «morirò sul campo di battaglia, le armi alla mano» (16), scrive la piccola e dolce Teresa in una delle sue poesie. «Si chiude il cerchio — commenta il Papa —. […] È la fiducia che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. Questo ci lascia un immenso torrente d’amore e di energie disponibili per cercare il bene dei fratelli» (17). La fiducia libera energie, tutte le energie che tanto spesso impegniamo per sorreggere le nostre costruzioni e i nostri progetti, per sorreggere le difese necessarie alla nostra paura. Se vi è già chi si prende cura di noi, quelle energie sono liberate per quello che vorremmo: per poter amare.
Ben ricorda il Papa che «talvolta di questa Santa si citano soltanto espressioni che sono secondarie, o si menzionano temi che lei può avere in comune con qualunque altro santo: la preghiera, il sacrificio, la pietà eucaristica, e tante altre belle testimonianze, ma in questo modo potremmo privarci di ciò che vi è di più specifico nel dono da lei fatto alla Chiesa» (18). Teresa ci ricorda che «di una cosa sola c’è bisogno» (19), ci aiuta a ricentrarci sull’unico vero obiettivo. È la via del «nada» già tracciata da Giovanni della Croce: tante cose sono belle, buone, sante, ma se non raggiungiamo il cuore, il nucleo infuocato da cui poi tutto sgorga, manchiamo il bersaglio, sprechiamo energie. La spiritualità carmelitana porta in sé questa ricerca di quello che Giovanni chiama il «più profondo centro» (20). Quel più profondo centro per cui vale la pena vivere ogni cosa, buona, cattiva o «così così», come spesso è la realtà nella storia e nella vita. Lì dentro scoprire la via, la perla preziosa. Teresa di Lisieux traduce per noi questo cammino in poche parole: la fiducia che conduce all’amore. In ogni situazione questo. «E tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (21).
Note:
1) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance» sulla fiducia nell’amore misericordioso di Dio in occasione del 150° anniversario della nascita di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo (d’ora in poi Esortazione apostolica «C’est la confiance»), 15-10-2023, n. 4.
2) Teresa d’Avila, Vita, 22,10, in Idem, Tutte le opere, n. ed. it. riveduta e corretta, testo spagnolo a fronte, con saggio introduttivo, traduzione e note di Massimo Bettetini, Bompiani, Milano 2018, pp. 3-719 (p. 333).
3) Ibid., 13,16, p. 183.
4) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance», cit., n.49.
5) Teresa d’Avila, Nulla ti turbi, in Idem, Tutte le opere, cit., p. 2031.
6) Giovanni della Croce, Avvertimenti spirituali, in Idem, Tutte le opere, testo spagnolo a fronte, con prefazione, saggio introduttivo, traduzione e note di Pier Luigi Boracco, Bompiani, Milano 2010, pp. 105-157 (p. 123).
7) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance», cit., n. 52.
8) Clive Staples Lewis, I quattro amori, trad. it., Jaca Book, Milano 2018, p. 111.
9) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance», cit., n. 52.
10) Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Preghiere 6, Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore misericordioso del Buon Dio,in Idem, Opere complete, Libreria Editrice Vaticana-Edizioni OCD, Roma 1997, p. 941.
11) Idem, Manoscritto B, 4v, ibid., p. 226.
12) Idem, Preghiere 6, Offerta di me stessa come Vittima d’Olocausto all’Amore misericordioso del Buon Dio, cit.
13) Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, 3,26,6, in Idem, Tutte le opere, cit., pp. 1107-1917 (p. 1795).
14) Idem, Cantico spirituale,27,8, ibid., pp. 303-819 (p. 669).
15) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance», cit., n. 24.
16) Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, Poesie 48, Le mie armi, in Idem, Opere complete, cit., p. 714.
17) Francesco, Esortazione apostolica «C’est la confiance», cit., n. 45.
18) Ibid., n. 51.
19) Lc 10,42.
20) Giovanni della Croce, Fiamma d’amor viva, in Idem, Tutte le opere, cit., p. 223, strofa 1.
21) Mt 6,33.