Di Francesca Galici da Il Giornale del 29/08/2024
Esistono rotte di migranti in Europa, nel Mediterraneo ma non solo, che non vengono adeguatamente poste all’attenzione dell’opinione pubblica ma non vengono considerate nemmeno dalle Ong, i «buoni samaritani» di definizione papale. Se quella più nota è quella del Mediterraneo centrale, a cui fa seguito quella balcanica, molto meno si sa delle rotte del Mediterraneo occidentale e di quelle dell’Atlantico settentrionale, che portano tutte in Spagna. Nel quadrante di mare che bagna la Spagna a nord e il Marocco e l’Algeria a sud, dall’inizio dell’anno al mese di maggio sono morte 246 persone che tentavano di raggiungere l’Europa. Un numero relativamente basso rispetto agli oltre 1000 migranti morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. Ma ancora più a ovest, lungo la rotta che collega le isole Canarie con i Paesi dell’Africa occidentali quali Mauritania, Senegal, Gambia e Guinea-Bissau, nello stesso periodo di tempo a perdere la vita sono state 4.808 persone. Questi numeri sono presenti nell’ultimo report dell’organizzazione «Caminando Fronteras», redatto in collaborazione anche con il ministero dei Diritti sociali del governo spagnolo.
«Caminando Fronteras» è un’organizzazione che monitora i confini occidentali euro-africani e nel suo rapporto spiega che, come prevedibile, la stima delle vittime è per difetto. Il mese con più vittime è stato quello di aprile 2024, quando nell’oceano Atlantico sono morti almeno 1104 migranti, più di quanti ne siano morti dall’inizio dell’anno nel Mediterraneo centrale. Numeri alla mano, tutto questo dovrebbe creare sdegno e indignazione e richiamare in quel tratto di mare quante più navi Ong disponibili a supporto della Guardia Civil e dell’Armada Española, evidentemente sopraffatte dell’enorme numero di barchini, che da queste parti sono per lo più grandi o piccole piroghe.
Da gennaio a maggio, considerando i confini mediterranei e quelli atlantici, sono morte in totale 5.404 persone che tentavano di raggiungere la Spagna, nell’indifferenza della maggior parte delle Ong, impegnate quotidianamente ad accusare l’Italia per le sue politiche anti-immigrazione. Eppure, il nostro è uno dei pochi Paesi, in Italia e in Europa, a non avere tra le opzioni contro l’immigrazione clandestina quella del respingimento. La stessa Spagna ha un sistema di respingimenti particolarmente intensi a Ceuta e Melilla, le due enclavi della Corona spagnola in Marocco. Non ci sono dati ufficiali sui respingimenti attuati dalle forze armate spagnole ai confini di queste due città autonome ma esistono e sono documentati.
Così come sono documentati i respingimenti effettuati dalla Grecia, sia sui confini terrestri che su quelli marittimi lungo la rotta balcanica e del Mediterraneo orientale. Numerosi sono anche i respingimenti effettuati dalla Francia a Ventimiglia, con il picco per il 2024 che si è registrato ad aprile, quando sono stati contati fino a 70 migranti respinti in Italia.
Nel 2023 sono state oltre 33mila le persone che la Francia ha rimandato indietro e la Germania è pronta a fare lo stesso, come dichiarato da un portavoce del ministero dell’Interno tedesco, secondo il quale il governo è in contatto «a vari livelli» con i partner europei per la ripresa della «procedura di Dublino» con l’Italia nell’ambito delle misure da assumere dopo l’attentato terroristico di Solingen. Negli Stati Uniti «dem» di Joe Biden, invece, si raggiungono picchi di 10mila respingimenti quotidiani al confine con il Messico.