Le Missionarie della Carità sono spesso controrivoluzionarie implicite. Chi scrive ha potuto constatarlo di persona in un momento molto delicato della vita di un amico, convertito dalla testimonianza, semplice ed amorevole al tempo stesso, delle suore fondate dalla santa di cui oggi ricorre la memoria liturgica
di Aurelio Carloni
Oggi la Chiesa festeggia santa Teresa di Calcutta, figura centrale della spiritualità del Novecento, che è anche il secolo dei totalitarismi omicidi, il social-comunismo e il nazionalsocialismo, fondati sulla menzogna ideologica e sull’odio contro Dio.
Per chi come noi, militanti di Alleanza Cattolica, donne e uomini, giovani e meno giovani, si propone di combattere la buona battaglia per una «società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio», la santa albanese si propone come modello luminoso di contemplativa in azione, coraggiosa e determinata. Come dimenticare, per fare un solo esempio, il suo discorso in occasione del conferimento del premio Nobel per la Pace, il 17 ottobre 1979, quando proclamò, senza alcun timore né condiscendenza al politicamente corretto, «Il più grande distruttore della pace è l’aborto (…). La vita dei bambini e degli adulti è sempre la stessa vita. Ogni esistenza è la vita di Dio in noi».
Non a caso nel testo base della nostra formazione – Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Corrêa de Oliveira – l’autore chiarisce come qualunque cattolico che faccia apostolato, ossia diffonda la propria gioia per l’incontro con Cristo, che offre salvezza e speranza, sia in qualche misura un contro-rivoluzionario. «Lo può essere implicitamente e quasi inconsapevolmente. È il caso di una suora della Carità in ospedale. La sua azione diretta mira alla cura dei corpi e, soprattutto, al bene delle anime. Ella può esercitare questa azione senza parlare di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Può perfino vivere in condizioni tanto particolari da ignorare il fenomeno “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”. Però, nella misura in cui fa realmente del bene alle anime, in esse l’influenza della Rivoluzione sarà costretta a retrocedere, il che significa fare implicitamente Contro- Rivoluzione».
Proprio le Missionarie della Carità – congregazione fondata in India dalla santa e diffusa oggi in tutto il mondo –, vestite con il loro sari indiano bianco e azzurro, incarnano questo ruolo di controrivoluzionarie implicite con semplicità spirituale e concretezza. Chi le abbia viste all’opera può testimoniarlo. Personalmente non dimenticherò la loro attenzione a un caro amico del liceo che, in una fase delicata della sua vita, a causa di una lunga e dolorosa malattia che gli impediva di lavorare, fu ospite di una loro struttura in una grande città del Sud. Con mio fratello andammo a trovarlo. Fummo accolti con un saluto aperto, cordiale e per nulla affettato dai volontari che ci invitarono a partecipare alla Santa Messa che stava per iniziare. La madre superiora, alla fine, si fermò a parlare con noi, chiedendoci di dove eravamo e come conoscessimo il loro ospite. Ci guardò senza sospetto, ma con occhi chiari e profondi, che “volevano” capire chi fossimo davvero e come l’incontro dovesse essere organizzato da lì a poco, considerate le condizioni del nostro amico, ormai di fatto senza speranza. L’incontro, monitorato con discrezione dalla superiora, fu commovente e denso di bellezza interiore. Lui, agnostico e apparentemente lontano dalla fede, fu straordinariamente sereno e lucido, lasciandomi gioiosamente stupito quando, steso a letto dopo i dovuti passaggi del rito proprio, prese la Comunione. Quello che colpiva nell’ambiente del ricovero per bisognosi delle Missionarie della Carità era l’essenzialità del tutto. Ogni ambiente aveva quello che era strettamente necessario, nulla di superfluo. Una essenzialità che nulla aveva a che vedere con la freddezza degli ambienti arredati dagli interior designer di oggi, che giocano con le scelte del “minimal” di lusso, dove tutto, pur bello, è gelido. Là, invece, tra quelle povere cose pulite non mancavano, oltre a statuine della Madonna, immagini sacre e crocifissi, elementi pensati per riscaldare il cuore sofferente degli ospiti, come i semplici vasetti con piante e fiori curati con la stessa attenzione usata per le persone.
Le suore le incontrammo di nuovo in chiesa al suo funerale, qualche mese dopo. Il loro sguardo dolce e sereno era illuminato dalla chiara certezza sulla sua salvezza eterna.
Giovedì, 5 settembre 2024