Aborto domestico, la presenza millenaria dei cristiani in Armenia, vittime di Stalin da dimenticare
di Luca Bucca
– Negli ultimi giorni varie realtà associative pro vita hanno posto l’attenzione sulla determinazione dirigenziale del 9 ottobre scorso con la quale la Regione Emilia-Romagna ha reso definitiva la possibilità di assunzione del farmaco abortivo RU486 a domicilio, quindi senza necessità di ricovero in ospedale, pratica già consentita in via sperimentale dal 2020. Praticamente, in barba a qualsiasi intervento preventivo di vicinanza e sostegno alla donna e alla maternità, si è ormai giunti al delivery dell’aborto.
– Mentre in Nagorno-Karabakh, stando ai dati risalenti all’estate scorsa, gli azeri avrebbero già distrutto almeno novanta chiese armene, oltre che diverse centinaia di altri simboli cristiani presenti sul territorio, una spedizione di archeologi ha riportato alla luce nella città armena di Artaxata una chiesa paleocristiana risalente al IV secolo. Si tratta della più antica chiesa finora ritrovata in quei luoghi e attesta la presenza cristiana già 1600 anni fa. Un ritrovamento certamente importante dal punto di vista storico, ma soprattutto dall’alto valore simbolico.
– Il Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media ha oscurato il sito russo dedicato all’iniziativa Restituzione dei nomi, che dal 2007 viene celebrata ogni 29 ottobre dall’associazione internazionale Memorial (soppressa in Russia a dicembre 2021) in vari Stati, tra i quali anche l’Italia, per ricordare le vittime della persecuzione staliniana. Evidentemente l’anticomunismo non è gradito dalle parti di Mosca.
Mercoledì, 30 ottobre 2024